Nuova diga, scontro in consiglio regionale. Giordano (M5s): “Le mie domande indigeste a Bucci”

  • Postato il 16 settembre 2025
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cassone diga

Genova. “Le mie domande sono risultate indigeste alla maggioranza. La reazione scomposta della giunta e del commissario straordinario dimostra due cose: o ci sono elementi che preferiscono occultare, o non sanno cosa rispondere e procedono senza una linea chiara. Entrambe le ipotesi sono inaccettabili: chi governa deve sempre saper rispondere nel merito”. Così il consigliere regionale Stefano Giordano del M5s dopo la mancata risposta in consiglio regionale alla sua interrogazione sugli extra costi della nuova diga del porto di Genova.

Giordano è stato accusato di aver posto domande diverse da quelle scritte nell’interrogazione depositata, dove chiedeva “se l’esecutivo ritenga accettabile che gli extra costi, derivanti da ritardi o errori tecnici, ricadano sulla collettività invece che sugli appaltatori; quale sia oggi il cronoprogramma condiviso con l’Autorità portuale e se il termine lavori 2027/28 sia realistico; quali iniziative intenda assumere la Regione per tutelare le maestranze ed evitare riduzioni di personale nei cantieri; se non sia opportuno rafforzare i meccanismi di trasparenza e controllo (pubblicazione dei Sal, pareri del Collegio consultivo tecnico e dati su extra costi) considerata la concentrazione di ruoli istituzionali nella governance dell’opera”.

Dopo uno scontro verbale tra il consigliere pentastellato, gli assessori e il presidente Marco Bucci, che lo ha accusato di dire “falsità”, il presidente del Consiglio Stefano Balleari ha deciso di non dare la parola alla giunta ritenendo che non ci fossero le condizioni per una risposta.

Giordano: “Intollerabile che richieste di chiarezza siano bollate come falsità”

Non è tollerabile che richieste legittime di chiarezza vengano bollate come falsità – la replica di Giordano in un comunicato stampa -. A Bucci e agli assessori competenti rinnovo le mie domande e mi aspetto risposte puntuali nel più breve tempo possibile: i cittadini hanno diritto di sapere come vengono spese le loro risorse”.

Giordano ha ricordato le notizie di stampa secondo cui serviranno 160 milioni di euro in più per la Fase A e almeno 140 milioni per la Fase B. Secondo quanto comunicato, l’accordo con il consorzio costruttore stabilisce che l’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale reperisca le risorse necessarie entro il 31 dicembre 2025, pena un possibile rinvio dei tempi di realizzazione.

Già nei mesi scorsi erano emerse criticità sulla trasparenza e sul reale costo dell’opera: i nuovi oneri confermano tali preoccupazioni. La nuova diga è un’infrastruttura di primaria importanza per la Liguria, essenziale per lo sviluppo del porto e dell’economia regionale, ma anche per la sostenibilità finanziaria e ambientale. Regione deve vigilare su tempi, costi e ricadute sul territorio”, conclude Giordano.

Dual use per la nuova diga, Giampedrone: “Non influisce sulle procedure”

Dalla consigliera Selena Candia, capogruppo di Avs, sono arrivate invece richieste di chiarimenti sul possibile dual use della nuova diga come infrastruttura militare e sugli eventuali cambiamenti delle procedure di approvazione in caso di passaggio dal ministero dei Trasporti a quello della Difesa. “La diga di Genova ha completato tutte le procedure di valutazione ambientale previste dal Mase e la valutazione dual use non può influire in alcun modo sulle procedure in corso”, ha risposto l’assessore Giacomo Giampedrone.

Anche oggi la giunta regionale è scappata davanti alla richiesta di chiarimenti sulla diga foranea, che sarà inserita tra le infrastrutture dual use, funzionali allo sbarco di portaerei leggere, navi Nato e truppe. È un affronto inaccettabile allo spirito pacifista di Genova e dei genovesi, che ripudiano la guerra e hanno dimostrato, in più occasioni, la loro avversione per le imprese belliche. Oggi la Regione non ha risposto alla nostra richiesta di chiarimenti”, accusa Candia.

I pochi cassoni posati stanno già sprofondando. Riteniamo questo progetto disastroso e abbiamo presentato proposte alternative, più sostenibili e meno costose, che purtroppo sono state respinte. Per colpa di questa decisione, lo Stato dovrà sborsare altri 300 milioni di euro. Il progetto del professor Piero Silva proponeva invece una diga su fondale più basso e la stessa possibilità di manovra alle navi, era più economico e veloce da costruire, con un impatto ambientale inferiore dell’80%. Era un’infrastruttura concepita con attenzione al fragile ecosistema costiero e che metteva la città al riparo dai danni legati a un possibile crollo, a differenza di quello che si sta costruendo”, sottolinea Candia.

“Il porto di Genova deve essere al servizio della città e del lavoro, non della guerra. Militarizzare questa opera significa esporre Genova a logiche di conflitto. Sono decisioni calate dall’alto, senza trasparenza, senza coinvolgimento della città e delle sue istituzioni, con danni incalcolabili. La stessa ricetta per ogni progetto firmato Bucci. Rifiutiamo con forza questo modo di imporre infrastrutture sulla città. Vogliamo che Genova sia un baluardo di pace e un modello di sostenibilità”, conclude la capogruppo regionale di Avs.

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Genova24

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