Occupano una casa abbandonata per ospitare migranti esposti al freddo, il giudice assolve tutti
- Postato il 12 settembre 2025
- Cronaca
- Di Blitz
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È reato occupare un edificio pubblico dismesso se l’obiettivo è salvare vite umane? Per il Tribunale di Torino sì, ma il reato viene annullato quando entra in gioco lo stato di necessità. Questa è la linea confermata oggi dalla giudice Giulia Casalegno, che ha assolto 13 attivisti italiani, francesi, inglesi e nord europei. Difesi dagli avvocati Gianluca Vitale, Laura Martinelli ed Elisabetta Montanari, gli imputati avevano rioccupato la casa cantoniera di Oulx dopo un primo sgombero, continuando ad assistere i migranti in arrivo dalla rotta balcanica. Il giudice ha interrotto il processo prima ancora di aprire l’istruttoria, riconoscendo che l’intervento degli attivisti era mirato a tutelare persone in grave pericolo.
Chez JésOulx, un rifugio nato dall’urgenza
La casa cantoniera, abbandonata da anni, fu occupata nel dicembre 2018 e ribattezzata “Chez JésOulx”. Da quel momento divenne un presidio di solidarietà, offrendo cibo, vestiti e cure mediche a centinaia di migranti che tentavano di oltrepassare le Alpi a piedi. Gli sgomberi non hanno fermato l’iniziativa: l’ultimo, risalente al 23 marzo 2021, ha portato all’apertura di due procedimenti giudiziari.
Nel primo, che vedeva coinvolti 19 tra anarchici, antagonisti e militanti No Tav, la Corte d’Appello aveva già assolto tutti gli imputati, applicando l’articolo 54 del Codice penale, secondo cui non è punibile chi commette un reato “costretto dalla necessità di salvare sé o altri dal pericolo di un danno grave alla persona”. L’attività degli attivisti si è inserita in un contesto drammatico: solo a Bardonecchia erano disponibili due letti, mentre il rifugio Massi ne offriva venti, esclusivamente per la notte.
Una scelta riconosciuta dai giudici
La parte civile era rappresentata dall’Anas, formalmente responsabile della gestione della casa cantoniera lungo la Statale 24. Tuttavia, i giudici hanno dato pieno riconoscimento allo scopo umanitario dell’occupazione. Le indagini hanno dimostrato che le strutture ufficiali non riuscivano a gestire gli arrivi, che raggiungevano centinaia di persone al giorno.
Ancora più grave, era stato accertato che prima dell’apertura di “Chez JésOulx” almeno 15 migranti avevano perso la vita in alta valle a causa di fame, freddo o cadute nei dirupi. Le telecamere installate dalla Digos hanno documentato il flusso quotidiano di richiedenti asilo e l’impegno degli attivisti.
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