Pace in Ucraina: Donbass e Crimea a Mosca, garanzie a Kiev, ecco i dettagli della proposta russo-americana

  • Postato il 20 novembre 2025
  • Di Panorama
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Si può oramai affermare con certezza che le trattative segrete tra Stati Uniti e Russia per risolvere il conflitto in Ucraina non siano più poi tanto segrete. A circa 24 ore dallo scoop rilanciato da Axios, emergono ulteriori dettagli della bozza di trattato di pace in 28 punti preparata dall’inviato speciale americano Steve Witkoff e dall’omologo russo Kirill Dmitriev.

I nuovi dettagli dell’accordo

Nelle ultime ore sono emersi ulteriori clausole e dettagli, riportati dal Financial Times e da Axios. Innanzitutto, la bozza russo-americana prevede il ritiro delle Forze armate ucraine dalle rimanenti posizioni nel Donbass (di cui ormai controlla poco più del 12%), una richiesta però ripetutamente respinta da Zelensky.

Le altre disposizioni sposano quasi in toto la posizione russa. Si va dalla riduzione di due volte e mezza delle dimensioni delle Forze armate ucraine al divieto di possesso di armamenti a lungo raggio in grado di colpire Mosca e San Pietroburgo.

C’è poi il divieto per Kiev di entrare nella Nato e l’impossibilità del dispiegamento di truppe occidentali in Ucraina, senza dimenticare il riconoscimento alla lingua russa dello status di lingua ufficiale e la cessazione delle persecuzioni alla Chiesa Ortodossa ucraina (quella che fa riferimento al patriarcato di Mosca).

In cambio, l’Ucraina potrà accedere all’interno dell’Unione Europea e riceverebbe garanzie di sicurezza dai partner occidentali volenterosi, Mosca si ritirerebbe inoltre dai territori occupati nelle regioni di Kharkiv e Sumy.

Infine, mentre a Kiev non sarebbe richiesto il riconoscimento delle regioni occupate come parte integrante della Russia, gli Stati Uniti, al contrario, si impegnano a riconoscere Crimea e Donbass come territori russi.

La pace “simile” a quella fallita nel 2022

Così posta, la bozza di accordo russo-americana appare molto simile all’accordo di massima che raggiunto più di tre anni fa ad Istanbul, nell’aprile del 2022, giusto pochi mesi dopo l’inizio dell’invasione russa.

L’accordo di allora, a cui mancava ancora il consenso sul delicato punto dell’attivazione delle garanzie di sicurezza a Kiev, era cionondimeno quasi ultimato, l’Ucraina, però, si ritirò bruscamente dalle trattative, spinta dall’allora Primo ministro britannico Boris Johnson e dall’amministrazione americana guidata da Joe Biden.

Witkoff annulla l’incontro con Zelensky

A infittire le trame diplomatiche, l’inviato americano Witkoff (fautore dell’accordo su Gaza) avrebbe annullato l’incontro di ieri con Zelensky in Turchia perché il presidente ucraino era arrivato ad Ankara con un piano sviluppato assieme ai partner europei che la Russia non avrebbe mai accettato.

La ricostruzione è stata fatta ancora una volta da Axios, che ha citato un funzionario americano a conoscenza dei fatti. 

Non appare una ricostruzione così inverosimile, visto che già nella mattinata odierna tutto questo sentore di pace non pare proprio essere andato giù all’Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera, l’estone Kaja Kallas, che ha affermato di non essere a conoscenza di nessun piano e ha prontamente dichiarato che qualsiasi accordo «per funzionare, ha bisogno che l’Europa e l’Ucraina siano a bordo».

Pace in Ucraina: Donbass e Crimea a Mosca, garanzie a Kiev, ecco i dettagli della proposta russo-americana
Volodymyr Zelensky assieme a Recep Tayipp Erdogan a Istanbul, 19 novembre 2025, ANSA

Rubio conferma le trattative, Mosca no

Le indiscrezioni riportate sono state in parte confermate oggi dal segretario di Stato americano Marco Rubio, che su X ha affermato che «porre fine a una guerra complessa e mortale come quella in Ucraina richiede un ampio scambio di idee serie e realistiche». E «il raggiungimento di una pace duratura richiederà che entrambe le parti accettino concessioni difficili ma necessarie».

Dal canto suo, la conferma da parte di Mosca non è ancora arrivata. Parlando in serata, la portavoce del ministero russo Maria Zakharova ha dichiarato che «se la parte americana avesse una qualsiasi proposta, l’avrebbero comunicata attraverso i canali in uso tra i ministeri degli Esteri dei due Paesi».

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Panorama

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