Ordine del giorno su Gaza in consiglio a Savona, Associazione Italia Israele: “Dalla maggioranza mera propaganda ideologica”
- Postato il 19 giugno 2025
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- Di Il Vostro Giornale
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Savona. “A nome dell’Associazione Italia Israele di Savona che rappresenta 55 iscritti, esprimo forte apprezzamento ai Consiglieri della minoranza per aver scelto di abbandonare l’aula nella seduta del Consiglio comunale di Savona del 17 giugno in risposta alla presentazione dal gruppo di maggioranza della mozione “evoluzione della situazione in Cisgiordania e Gaza”. Scelta condivisibile e coraggiosa di fronte all’ennesimo tentativo di alcune forze politiche di usare un conflitto drammatico per mera propaganda ideologica, con iniziative che nessun effetto possono avere per una soluzione pacifica ma che costruiscono ulteriore rancore, pregiudizio e odio. E con tutta evidenza, come denunciato da tutti gli osservatori nazionali, una oscena crescita dell’antiebraismo”. Lo dichiara Cristina Franco, presidente dell’associazione Italia Israele.
“L’ordine del giorno presentato in aula è la banale ripetizione di una vulgata accusatoria che ha solo un obiettivo: indebolire e colpire Israele e non già promuovere il dialogo e la costruzione di un mondo migliore peace and love – proseguono -. Ed è un esempio di ipocrisia politica e comunicativa: se da un lato si condanna o si finge di condannare l’attentato terroristico del 7 ottobre per mano di Hamas, dall’altro non si chiede alcun intervento perché Hamas, proxy della sanguinaria teocrazia iraniana, sia definitivamente estromesso e non rappresenti più una minaccia per Israele, per i Palestinesi e l’intera area mediorientale. Nessun accenno alla natura totalitaria, al regime di terrore con cui da anni Hamas domina nella striscia di Gaza, agli enormi finanziamenti internazionali che sono stati usati da questa organizzazione terroristica non già per il benessere della popolazione ma solo e soltanto per distruggere Israele, in linea con il principale obiettivo del suo statuto fondativo e come ribadito con terribile insistenza da tutti i suoi leaders: ripetere dieci, cento, mille volte il 7 ottobre e creare un Medio Oriente juden rein”.
“L’ordine del giorno è la ripetizione dei mantra pseudo pacifisti e slogan alla tik tok, usati in primo luogo dalle organizzazioni jihadiste per demonizzare e isolare Israele. E che sono usuali della demonizzazione delle democrazie occidentali per indebolirle e farle implodere. Il blocco degli aiuti umanitari? Perché i solerti consiglieri non hanno denunciato, quello che denuncia la popolazione gazawa (se l’ascoltassero davvero) e cioè che fino a poche settimane fa gli aiuti che entravano erano sequestrati da Hamas e da altre bande terroristiche per affamare la popolazione e poter rivendere la merce al mercato nero? Perché c’è silenzio invece sull’ottima operatività del nuovo sistema per la gestione degli ingressi e la distribuzione degli aiuti umanitari con il GHF, osteggiata proprio da Hamas?”
“Il citato sfollamento dei cittadini di Gaza è misura necessaria per evitare che rimangano in zona di operazioni militari, misura usata da sempre dagli eserciti occidentali per preservare vite: forse i consiglieri preferiscono che la popolazione resti scudo umano di Hamas? Era misura di protezione incontestata e incontestabile a Raqqa e Mosul ma se lo fa Israele a Gaza diventa “deportazione”. Scomposto atteggiamento di quella sinistra che si dice progressista, totalmente allo sbando che se ne frega della libertà e della vita dei popoli che soffrono nel mondo, se ne frega del fatto che i Palestinesi di Gaza così’ come quelli residenti nell’area A della Cisgiordania (amministrata e controllata dalla ANP) scontino regimi parassitari, oscurantisti, illiberali e di shaaria stretta, cui questa sinistra strizza l’occhio solo in funzione antiebraica”.
