Orcel: «UniCredit corre ma non inseguiamo nessuno»

  • Postato il 12 maggio 2025
  • Di Panorama
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Andrea Orcel si muove con prudenza nel campo minato del risiko bancario considerando l’ostilità dei governi: quello italiano per quanto riguarda l’Ops che ha lanciato su Banco Bpm e quello tedesco per la scalata su Commerzbank. I risultati del primo trimestre di Unicredit – i migliori della sua storia come dice soddisfatto l’amministratore delegato – diventano il trampolino per rilanciare la strategia di crescita inorganica. Ma senza la frenesia di chi ha fretta di chiudere. “Operazioni solo se migliorative”, ripete Orcel come un mantra. Tradotto: niente operazioni solo per crescere. Se non creano valore, restano nel cassetto.

L’occhio è puntato su Banco Bpm, dove l’offerta pubblica di scambio è ancora appesa a un filo – quello sottile delle condizioni poste dal governo italiano sotto l’ombrello della Golden Power. Vale a dire mantenimento del portafoglio Btp, niente taglio ai finanziamenti in Italia, Russia, investimenti: sono questi i paletti messi da Palazzo Chigi prima di dire sì. Unicredit, consapevole del peso politico del dossier, ora cerca un confronto diretto con le autorità per limare gli angoli. Intanto Orcel ricalcola i conti: Banco Bpm ha una copertura crediti inferiore agli standard Unicredit, servono altri 800 milioni. Poi c’è il nodo Anima, che ha bruciato valore. Eppure, dal quartier generale di Piazza Gae Aulenti, l’operazione non è archiviata. Solo messa in pausa. Per ora. Solo la promessa che entro il primo semestre dell’anno prossimo le operazioni a Mosca saranno chiuse.

Sul fronte tedesco, invece, le cose sembrano più lineari. Unicredit ha già in mano il 10% di Commerzbank, comprato a prezzo pieno in un’asta trasparente che ha visto protagonista anche il governo di Berlino. L’obiettivo è salire fino al 30%, ma senza forzature. “Abbiamo quasi tutte le autorizzazioni, possiamo aspettare fino al 2027”, ha spiegato Orcel. Nessuna Opa ostile all’orizzonte, ma una progressiva costruzione di posizione per contare – e, se possibile, comandare.

Ma nel risiko c’è anche un terzo nome, Generali. Unicredit ha in portafoglio il 6,5% del Leone di Trieste, formalmente è solo un investimento finanziario. All’ultima assemblea ha votato la lista di Francesco Gaetano Caltagirone, da tempo in contrasto con l’attuale governance. Un incontro recente a Milano tra il ceo e l’imprenditore-editore ha riacceso le speculazioni su un possibile intervento attivo della banca. Orcel però frena: “È solo un investimento”. Ma forse è solo un modo per tenere ancora le carte coperte.

I conti parlano chiaro: ricavi in crescita del 2,8% a 6,5 miliardi, trainati da commissioni (+8,2%) che compensano largamente la riduzione del margine d’interesse in calo (-2,9%). L’utile netto vola a 2,8 miliardi (+8,3%) con un ritorno sul capitale del 22%, tra i migliori in Europa. Il dividendo per azione cresce del 46,3%, il coefficiente di solidità patrimoniale si consolida al 16,1%. La banca alza le stime per il 2025: utile netto sopra i 9,3 miliardi, e punta a 10 miliardi nel 2027.

Il titolo corre, ma in Borsa si teme che il terreno del risiko – tra politica, autorizzazioni e condizioni di mercato – sia più scivoloso del previsto. La domanda è sempre la stessa: quanto è sostenibile questa corsa? E quanto durerà la luna di miele tra Orcel e il mercato se una delle partite in gioco dovesse andare storta? Il banchiere romano gioca di anticipo. “Con il primo trimestre 2025 inizia la fase dell’accelerazione”, ha detto agli analisti. Più efficienza, più ricavi, e – se le condizioni lo permettono – qualche acquisizione mirata. Ma sempre con la bussola puntata a un principio: mai sacrificare la solidità sull’altare dell’espansione.

Autore
Panorama

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