Orban e l’uso del riconoscimento facciale al Pride di Budapest
- Postato il 28 giugno 2025
- Cronaca
- Di Blitz
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La polizia ungherese ha installato un sistema di videosorveglianza lungo tutto il percorso annunciato dal Pride che si terrà oggi, 28 giugno, a Budapest. Le autorità useranno telecamere ad alta definizione collegate a sistemi di riconoscimento facciale per identificare i partecipanti e sanzionarli con pesanti multe. L’iniziativa è stata promossa direttamente dal governo di Viktor Orban, che aveva annunciato “conseguenze giuridiche” per chi prenderà parte alla manifestazione. Il sistema, già impiegato in altri contesti europei in modo limitato, sarà usato in Ungheria con finalità apertamente punitive e senza precedenti.
Il software impiegato analizzerà i volti in tempo reale, confrontandoli con database ufficiali come carte d’identità e precedenti penali. I dati verranno trasmessi direttamente agli agenti sul campo, per permettere interventi immediati. La comunità LGBTQ ha già promesso assistenza legale per contestare eventuali sanzioni, sottolineando l’insufficienza probatoria delle sole immagini biometriche.
Contesto internazionale e reazioni europee: una mossa che isola Orban
Nel resto del mondo, il riconoscimento facciale viene utilizzato principalmente per la sicurezza nazionale o per indagini su reati gravi. In Europa, tuttavia, l’AI Act – entrato in vigore parzialmente a febbraio 2025 – vieta l’uso della sorveglianza biometrica in tempo reale in luoghi pubblici, salvo eccezioni molto limitate. La partecipazione a un Pride non rientra tra queste.
Nonostante il divieto, il premier Orban ha autorizzato il sistema sostenendo che si tratti di una misura per la “sicurezza pubblica”. La Commissione Europea ha chiesto spiegazioni al governo ungherese, ma la risposta tarda ad arrivare. Diverse associazioni per i diritti digitali, come EDRi e AlgorithmWatch, hanno lanciato una petizione per chiedere l’intervento urgente dell’Unione. Numerosi eurodeputati hanno annunciato la loro presenza al Pride, in segno di solidarietà con la comunità LGBTQ ungherese.
I limiti (anche tecnici) del riconoscimento facciale: un rischio per i diritti
Oltre ai gravi rischi per i diritti fondamentali, la tecnologia del riconoscimento facciale in tempo reale presenta ancora notevoli criticità. Gli errori di identificazione sono più frequenti tra le minoranze etniche e le persone con tratti meno rappresentati nei dataset su cui si basano gli algoritmi.
Le condizioni ambientali – come pioggia, scarsa luce o l’uso di mascherine e occhiali – possono alterare l’accuratezza del riconoscimento, generando falsi positivi. L’uso in tempo reale aggrava inoltre il rischio di errore, poiché l’analisi dev’essere rapida, spesso a scapito della precisione. Organizzazioni internazionali e accademici mettono in guardia: questi sistemi, se utilizzati per reprimere il dissenso, come nel caso del Pride ungherese, minano lo Stato di diritto e aprono la strada a forme di controllo sempre più invasive.
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