Operazione Saulo, il titolare di una pizzeria costretto a emigrare da Cirò Marina
- Postato il 15 ottobre 2025
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Il Quotidiano del Sud
Operazione Saulo, il titolare di una pizzeria costretto a emigrare da Cirò Marina
«A Cirò Marina non potevo più vivere», il clan sgominato con l’operazione Saulo costrinse titolare di una pizzeria a trasferirsi in Lombardia
CIRÒ MARINA – Una delle vittime del “locale” di ‘ndrangheta di Cirò è stata addirittura costretta a chiudere la sua pizzeria ed emigrare in Lombardia per il timore di ritorsioni. L’esercente si è ritrovato nel profondo Nord a fare domanda per un posto di operatore ecologico. «A Cirò Marina non potevo più vivere». Non tutte le vicende estorsive emerse grazie all’inchiesta dei carabinieri del Comando provinciale di Crotone e della Dda di Catanzaro che l’altra notte ha portato all’operazione Saulo hanno avuto un lieto fine.
SINERGIE CON I CASALESI
Tutto nasce dalle imposizioni di prodotti da parte della Universal Distribution, società peraltro sottoposta ad amministrazione giudiziaria in seguito all’inchiesta che qualche anno fa portò alla maxi operazione Stige. Ma, nonostante i duri colpi inferti dagli inquirenti, il “locale” di ‘ndrangheta di Cirò si riorganizza sempre. La ditta era prima riconducibile a Lucia Aloe, sorella di Gaetano, la nuova gola profonda del clan. Il pentito ha raccontato i viaggi che faceva con il genero Martino Cariati a Casal di Principe per incontrare un certo “Gigino ‘u Drink”. Le sinergie criminali con i casalesi avrebbero dovuto portare all’apertura di un caseificio per la vendita di mozzarelle di bufala. Universal Distribution, insomma, era una risorsa per la famiglia mafiosa, essendo Aloe cognato di Giuseppe Spagnolo, altro pezzo grosso del clan.
IL SEQUESTRO NON FERMA IL CLAN
La ditta si sarebbe poi allargata nello smercio di altre derrate alimentari. Il modus operandi prevedeva, nonostante l’amministrazione giudiziaria, che le attività del comprensorio fornissero forme di stipendi agli affiliati alla consorteria. Per esempio, uno degli indagati, l’operaio Luigi Marinello, acquisiva prodotti alimentari da un supermercato del luogo che poi rivendeva in nero agli acquirenti. Mentre «il commissario lavora per i fatti suoi», spiega il pentito al procuratore Domenico Guarascio, Luigi Marinello e Antonio Cariati «prendono roba a nero». Insomma, «non vendono il chilo di mozzarella, vendono i 50 chili che hanno nel furgone e quindi quello è tutto guadagno a nero».
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IMPOSIZIONI E AGGUATI
Una delle vittime della ditta amministrata dal Tribunale è proprio il titolare di “Pepperoncino’s 2.0”. Cataldo Cavallaro, peraltro figlio di uno storico collaboratore di giustizia, Vincenzo Cavallaro, si rende conto che i prezzi aumentano considerevolmente e decide di cambiare fornitore. A quel punto inizia una strategia di vessazione. A molti suoi clienti abituali viene consigliato di non recarsi più nella sua pizzeria. Inoltre, un bel giorno, mentre percorre col suo scooter le vie di Cirò Marina, viene pedinato da un’auto Fiat “Panda” condotta da Marinello che tenta di speronarlo. Il conducente minaccia di volerlo picchiare. Lui riesce a proseguire fino alla caserma dei carabinieri.
IL RACKET DEI PROSCIUTTI
Ai carabinieri spiegherà che il movente dell’agguato e l’imposizione di prodotti in nero, soprattutto prosciutti, che sarebbero serviti al mantenimento di Lucia Aloe. Alla fine si sente circondato da una serie di personaggi legati alla criminalità organizzata che lo avvicinano con lo scopo di intimidirlo e indurlo a chiudere la pizzeria. «Ho chiuso l’attività di ristorazione per timore che mi accadesse qualcosa, per paura di ritorsioni e per non aver ricevuto tempestiva giustizia dalle istituzioni». Era ancora in cerca di lavoro quando ha denunciato.
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Operazione Saulo, il titolare di una pizzeria costretto a emigrare da Cirò Marina