Pace in Medio Oriente: la nuova partita di Trump mira a rilanciare gli Accordi di Abramo

  • Postato il 30 giugno 2025
  • Di Panorama
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Donald Trump punta sempre di più al rilancio degli Accordi di Abramo. Parlando su Fox News, il presidente americano ha detto che, dopo la conclusione del conflitto con l’Iran, vari Paesi sarebbero pronti ad aderire a queste intese. “Abbiamo alcuni Paesi davvero fantastici in questo momento e penso che inizieremo a metterli a bordo, perché l’Iran era il problema principale”, ha affermato, per poi proseguire: “In realtà pensavo che ci fosse un periodo in cui ritenevo che l’Iran avrebbe aderito agli Accordi di Abramo insieme a tutti gli altri”.

L’inviato americano per la Siria, Tom Barrack, ha auspicato che Libano e Siria firmino presto dei trattati di pace con Israele. “Il presidente al-Sharaa ha dichiarato di non odiare Israele e di volere la pace su quel confine. Credo che ciò accadrà anche con il Libano. È necessario raggiungere un accordo con Israele”, ha dichiarato. Non solo. Barrack ha anche aggiunto che Ankara farà parte della “nuova strada” che sta man mano iniziando a delinearsi per il Medio Oriente. “Creiamo una nuova strada, e la Turchia è fondamentale in questa nuova strada”, ha detto. Non è d’altronde più un mistero che l’attuale regime filoturco di Damasco sia in contatto con Gerusalemme in vista di una eventuale normalizzazione dei rapporti diplomatici. La stessa Casa Bianca, la scorsa settimana, ha reso noto che Trump ha esortato la Siria a muoversi in questa direzione. Il che è significativo, soprattutto alla luce del fatto che, nel 2020, Recep Tayyip Erdogan si era mostrato notevolmente ostile nei confronti degli Accordi di Abramo.

E, proprio per riuscire a rilanciare questi accordi, il presidente americano ha bisogno di risolvere due questioni correlate: deve, cioè, chiudere la guerra a Gaza e, al contempo, scongiurare definitivamente l’arricchimento dell’uranio da parte del regime khomeinista. Israeliani e sauditi temono la bomba atomica iraniana, mentre è notoriamente Teheran a essere la principale fonte di sostegno per Hamas. Senza poi trascurare che, oltre a Gerusalemme e a Riad, alla ricostruzione della Striscia guardano con interesse anche gli americani e, assai probabilmente, i russi. Questo vuol dire che, verosimilmente, la questione della ricostruzione di Gaza non può essere scissa da quella del rilancio degli Accordi di Abramo. Accordi in cui non è affatto escludibile che Trump voglia tentare di coinvolgere anche l’Iran, una volta che quest’ultimo sia stato reso inoffensivo dal punto di vista nucleare.

Per la Casa Bianca si tratta di un obiettivo ambizioso. E la strada per arrivarci non è certo priva di ostacoli. Benjamin Netanyahu deve spingere l’ala più conservatrice del suo esecutivo ad accettare una tregua a Gaza. Dall’altra parte, bisognerà capire quale delle due anime che caratterizzano attualmente il regime khomeinista riuscirà a imporsi sull’altra: prevarrà quella aperta a un accordo sul nucleare con Trump o quella ostile, principalmente incarnata dai pasdaran? È su queste due incognite che si gioca il futuro della strategia mediorientale del presidente americano.

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Panorama

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