“Si legge “la comunità internazionale ha il dovere morale e giuridico di promuovere una soluzione pacifica del conflitto”, su questo è impossibile non essere d’accordo. Ma una soluzione che non parta, in primo luogo, dalla sconfitta del terrorismo, del fondamentalismo e del fanatismo non è una soluzione. Come può seriamente parlarsi di “due popoli due stati” se uno di quei possibili stati è governato da chi ha come unico obiettivo non il benessere e il progresso della sua popolazione ma quello dichiarato della distruzione di Israele? O quanto al governo di Ramallah, è in mano a corrotti, antidemocratici, illibertari, estremisti, non va a elezioni da quasi 20 anni, e mai ha riconosciuto il diritto di Israele ad esistere. Perché si possa seriamente parlare di stato Palestinese “democratico” che possa vivere pacificamente di fianco a Israele, occorre che quello stato si liberi e sia liberato dall’odio antiebraico, coltivato da decenni e profondamente radicato. Occorre che la comunità internazionale si impegni nella lotta al fondamentalismo e all’estremismo islamista e sostenga i veri processi di pacificazione, iniziati con gli accordi di Oslo e poi con gli Accordi di Abramo”.
“Chiedere oggi il riconoscimento di uno stato ‘democratico palestinese’ significa chiedere il riconoscimento di qualcosa che non esiste. E che non esisterà mai finchè vivrà il terrorismo di Hamas.
Molto altro ci sarebbe dire sulle ricostruzioni banali e insieme inesatte della mozione, che propone istanze peraltro costituzionalmente illegittime, ma è più opportuno ricordare ai consiglieri proponenti che ogni richiesta di sospensione o indebolimento di accordi con Israele manda un segnale molto pericoloso: il terrorismo può vincere, non ci sarà più argine alla riproposizione dei crimini del terrorismo, da chiunque e in qualunque parte del mondo”.
“La richiesta di sospensione delle relazioni con Israele, sue rappresentanze e “soggetti riconducibili (?)” è fra l’altro discriminatoria. A meno che, si legge, questi “soggetti riconducibili” non siano “apertamente e dichiaratamente motivati dalla volontà di organizzare iniziative per far cessare il massacro dei palestinesi nella striscia di Gaza”. Mal si comprende cosa si dovrebbe fare per rientrare nella categoria dei “buoni e promossi” secondo i firmatari di questa mozione (e di altre simili di cui questa è copia e incolla) ma sicuramente non è richiesto essere motivati dalla volontà di chiedere il rilascio degli ostaggi o la resa del terrorismo (che porterebbe immediatamente alla cessazione del conflitto)”.
“Perché non si è mai chiesta l’interruzione dei rapporti con la Cina? Un rapporto delle Nazioni Unite del 2018 stima che più di un milione di uiguri si trovino attualmente rinchiusi in campi di concentramento, repressione e lavoro forzato, volti a snaturare l’identità religiosa e culturale della minoranza islamica. Il Parlamento europeo, che già aveva condannato l’internamento di massa degli uiguri, ha dichiarato a giugno 2020 che “potremmo essere di fronte a un genocidio” (del resto negli ultimi tre anni la natalità è scesa del quasi 70%). Di fronte a questi orrori indicibili, nessuna presa di posizione da parte di “attenti” promotori locali della pace nel mondo. Un doppiopesismo quanto meno sospetto”.
“Si ricorda inoltre – prosegue – ai consiglieri firmatari che i più drammatici effetti delle richieste di “boicottaggio” di Israele hanno colpito proprio la popolazione palestinese, che da sempre lavora, con profitto e soddisfazione nelle aziende israeliane. L’esempio migliore: le insistenti pressioni di boicottaggio di Sodastream hanno portato l’azienda israeliana, che aveva stabilimento in Cisgiordania dove occupava centinaia di lavoratori (dal magazziniere all’ingegnere) palestinesi, a chiudere e a ricollocarsi al sud in Israele lasciando senza lavoro e senza stipendi migliaia di palestinesi. Il boicottaggio di Israele significa inoltre privare gli Italiani di prodotti medicali, farmaceutici salva vita o di grande portata innovativa e in grado di curare al meglio molti pazienti nei nostri ospedali, di alleviare la sofferenza di malati oncologici o di chi è affetto da particolari malattie neurologiche. Per non parlare dei benefici della tecnologia israeliana in agricoltura, nel riciclo, nella desalinizzazione, nella depurazione delle acque”.
“Come disse chiaramente il poeta palestinese Mohammad Darwish in un’intervista con una poetessa israeliana ‘Sapete perché noi Palestinesi siamo famosi? Perché voi siete in nostro nemico. L’interesse per la questione palestinese deriva dall’interesse per la questione ebraica. Se fossimo in guerra con il Pakistan, nessuno avrebbe sentito parlare di noi‘”, conclude.