Olimpiadi 2026, il conto di Fondazione Milano-Cortina schizza oltre 2 miliardi: l’ente “privato” che vive di soldi pubblici

  • Postato il 8 luglio 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Euro dopo euro, Fondazione Milano Cortina 2026, organizzatrice dei Giochi olimpici invernali, ha battuto un record. A otto mesi dall’accensione del braciere nello stadio di San Siro, ha sfondato i due miliardi di euro di spesa prevista. Circa mezzo miliardo più di quanto indicato nel Dossier di candidatura del 2018, 400 milioni più di quanto riferito in Parlamento da membri del governo durante il 2024, 300 milioni in più rispetto al “Budget Lifetime” approvato il 10 aprile dal consiglio di amministrazione. A svelare il balzo formidabile compiuto è il dossier di 87 pagine pubblicato dalla Camera dei Deputati che contiene “Le disposizioni urgenti per l’organizzazione e lo svolgimento di grandi eventi sportivi”.

Si tratta della relazione tecnica che illustra il decreto del governo numero 96 approvato il 21 giugno 2025 che contiene un regalo da quasi 400 milioni di euro a Fondazione, grazie al meccanismo di creare un commissario per le Paralimpiadi, manifestazione che per il Cio è in realtà legata indissolubilmente alle Olimpiadi, anche da un punto di vista contabile. Da quelle pagine emerge la conferma dei sospetti: l’elargizione pubblica, a favore di un ente che è in guerra con la Procura della Repubblica di Milano proprio per la sua natura asseritamente privatistica, fa impennare il conto delle Olimpiadi a livelli inattesi.

Il Fatto Quotidiano aveva dato notizia dell’ingente esborso deciso dal governo per far fronte ai debiti. Finora non era però chiaro di quanto fosse lievitata la spesa. La relazione tecnica lo spiega dettagliatamente, nel tentativo di giustificare perché le Paralimpiadi assorbano all’improvviso una mole così elevata di soldi pubblici non previsti. “La quota di costi direttamente riconducibili ai Giochi Paralimpici è di 248 milioni di euro, rispetto a un valore del progetto complessivo pari a circa 2 miliardi di euro”. Ecco la prova dei due miliardi complessivi per la macchina organizzativa, dissimulati tra la nomina del commissario e vari passaggi di contabilità.

La relazione spiega che il 65 per cento dei 248 milioni è composto da 66,2 milioni per infrastrutture temporanee, 39,3 milioni per servizi (vitto, alloggio, pulizia, antidoping…) e affitti, 30,5 milioni per servizi di trasporto e 24,4 milioni per la produzione televisiva delle Paralimpiadi. Il residuo è composto da spese miste con le Olimpiadi o più semplicemente per le strutture che non coinvolgono le Paralimpiadi. In ogni caso il governo ha assegnato al commissario 248 milioni di euro per “la tempestiva realizzazione degli interventi” e altri 79 milioni per “le esigenze di carattere logistico necessarie allo svolgimento delle competizioni sportive”. In totale 328 milioni. Come non bastasse, 30 milioni vengono destinati al ministero degli Interni e altri 13 a quello della Difesa per potenziare le misure di sicurezza attorno alle sedi olimpiche. Il regalo di Stato sale così a 371 milioni di euro.

Ci sono almeno tre motivi di scandalo in questa vicenda. Innanzitutto la dotazione del Commissario straordinario nominato è indicata per il solo 2025. Il 2026 potrebbe riservare nuovi esborsi. In secondo luogo, come dimostra il bilancio 2024, con una nuova perdita di esercizio pari a 30 milioni di euro, Fondazione può dire addio al pareggio in proprio, assicurato solo dai finanziamenti governativi. Il 10 aprile il cda aveva approvato un ‘budget lifetime’ di 1,7 miliardi di euro, confermando che “il pareggio di bilancio, da cui dipende l’erogazione dei livelli di servizio, si conferma l’obiettivo primario”. Nel 2024, rispondendo a un’interrogazione alla Camera dei Deputati, il ministro dello sport Andrea Abodi aveva definito “un imperativo categorico” rispettare il bilanciamento tra costi e ricavi. E aveva assicurato: “I ricavi sono determinati da entrate esclusivamente private, la Fondazione non riceve contributi pubblici”.

Il voltafaccia del governo avrà un effetto sull’inchiesta penale avviata dalla Procura di Milano, con sette indagati tra cui l’ex amministratore delegato di Fondazione Vincenzo Novari e alcuni dirigenti di Deloitte, fornitrice di servizi informatici? Lo sapremo il 17 luglio, quando in Tribunale si terrà l’udienza fissata dal gup Patrizia Nobile. Deve esaminare la richiesta di “archiviazione suicida”, o in alternativa di invio degli atti alla Corte Costituzionale, formulata dalla Procura. Il governo Meloni nel giugno 2024 aveva approvato un decreto che ribadiva la natura privatistica di Fondazione. Poche settimane prima il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, con i pm Francesco Cajani e Alessandro Gobbis, aveva fatto perquisire la sede dell’ente, mirata a verificare l’ipotesi perlomeno di turbativa d’asta in relazione a due appalti informatici. I magistrati ritengono che l’intervento del governo abbia costituito uno sgambetto per fermare l’inchiesta, e quindi chiedono che la Consulta ne giudichi l’illegittimità. In caso contrario, se Fondazione non fosse ritenuta un ente pubblico, le accuse sarebbero destinate a cadere.

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Il Fatto Quotidiano

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