Omicidio Nada Cella, il milite intervenuto: “Al nostro arrivo non c’era sangue in ingresso e in corridoio”
- Postato il 18 settembre 2025
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- Di Genova24
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Genova. Nella prima udienza dedicata ai testi della difesa la testimonianza del milite che ha soccorso Nada Cella rischia di incrinare la tesi dell’accusa. “Quando siamo arrivati a soccorrere Nada Cella non ricordo sangue sulle scale e neppure nell’ingresso o in corridoio – ha detto il milite – C’era invece moltissimo sangue nella stanza di Nada e intorno al corpo che giaceva supino. Ne aveva perso moltissimo e ne perse altro mentre la trasportammo in barella per uscire dall’edificio e metterla in ambulanza”.
Il milite: “Nada Cella perdeva moltissimo sangue, ma in ingresso e in corridoio era pulito”
La testimonianza di Andrea Grillo, che nel maggio del 1996 era un milite della Croce verde chiavarese, segna oggi un punto importante per la difesa di Annalucia Cecere, imputata per l’omicidio di Nada Cella.
Andrea Grillo è il primo testimone chiamato dagli avvocati Giovanni Roffo e Gabriella Martini e i suoi ricordi di quella mattina del 6 maggio 1996 sembrano stridere fortemente con la ricostruzione dell’accusa, che ipotizza che l’aggressione da parte di Cecere sia cominciata nell’ingresso e proseguita poi nella stanza della segretaria. Secondo la pm Nada ricevette i primi colpi proprio nell’ingresso e perse del sangue, poi ferita avrebbe provato a rifugiarsi nella sua stanza per chiamare il 113 ma lì era stata ripetutamente colpita con un altro oggetto mai ritrovato.
“Avevano ricevuto una chiamata per un trauma in ufficio – ha raccontato oggi il milite davanti alla Corte d’assise – Siamo entrati nello studio dove c’era Soracco che ci ha accompagnato nella stanza dove c’era ragazza per terra in un bagno di sangue. L’ho anche riconosciuta perché era conoscenza di infanzia. Perdeva moltissimo sangue, ma nell’ingresso non ne vidi. Era tutto in ordine e pulito. Soracco ci disse che non l’aveva toccata, infatti lui era completamente pulito. Mi disse che la sua segretaria aveva avuto un incidente ma non ricordo le parole esatte”.
A distanza di anni Grillo non ricorda le esatte parole di Soracco neppure su altro punto. In una delle sue testimonianze dell’epoca aveva detto che Soracco gli aveva spiegato di essere “rientrato” in ufficio ed aver trovato la segretaria in quelle condizioni. Oggi dice “Sicuramente all’epoca avevo la memoria più fresca, non ricordo se ho detto “rientrato” o “entrato”. Il milite conferma che sono stati loro a “spostare la scrivania, perché era l’unico modo per soccorrerla. Certo avessimo saputo che era un’aggressione forse…” si interrompe un attimo ma poi chiarisce che “in quel momento era prioritario il soccorso visto che era ancora viva”.
Grillo ricorda anche la presenza sulle scale della madre di Soracco, che solo dopo l’uscita dei soccorritori provvederà a pulire le scale e l’ingresso dello studio con secchio e straccio, prima di essere fermata da un poliziotto, a danno ormai fatto dal punto di vista dell’inquinamento della scena del crimine.
Gli imprenditori sui bottoni: “Erano molto comuni, li esportavamo in tutto il mondo”
Tra gli altri testi sentiti oggi due imprenditori lombardi che negli anni Novanta producevano bottoni molto simili a quello trovato sulla scena del crimine. Secondo l’accusa quello ritrovato vicino al corpo di Nada era senza ghiera e corrisponderebbe ad altri sei bottoni sequestrati a casa di Cecere. Secondo la difesa e i due testimoni portati in aula: quel tipo di bottone era molto comune e veniva esportato in tutto il mondo soprattutto per essere messo su camice e giacche di jeans.

Secondo il teste la ghiera era difficilmente staccabile. Ma non essendo brevettato è anche possibile – conferma uno dei due imprenditori – che altre aziende ne producessero senza ghiera.
Un amica e una conoscente di Nada confermano: “Stava male nell’ultimo periodo e voleva cambiare lavoro”
Sentite in aula anche un amica di Nada che ha confermato che la ragazza parlava poco del lavoro ma era molto a disagio sia con Soracco sia con la mamma e la zia che le facevano pressioni perché uscisse con lui. “Era molto stressata” ha detto oggi la teste. Quando era stata sentita dagli investigatori nel 1996 era stata più dettagliata: “Mi disse che non stava bene in quell’ambiente ma non mi specificò il motivo. Si lamentava di faticare molto e di guadagnare poco”. Anche un’altra teste, che all’epoca dava a Nada lezioni di tedesco ha confermato sommariamente lo stato d’animo di Nada qualche mese prima dell’omicidio: “Aveva interrotto le lezioni prima della fine dell’anno”. Oggi la teste non ricorda più il motivo ma nel 1996 anche lei era stata più precisa: “Diceva che da un po’ di tempo non riusciva a preparare le lezioni a casa. Durante ultima lezione si era anche messa a piangere dicendo che era un periodo difficile” ma “mi disse che voleva cambiare lavoro e per questo studiava il tedesco e
a marzo mi chiese come poteva definire la sua conoscenza del tedesco nei CV che voleva inviare”.