Nuova diga, al via il bando per la fase B: lavori per 444 milioni, fine prevista nel 2029
- Postato il 11 luglio 2025
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- Di Genova24
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Genova. E stato pubblicato in questi giorni il bando di gara per i lavori della seconda fase funzionale (Fase B) della Nuova Diga Foranea del Porto di Genova, attualmente in costruzione davanti al porto di Sampierdarena. Questo intervento prevede un costo di 444 milioni di euro, per un cantiere i cui tempi utili per ultimare tutti i lavori compresi nell’appalto sono stati fissati – al momento – in 1180 giorni a partire dall’aggiudicazione, vale a dire quasi 40 mesi. Tradotto, compresi i tempi tecnici per le procedure di gara, questo lotto vedrà il suo completamento non prima del 2029.
La fase B, a seguito della variante introdotto al progetto complessivo, potrà quindi partire subito, essendo i suoi lavori stati accorpati in variante con quelli della fase A oggi in corso. Una scelta che permetterà “una riduzione dei tempi e dei costi complessivi di esecuzione dell’intera infrastruttura marittima”, come ricorda Autorità di Sistema portuale.
Di fatto, la seconda fase andrà a completare l’opera che oggi sta creando un nuovo canale di ingresso al porto di Sampierdarena da Levante, finalizzato a separare i diversi flussi navali (container e passeggeri) e a garantire un’area di manovra per le navi maggiore, requisito necessario per ospitare le mega portacontainer.
La polemica sulla funzione strategica dell’opera
In questi giorni, il dibattito sulla diga di Genova si è arricchito di un nuovo tema, vale a dire quello del “dual use”, cioè la possibilità di inserire la grande opere nella lista delle infrastrutture strategiche a doppia valenza, sia civile che militare.
Ad avanzare quella che sembra ben più di un’ipotesi era stato negli scorsi giorni il subcommissario Carlo De Simone, osservando che la nuova configurazione del canale portuale potrebbe consentire anche lo sbarco di portaerei leggere, navi Nato, strumenti e truppe. Una soluzione che consentirebbe all’Italia di inserire l’opera più costosa del pacchetto Pnrr (1,3 miliardi di euro) all’interno degli investimenti previsti per il raggiungimento del 5% del pil per la difesa, come stabilito nell’ultimo vertice Nato, sottoscritto dal governo Meloni.
Una notizia che ha scatenato la polemica politica sul tema. Se per il presidente di Regione Liguria e commissario straordinario Marco Bucci la cosa non porterebbe “nessun problema”, visto che “il progetto non cambia, è quello che è e va avanti“, le opposizioni hanno lanciato un allarme: ” “Genova rischia di diventare un obiettivo sensibile dal punto di vista militare”, hanno paventato i pentastellati Roberto Traversi e Luca Pirondini annunciando un’interrogazione parlamentare sul tema e parlando di “disegno surreale” del Governo in preda alla “febbre da riarmo di Meloni e alleati”. Sulla stessa linea pure il Partito Democratico. “La diga di Genova deve restare solo funzionale al suo porto e non sito di interesse Nato o militare in genere. Su questo il Governo deve subito fare chiarezza”, ha scandito Luca Pastorino, mentre Valentina Ghio ha rincarato: “Sarebbe una scelta inaccettabile e folle, un’ipotesi sbagliata, che, se confermata, rischia di mettere in difficoltà un territorio identificandolo come obiettivo militare”.
I lavori della diga
Un anno e un mese dopo il posizionamento del primo dei cassoni della nuova diga foranea del porto di Genova, nei gli ultimi giorni si è raggiunta finalmente la doppia cifra: a fine giugno è stato infatti affondato il decimo cassone della diga realizzata dal consorzio PerGenova Breakwater (Webuild) per conto dell’autorità portuale di Genova e Savona.
A breve – ed è questa la novità che potrebbe davvero velocizzare i lavori, finora proseguiti a rilento – inizieranno le attività di prefabbricazione dei cassoni di dimensione ancora più grandi, lunghi fino a 67 metri, con una larghezza fino a 35 metri e un’altezza variabile fino a 33 metri, che saranno realizzati all’interno del bacino di prefabbricazione Tronds Barge 33 a Vado Ligure.