Nucleare, torna lo spettro del deposito
- Postato il 26 giugno 2025
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Il Quotidiano del Sud
Nucleare, torna lo spettro del deposito
DEPOSITO Nazionale di scorie di attività nucleare: sulla base delle stime più recenti l’Autorizzazione Unica potrebbe arrivare nel 2029 e la messa in esercizio nel 2039. In più, se i territori non si faranno avanti sulla scelta dell’ubicazione, sarà il Governo a decidere: lo ha detto ieri il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, in audizione davanti alle Commissioni riunite Attività produttive e Ambiente della Camera, dove ha parlato dello smaltimento delle scorie nucleari e dell’individuazione delle aree idonee allo sviluppo di impianti per la produzione di energie rinnovabili.
«Nel caso in cui si riscontri l’assenza di manifestazioni spontanee o la mancata definizione dell’intesa, saranno attivati dei Comitati interistituzionali misti Stato-Regioni – ha spiegato il ministro – come forma ulteriore di sollecitazione alla leale collaborazione, e sarà ricercata l’intesa della Conferenza Unificata. Ove non si riesca a costituire il suddetto Comitato o in caso di mancato raggiungimento delle intese sui singoli siti, la decisione sarà assunta con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei ministri», ha detto Pichetto Fratin.
Un tema comunque «non più rinviabile» il cui quadro normativo sarà aggiornato alla legge delega sul nucleare attesa a breve in Parlamento dopo il parere della Conferenza unificata. Pichetto ha spiegato di essere in attesa della Valutazione ambientale strategica per approvare la Carta nazionale delle aree idonee al deposito nucleare, aggiornata rispetto alla proposta di dicembre 2023, che indicava 51 possibili siti, in particolare nel Lazio (21), in Basilicata (10 più due al confine con la Puglia) e in Sardegna (otto). Secondo le stime fornite dal ministro in audizione la Basilicata è quarta in Italia per rifiuti radioattivi detenuti. Il Lazio infatti «è la regione che detiene il volume maggiore di rifiuti radioattivi, pari a 10.549 m cubi, ovvero il 32,30% del totale», ha precisato poi il ministro. Seguono Lombardia (6.435 m cubi, 19,70%), Piemonte (5.971 m cubi, 18,28%), Basilicata (4.280 m cubi, 13,10%), Campania (2.595 m cubi, 7,95%), Emilia-Romagna (1.246 m cubi, 3,82%) Toscana (1.041 m cubi, 3,19%) e Puglia (546 m cubi, 1,67%); mentre «in termini di quantitativo totale di radioattività» quindi rifiuti radioattivi, sorgenti dismesse e combustibile irraggiato, «il Piemonte figura al primo posto, con il 79,30% del totale».
Complessivamente costituiscono un totale di oltre 32 mila metri cubi a fine 2023, l’equivalente di più di dieci piscine olimpioniche. Il 99% del combustibile nucleare irraggiato delle centrali nazionali dismesse è stato inviato in Francia e in Gran Bretagna per essere riprocessato ed è previsto che dopo torni in Italia. Pichetto ha riferito di stare rinegoziando gli accordi con la Francia per regolare l’eventualità che i rifiuti trattati vengano usati come combustibile negli impianti nucleari di quarta generazione. Altri confronti sarebbero informalmente in corso a livello europeo per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi a media e alta attività e il combustibile irraggiato in un deposito geologico «internazionale» nucleare come soluzione privilegiata o, in alternativa, sul «territorio nazionale», ha detto Pichetto, che ha prospettato l’avvio di studi ed esami preliminari dal 2050.
Secondo quanto riportato dal titolare del dicastero dell’Ambiente, infine, «questi temi animano i territori, le comunità locali che avvertono un senso di minaccia derivante dalle scorie nucleari o dall’installazione, avvertita come selvaggia, di impianti a fonti rinnovabili. Credo che il nostro compito sia quello di avere, per poi divulgare, un quadro chiaro dello status quo e anche di dove si voglia andare. Anche perché i territori hanno bisogno di voci autorevoli che plachino, o quanto meno, riportino nei giusti binari le legittime preoccupazioni derivanti da un effetto Nimby particolarmente evidente su queste tematiche».
Il Quotidiano del Sud.
Nucleare, torna lo spettro del deposito