Olio bollente sul viso di Vasile Frumuzache, aggredito in carcere dal parente di una delle sue vittime
- Postato il 6 giugno 2025
- Cronaca Nera
- Di Il Fatto Quotidiano
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Olio bollente sul volto: è in questo modo che Vasile Frumuzache è stato aggredito in carcere da un altro detenuto. Accusato degli omicidi di due escort a Prato e Montecatini, ad aggredire l’uomo è stato un parente di Ana Maria Andrei, la prima donna scomparsa e uccisa nel 2024. L’uomo, guardia giurata rumena di 32 anni, aveva confessato il delitto ieri, durante l’interrogatorio con gli inquirenti. Si è trattata della la seconda confessione in 24 ore, dopo l’ammissione dell’omicidio di Maria Denisa Paun.
L’aggressione a Frumuzache è avvenuta con olio bollente lanciato sul volto nella casa circondariale della Dogaia a Prato. Sul posto è intervenuto il 118 e la Procura di Prato ha aperto un procedimento penale sull’accaduto. Il killer è stato ricoverato al pronto soccorso dell’ospedale di Prato in codice giallo, con ustioni di primo e secondo grado. Il procuratore Luca Tescaroli, che coordina le indagini, dice che l’autore dell’aggressione “ha potuto agire indisturbato senza alcun controllo”. “Il fatto è di particolare gravità, perché ogni persona, anche se in ipotesi di gravi crimini, ha il preciso diritto di essere tutelata, trattata con umanità e rispettata come essere umano”, ha aggiunto il magistrato.
Intanto proseguono le indagini. Avendo già confessato l’omicidio di due escort romene, l’ipotesi al vaglio della Procura di Prato è che il 32enne possa essere un serial killer di prostitute. Per questo gli inquirenti hanno deciso di estendere gli accertamenti alle città dove Frumuzache ha vissuto in passato, compresa la Sicilia, dove aveva abitato da ragazzo con la madre, arrivato a 14 anni in Italia. Nel 2022 ha lasciato Trapani per trasferirsi in Toscana con la moglie Luizsa, anche lei romena. La coppia ha due figli piccoli, oggi di 4 e 5 anni. Le verifiche sono appena iniziate, ma una cosa è chiara: gli inquirenti, al momento, non sono in grado di escludere la presenza di altre vittime. La Procura pratese ha ordinato ai carabinieri verifiche sulle donne scomparse negli ultimi anni.
Frumuzache è attualmente in carcere con l’accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere per l’uccisione di Maria Denisa Paun – 30 anni, decapitata dopo un incontro sessuale a pagamento nella notte tra il 15 e il 16 maggio a Prato – e Ana Maria Andrei – anche lei escort romena, 28 anni, scomparsa da Montecatini Terme (Pistoia) il 1º agosto 2024 e ritrovata ieri nel medesimo campo dove era stato occultato il cadavere della prima vittima. Il luogo è stato indicato dallo stesso killer nella sua seconda confessione.
L’uomo ha raccontato agli inquirenti di aver ucciso Denisa per timore che potesse rivelare la loro relazione extraconiugale alla moglie, minacciandolo di ricatto economico. Dopo averla strangolata, ha decapitato il corpo e l’ha nascosto in un trolley. Più tardi, ha bruciato la testa nel giardino di casa. Fino a poche settimane fa, nessuno avrebbe sospettato nulla. Frumuzache conduceva una vita apparentemente normale: lavorava come guardia giurata, era sposato, padre di due bambini piccoli, integrato nella comunità romena della Valdinievole. Sui social, pubblicava foto sorridenti con la moglie e i figli, ritratto di una vita semplice e affettuosa.
Dopo la seconda confessione, la Procura ha disposto ulteriori accertamenti. Gli investigatori stanno esaminando denunce di scomparsa, casi irrisolti e sparizioni sospette avvenute negli ultimi dieci anni nei territori dove Frumuzache ha vissuto: dalla provincia di Trapani alla Toscana. “C’è un modus operandi che si ripete – spiegano fonti vicine all’inchiesta – vittime donne, connazionali, escort, uccise e occultate con freddezza”. Gli investigatori stanno analizzando la personalità dell’uomo, le sue abitudini, la possibile presenza di precedenti mai denunciati. Sul piano giudiziario, sarà centrale la perizia psichiatrica che probabilmente sarà richiesta. Ma intanto, il cerchio si allarga. “Ogni dettaglio va verificato. Le sue parole, le tracce, i luoghi. Non si può escludere che ci siano altri casi”, sottolineano gli inquirenti.
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