Ottobre rosa, Vergine: «Il tumore al seno si può vincere, ma serve prevenzione»

  • Postato il 11 ottobre 2025
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Ottobre rosa, Vergine: «Il tumore al seno si può vincere, ma serve prevenzione»

Ottobre è il mese rosa della prevenzione contro il tumore al seno e il senologo Massimo Vergine ribadisce: «la prevenzione e Breast Unit garantiscono guarigione oltre il 90%».


Ottobre è il mese rosa, il mese in cui il mondo si illumina per ricordare l’importanza della prevenzione contro il tumore al seno. È un richiamo corale che attraversa ospedali, associazioni, piazze e social network. Un mese in cui il colore simbolo della femminilità diventa bandiera di battaglie silenziose e di speranze. Perché il tumore al seno, la neoplasia più frequente tra le donne, non è un destino inevitabile: si può combattere, e molto spesso vincere, soprattutto se lo si intercetta in tempo. Ottobre è un invito alla consapevolezza e prevenzione che non riguarda soltanto le donne, ma anche gli uomini: perché, seppur in percentuale minore, anche l’uomo può ammalarsi di tumore al seno.

LA VOCE DEL PROFESSOR MASSIMO VERGINE SUL TUMORE AL SENO: PREVENZIONE SALVA LA VITA NEL 90% DEI CASI

In questo scenario, la voce del professor Massimo Vergine, primario dell’Unita Operativa Complessa della Chirurgia della mammella del Policlinico Umberto I di Roma, si distingue per la sua chiarezza e la sua umanità. Capelli bianchi, occhi intensi, sorriso che trasmette fiducia, quando parla unisce la precisione della scienza e la delicatezza di chi sa che dietro ogni cartella clinica c’è un volto, una storia, una vitaFfil.

VERGINE SULLA PREVENZIONE PRIMARIA E SECONDARIA: STILE DI VITA E SCREENING GRATUITO ASL PER IL TUMORE AL SENO

La prevenzione «è fondamentale – ricorda il professore Vergine-. Il tumore al seno è la neoplasia più frequente nelle donne, ma se viene diagnosticato precocemente, le possibilità di guarigione superano il 90%. La prevenzione e la diagnosi precoce salvano la vita». La prevenzione, spiega, Vergine ha due volti: «possiamo distinguere tra prevenzione primaria e prevenzione secondaria. La primaria consiste in uno stile di vita sano: alimentazione equilibrata, attività fisica regolare, limitare il consumo di alcol, non fumare. La secondaria riguarda la diagnosi precoce attraverso gli screening: la mammografia è l’esame principale per individuare tumori in fase iniziale, anche quando non ci sono sintomi».

Ma la prevenzione inizia anche, e soprattutto, da un gesto tanto semplice, che ogni ragazza e ogni donna dovrebbe imparare: l’autopalpazione del seno. Conoscere il proprio corpo significa accorgersi subito di eventuali cambiamenti. E aggiunge un dato fondamentale per le italiane: «In Italia, il programma di screening gratuito della ASL prevede l’invito per le donne tra i 50 e i 74 anni, ogni due anni. Le donne con una familiarità per tumore al seno dovrebbero iniziare i controlli anche prima, parlando col proprio medico».

SEGNALI DA NON IGNORARE E PERCORSO IMMEDIATO IN CASO DI ANOMALIE

Ci sono poi alcuni segnali da non ignorare mai: «È importante rivolgersi al medico se si notano: Noduli al seno o sotto l’ascella, cambiamenti della pelle o del capezzolo, perdite anomale dal capezzolo, dolore persistente non legato al ciclo. Non significa sempre che si tratti di un tumore, ma è bene fare controlli». E se la mammografia rileva qualcosa, il percorso è già tracciato: «In caso di anomalie, la paziente viene subito contattata per esami di approfondimento: ecografia, visita senologica o biopsia, se necessario. La presa in carico è immediata e avviene in un percorso assistenziale ben strutturato». Un invito che si trasforma in incoraggiamento: «Non abbiate paura della prevenzione. Lo screening è veloce, gratuito, e può davvero fare la differenza. La diagnosi – ricorda Vergine- precoce consente trattamenti meno invasivi e più efficaci. Prendersi cura di sé è un atto d’amore, anche verso chi ci sta vicino».

