Pace a Gaza, entusiasmo ma non troppo: ideologia e politica dividono le reazioni ma l’accordo è storico
- Postato il 10 ottobre 2025
- Politica
- Di Blitz
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Storico? Si può definire così l’incontro di Sharm el Sheik che ha portato la pace a Gaza dopo 734 giorni di guerra?
Se vediamo le immagini di quel che è successo a Tel Aviv o a Gaza con la gente in festa non si dovrebbero avere dubbi a proposito.
Ma purtroppo non è così, perchè nel nostro Paese c’è chi nutre dubbi e adombra un futuro ancora pieno di guai e, non sia mai, di distruzione e morte.
Non sappiamo quante siano le prefiche a sostegno di questa diabolica tesi, ma il fatto che ci siano dimostra come l’ideologia spesso si nutre di fatti che possano adombrare un successo del buon senso e della diplomazia.
“La pace si fa lavorando, non andando in barca a vela per un viaggio inutile o sbandierando i vessilli della Palestina”, afferma Giorgia Meloni. Invece, qualcuno ritiene (non molti fortunatamente) che sono state le piazze, gli scioperi, le crociere a convincere Donald Trump e anche gli esponenti di Hamas.
Ve lo immaginate il presidente degli Stati Uniti che vedendo le marce che hanno infestato Roma, Milano, Bologna, Torino riflettere e dire: “Eh, no stavolta bisogna agire in fretta prima che siano loro a vincere”.
Destra e sinistra divisi anche su Gaza

Si dovrebbe ridere dinanzi a tanta sfrontatezza: possiamo lasciarla a Francesca Albanese o a Maurizio Landini una simile messa in scena, ma se poi a seguire questi signori è una parte dei politici che siedono in Parlamento, allora dovrà essere la maggioranza a riflettere e a comportarsi di conseguenza.
Giravolte a parte, l’importante è che l’accordo sia stato firmato, che l’esercito israeliano arretrerà dalla Striscia, che gli ostaggi e i prigionieri palestinesi finiranno di vivere giorni a dir poco drammatici.
Trump sarà domenica a Tel Aviv e parlerà alla Knesset per aggiungere notizie che ancora non si conoscono. Ma il mondo intero è già più tranquillo ora che le armi hanno smesso di essere le protagoniste dello scenario.
Un piano pieno di buchi? Vedremo
Sarà pure “un piano pieno di buchi”, come adombra stamane qualcuno che forse non ha gradito il patto firmato in Egitto. È una convinzione sulla quale si adagia chi era convinto del contrario e quasi sperava che il conflitto non avesse fine per difendere le proprie idee.
Oggi, e forse anche domani, i protagonisti di questa opposizione si rammaricano quasi perché non hanno più frecce al loro arco. Fanno finta di essere felici, di ritenere che la tregua avrà un seguito che non impaurirà la gente; ma subito dopo affacciano le loro perplessità e dicono che siamo ancora lontani dalla pace.
“Il tempo ci darà ragione”, affermano con il sorriso che gli illumina il volto. Quando sono davanti ad un microfono, i loro lineamenti sono tesi, si vede lontano un miglio che debbono ingoiare una sconfitta a cui non pensavano. Giuseppe Conte, Elly Schlein, Maurizio Landini debbono arrendersi e pensare quale marchingegno dovranno trovare per strappare un titolo sui giornali o un siparietto in tv.
“I compagni sono nel panico”, sostengono gli ultrà della destra, ma in queste circostanze così difficili non è il caso di usare toni vendicativi. Meglio andare alla ricerca di un discorso comune che faccia bene al Paese. Lasciamo da parte le polemiche e le invettive a cui spesso dobbiamo assistere durante le sedute alla Camera o al Senato.
Invece, a quarantotto ore da un’altra elezione che dovrà scegliere chi governerà la Toscana, si rinnova l’incendio tra destra e sinistra.
La maggioranza spera in un miracolo che ha pochissime possibilità di avvenire; l’opposizione, forte dei precedenti, non ha timore e si augura che lunedì pomeriggio possa far risentire la sua voce forte perchè in questa terra rossa “la destra non avrà mai scampo”.
Sulle ali di una simile previsione, si torna a parlare della tregua e della fine della guerra. “È solo un accordo raggiunto, ora bisogna attuarlo”, affermano a sinistra. Come a sostenere che si è fatto solo un primo passo, gli altri saranno assai più complicati e dovranno confermare questa euforia oppure fare marcia indietro perchè in Medio Oriente non si possono mai fare previsioni.
“Due popoli una speranza” è il titolo a tutta pagina di un quotidiano che si vende oggi in edicola.”Il futuro si tingerà di rosa”, interviene Antonio Tajani. “L’Italia sarà in primo piano come lo è stato per raggiungere quella pace tanto agognata. Non ci siamo fatti travolgere dai piagnistei per fare passi che non avrebbero dato al nostro Paese quella serietà e compostezza che la diplomazia impone in casi del genere”.
Donald Trump, volente o nolente, è il presidente che ha raggiunto quella pace che il mondo voleva a tutti i costi. Alle porte si presentava il pericolo di una terza guerra che avrebbe avuto l’atomica come protagonista. Con tutte le disgrazie che ne sarebbero derivate.
“Fosse vero”, scrive Il Manifesto oggi in edicola. Speriamo sia un augurio, non un titolo pervaso dall’ironia. Forse senza volerlo, gli risponde un altro quotidiano: “Vogliamo solo una striscia di pace”, a Gaza.
Niente paura insomma, come riflette la cantautrice Elisa Toffoli che ha timore di avere quarant’anni. Chi ne ha più del doppio (ad esempio chi scrive) a quale santo dovrebbe rivolgersi? A San Francesco o a Santa Caterina da Siena che si dividono una festa che potrebbe diventare nazionale?
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