Ozzy Osbourne, il mostro sacro del metal è morto a 76 anni: addio al Principe delle Tenebre
- Postato il 22 luglio 2025
- Di Panorama
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È morto Ozzy Osbourne: aveva 76 anni, una voce come l’Apocalisse e un’anima piena di demoni. Il comunicato della famiglia è arrivato all’alba del 22 luglio: «Era circondato dall’amore». Con lui, se ne va un pezzo di storia, di delirio, di fuoco puro. Se ne va l’uomo che ha dato un volto al metal, ma che, come in un film dell’orrore girato male, ha continuato a esistere oltre ogni previsione.
L’ultimo saluto: un addio a casa sua
Era solo il 5 luglio quando Ozzy Osbourne saliva per l’ultima volta su un palco. Il Villa Park di Birmingham, lo stadio della sua infanzia, si trasformava in una cattedrale nera per accogliere il canto del cigno dei Black Sabbath. Lui, seduto su un trono, fragile come mai ma titanico come sempre, regalava un “Paranoid” che sembrava sputato dall’inferno.
«Non avete idea di come mi sento. Grazie dal profondo del mio cuore».
Una frase detta con la voce spezzata, che oggi sembra l’epitaffio perfetto di un’esistenza impossibile da contenere nei confini del reale.
La nascita del demonio più amato del rock
John Michael Osbourne nasce nel 1948 in un sobborgo povero dell’Inghilterra. Dislessico, balbuziente, operaio, macellaio, piccolo delinquente da galera e grande affamato di senso, Ozzy non ha mai cercato la normalità. L’ha sbranata.
Poi arrivano Tony Iommi, Geezer Butler e Bill Ward. I Polka Tulk Blues Band diventano Black Sabbath. Il 13 febbraio 1970 nasce l’heavy metal. Punto. E Ozzy ne è la voce, la maschera, il sacerdote.
“War Pigs”, “Iron Man”, “Paranoid”: suoni come maledizioni, riff come terremoti, testi che sembrano visioni di un drogato di apocalissi.
Il rock, la follia, il reality
Ozzy non ha mai fatto mistero dei suoi demoni. Li ha cavalcati.
Alcol, LSD, cocaina, pipistrelli decapitati sul palco (sì, era vero), formiche sniffate per strada, sfide tossiche con i Mötley Crüe degne di un film vietato ai minori e ai sani di mente.
Era un cartone animato horror. E per questo è diventato pop.
The Osbournes, il reality su Mtv, lo consacra nel nuovo millennio come re della tv spazzatura e padre della famiglia più incasinata d’America. Tra rehab, bestemmie e risate da sitcom satanica.
Dai Black Sabbath alla rinascita con Sharon
Nel 1979 viene cacciato dai Sabbath. E muore per la prima volta.
Poi arriva Sharon Arden, sua manager e futura moglie. Lo tira fuori da una stanza d’albergo dove stava lentamente autodistruggendosi e lo rimette al mondo.
Nasce “Blizzard of Ozz”, arriva Randy Rhoads, giovane genio della chitarra, e Ozzy rinasce in versione solista.
Anche dopo la tragica morte di Rhoads, continua a fare dischi che sono classici, da “No More Tears” a “Ozzmosis”.
Al suo fianco un altro chitarrista leggendario: Zakk Wylde.
Il metal non muore, finché canta Ozzy
Nel 2011 i Black Sabbath si riuniscono. Nel 2013 esce “13”, il primo album con Ozzy alla voce dopo trentacinque anni. Il cerchio si stringe.
Nel frattempo, Ozzy si ammala. Il Parkinson lo piega, ma non lo spezza.
Continua a incidere, a scrivere, a raccontarsi.
“Ordinary Man” e “Patient Number 9” sono testamenti sonori, lettere d’amore e addii sussurrati tra una fiamma e una risata roca.
Ultimo atto: il concerto del destino
Birmingham, 5 luglio 2025.
Back to the Beginning.
Black Sabbath riuniti, Ozzy sul trono, il mondo in streaming. Metallica, Tool, Gojira sul palco per lui. Un funerale in vita. Un inno alla fine.
Ozzy canta ancora, con il fiato spezzato ma la voce che sembra l’eco di un tuono antico. L’ultima “Iron Man”, l’ultima “Paranoid”, poi il silenzio. Che oggi fa un rumore assordante.
Un’eredità che non ha parole
Con Ozzy Osbourne se ne va l’incubo più seducente della storia del rock.
Se ne va un uomo che ha amato e distrutto, che ha pianto e vomitato, che ha riso della morte e sfidato Dio.
Ma soprattutto, ha detto la verità più sporca e autentica della musica: “Non puoi uccidere il rock and roll.”
E nemmeno lui, alla fine, ce l’ha fatta.