VERGINE, IL MEDICO ANCHE SOCIAL CONTRO IL TUMORE AL SENO: IL GRUPPO FACEBOOK PER RISPONDERE AI DUBBI DELLE DONNE

Nella sua Breast Unit dell’ospedale Umberto I di Roma, Vergine cura tante donne, anche calabresi. Delle sue pazienti ricorda tutto, diagnosi e speranze. Lacrime e sorrisi. Vergine non è un medico che parla da una cattedra distante: è un uomo che si prende cura delle donne con dedizione. Dentro l’ospedale, dove guida un’équipe multidisciplinare, e fuori, dove sui social gestisce, da solo, il più grande gruppo italiano dedicato al tumore al seno: “Senologia e prevenzione del tumore al seno”, è il suo gruppo su facebook. Lì risponde ogni giorno alle domande, alle paure, ai dubbi di donne di tutta Italia, anche di chi non è in cura all’Umberto I. Offre ascolto, informazioni e conforto, con una passione che non conosce orari. In un gruppo privato per garantire alle donne di poter confrontarsi tra loro anche nel modo più confortevole possibile, anche online.

I SOCIAL: STRUMENTO POTENTISSIMO TRA INFORMAZIONE E RISCHI DI FAKE NEWS

«I social – dice Vergine- sono diventati uno strumento potentissimo, sia in positivo che in negativo. Da un lato, permettono di raggiungere rapidamente milioni di persone, diffondendo messaggi di prevenzione, storie di vita reale e campagne informative. Dall’altro, c’è il rischio di disinformazione o banalizzazione di un tema così delicato». Un rischio che si può trasformare in opportunità, se gestito con competenza: « Possono farlo in diversi modi: Sensibilizzando le persone sull’importanza dello screening e dei controlli periodici, normalizzando il dialogo su un tema che per anni è stato quasi un tabù, rendendo visibili le testimonianze di chi ha vissuto o vive il tumore al seno e facilitando l’accesso a informazioni affidabili, se condivise da professionisti seri o da enti sanitari ufficiali».

Ma mette in guardia: «Il principale rischio è l’eccesso di contenuti non verificati, consigli medici improvvisati, o peggio, fake news. Ci sono post che scoraggiano la mammografia, promuovono cure alternative non scientifiche, o generano paura e confusione. È importante saper distinguere tra fonti affidabili e contenuti virali ma dannosi. La prevenzione non è solo un esame ogni due anni, è anche una cultura da costruire insieme, giorno per giorno. E se i social ci aiutano a farla arrivare ovunque, allora usiamoli bene. Il tumore al seno si può combattere, ma – ricorda- solo se non lo ignoriamo».

LA MISSIONE: IL LINGUAGGIO DELLE CAMPAGNE E LA CULTURA DELLA PREVENZIONE

Una missione quella delle prevenzione che il professore Vergine, oltre sul gruppo Facebook Vergine compie anche tramite il suo sito web dove tramite articoli risponde in modo dettagliato alle domande delle donne e con l’associazione no profit Filo Teso, di cui è presidente, con cui promuovono la prevenzione attraverso una serie di eventi, anche sportivi. Perché così come anche le campagne istituzionali sulla prevenzione possono funzionare solo se parlano davvero la lingua delle persone: «devono essere comunicate nel modo giusto. I contenuti devono essere chiari, visivi, empatici, e parlare il linguaggio delle persone, non quello tecnico. Quando le Asl o i medici entrano nei social con competenza e umanità, possono davvero fare la differenza».

VERGINE OLTRE LA PREVENZIONE: LA CHIRURGIA DA DEMOLITIVA A CONSERVATIVA E ONCOPLASTICA PER IL TUMORE AL SENO

La prevenzione salva la vita, ma quando serve intervenire, la chirurgia oggi è profondamente diversa da quella di ieri. «Il cambiamento più importante è stato il passaggio da un approccio molto demolitivo, come la mastectomia radicale, a interventi sempre più conservativi e personalizzati. Oggi cerchiamo non solo di curare il tumore, ma anche di preservare la qualità di vita della donna. Questo significa che quando è possibile cerchiamo di rimuovere solo la parte di seno colpita dal tumore, con interventi chiamati quadrantectomie o spesso solo tumorectomie. Questo, associato alla radioterapia, ha dimostrato di essere efficace quanto la mastectomia per molte pazienti».

Lo stesso vale per i linfonodi: «Un tempo – spiega Vergine- si faceva la dissezione completa dei linfonodi, che però comportava un alto rischio di complicanze come il linfedema al braccio. Oggi invece utilizziamo la tecnica del “linfonodo sentinella”: rimuoviamo solo il primo linfonodo che drena il tumore e lo analizziamo. Se è libero da metastasi, evitiamo interventi più estesi». Un grande passo avanti, che si intreccia con la ricerca estetica e ricostruttiva e dunque la chirurgia oncologica diventa sempre più integrata con quella plastica: «La chirurgia oncologica si integra sempre di più con quella plastica. Parliamo di chirurgia oncoplastica: uniamo l’asportazione del tumore con tecniche di rimodellamento del seno, o con ricostruzione immediata in caso di mastectomia. L’obiettivo è curare il tumore senza dimenticare l’immagine corporea e la femminilità della paziente».

Vergine che nel suo curriculum ha all’attivo ben oltre 3000 interventi di interventi eseguiti evidenzia quando sia fondamentale la personalizzazione degli interventi perché «ogni tumore – dice- è diverso e ogni donna è diversa. Usiamo parametri biologici, genetici e clinici per decidere se sia meglio una chirurgia conservativa o una mastectomia, se fare una ricostruzione immediata o rimandare. È un approccio su misura».

L’IMPORTANZA DELLE BREAST UNIT: PERCORSO MULTIDISCIPLINARE E CURA INTEGRATA

Un approccio che è possibile solo in un contesto multidisciplinare come le Breast Unit: «Assolutamente sì. Collaboriamo con oncologi, radioterapisti, genetisti, psicologi. La paziente è al centro di un percorso che non riguarda solo la sopravvivenza, ma anche la qualità della vita, la percezione del corpo e la serenità psicologica. In poche parole la donna si deve affidare ad una Breast Unit». In Calabria sono sei le una Breast Unit: tre a Catanzaro, due a Cosenza, e soltanto una a Reggio Calabria. Due in Basilicata. Sono proprio le Breast Unit che oggi rappresentano il cuore di un percorso che accoglie, sostiene e guida.

Un filo che accompagna la donna che riceve la diagnosi passo dopo passo: «All’inizio c’è tanta paura, domande, confusione. La Breast Unit serve proprio a questo: ad accompagnare, a chiarire, a sostenere. Ogni paziente ha un percorso disegnato su misura, perché ogni donna è diversa, e anche ogni tumore lo è». E allora ecco che in Breast Unit la donna «non è mai sola. Qui la paziente incontra una squadra di professionisti che lavora insieme per lei: chirurghi, oncologi, radioterapisti, psicologi, infermieri specializzati. Ognuno porta la sua competenza, ma la decisione è sempre condivisa. La donna non deve correre da un ospedale all’altro, da un medico all’altro. Tutto è coordinato, tutto è pensato per rendere il percorso più chiaro e meno faticoso. Trova quindi supporto psicologico, fisioterapia, riabilitazione, consulenza genetica se necessario. È seguita nel corpo, ma anche nell’anima. Questo fa davvero la differenza: sapere che non sei un numero, ma una persona al centro di tutte le attenzioni».

I risultati delle Breast Unit sono concreti: «I dati ci dicono che chi si cura in una Breast Unit ha maggiori possibilità di guarire e meno complicazioni. Questo succede perché ogni scelta terapeutica viene discussa insieme, in riunioni dove tutti i medici analizzano il caso. Così la donna riceve sempre la cura più adatta, nel momento giusto». Non si tratta solo di terapie ma di prendersi cura di una persona ed è questo che fa la differenza.

PREVENZIONE PER IL TUMORE LA SENO, IL FUTURO DELLA SENOLOGIA: RIDURRE L’INVASIVITÀ E SCONFIGGERE LA PAURA TRA LE ATTESE DI VERGINE

«Continuare a ridurre l’invasività, magari con tecniche mini-invasive e robotiche, e integrare sempre più la chirurgia con le nuove terapie mirate e immunoterapie. L’obiettivo è – conclude il direttore della Breast Unit dell’Umberto I di Roma- arrivare a interventi sempre meno aggressivi senza compromettere l’efficacia oncologica». Un futuro che, nelle parole del professor Vergine, conserva una promessa: continuare a combattere non solo il tumore, ma la paura, la solitudine, la rassegnazione. Perché la prevenzione, la cura e l’umanità, insieme, possono salvare vite e restituire futuro.

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