Pace senza speranza a Kiev e Gaza, nel Pd peggio mi sento: e attenti al l’abbronzatura (Merz docet)

  • Postato il 30 agosto 2025
  • Politica
  • Di Blitz
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Dov’è finita la pace o, almeno, la tregua? Non se ne parla nemmeno più. O, meglio, si fanno mille congetture, mille ipotesi che non servono a nulla.

Ad esempio, mandare subito un esercito europeo a Kiev: con il risultato che la guerra si espanderebbe coinvolgendo non solo il vecchio continente, ma spingendosi fino ad Oriente.

Finito nel nulla questo progetto firmato soprattutto da Emmanuel Macron, ora si pensa di spedire in Ucraina degli addestratori. Per fare che? Finire anche loro sotto le bombe degli aeroplani di Mosca? Mandare al massacro altri giovani che non hanno nulla a che fare con questo conflitto?

È un’idea peregrina che alcuni capi di stato seguono per dimostrare che loro non hanno dimenticato il pericolo di queste due guerre. “Putin è un orco”, strepita il presidente francese che non sa più quale iniziativa prendere per mettersi in evidenza. Vorrebbe diventare protagonista, ma è un ruolo che non gli si addice. Sarebbe meglio si occupasse dei tanti guai che affliggono il suo paese. Eppure c’è in Italia qualcuno che desidererebbe seguirlo finendo in un burrone.

L’Ucraina va difesa fino in fondo, però adoperando il buon senso e la diplomazia, non un pericoloso furore. Questo perché fino a questo momento mostrare solo i muscoli non è servito a niente se non a peggiorare la situazione.

Nessuna speranza di pace a Gaza

Pace senza speranza a Kiev e Gaza, nel Pd peggio mi sento: e attenti al l’abbronzatura (Merz docet), nella foto Gaza
Pace senza speranza a Kiev e Gaza, nel Pd peggio mi sento: e attenti al l’abbronzatura (Merz docet) – Blitzquotidiano.it (Foto d’archivio Ansa)

In Medio Oriente come a Kiev, le armi non hanno smesso di tacere. Anzi. A Gaza, l’operazione finale è già in atto e ogni giorno si contano morti civili con la gente che scappa a sud per non essere travolta dai soldati di Tel Aviv i quali  hanno l’ordine di essere spietati.

Kiev è ormai ogni giorno il principale obiettivo del Cremlino che non risparmia nemmeno le sedi dell’Unione Europea e del British Council.

La strategia di Putin è assai chiara: impaurire il nemico, ridurlo ai minimi termini per poi sedersi attorno ad un tavolo e dettare lui i termini del cessate il fuoco. I territori occupati sono ormai non più russofoni, ma russi.

Zelensky (se sarà risparmiato) si dovrà accontentare delle briciole. Così come l’Europa che farebbe bene a seguire la linea italiana: quella di intervenire con le proprie truppe solo nel caso in cui la Russia, in futuro, avesse il desiderio  e la voglia di invadere nuovamente l’Ucraina.

“Mosca dimostri subito che vuole negoziare”, grida al vento Zelensky convinto anche lui che il Cremlino ha altre mire. Si va avanti a tentoni nella speranza che i grandi, insomma le superpotenze, si convincano che si sta giocando pericolosamente con il fuoco e con un incendio che sarebbe difficilissimo domare.

Alla “guerra” delle Regionali

Siccome, gli italiani, non vogliono essere secondi a nessuno, si è deciso di iniziare anche  noi una guerra (ideologica per fortuna) che ha un traguardo molto vicino: quello delle elezioni regionali che si svolgeranno tra settembre e ottobre. I partiti sono in fermento, come pure le coalizioni.

A destra, la scelta dei candidati è di là da venire perché il governo Meloni ha un’altra gatta da pelare: la complicata manovra economica che non potrà limitarsi ad una prudenza dopo le promesse che la premier ha fatto durante il suo discorso al meeting di Rimini. Superato lo scoglio dei tre anni di governo, è arrivato il momento delle riforme: la giustizia, il premierato, le tasse.

A sinistra, la situazione è assai più complicata perché nell’occhio del ciclone continua ad esserci la segreteria di via del Nazareno. Sono cominciate le grandi manovre per ridimensionare la Schlein e riportare il partito ai fasti della vecchia Dc.

Un movimento che guarda a sinistra, ma non troppo perché si è convinti che con questa opposizione – come disse una volta Nanni Moretti – non si vincerà mai.

Già, ma chi potrebbe essere il successore di Elly? Innanzitutto un uomo o una donna? Più probabile la prima soluzione perché di personaggi in gonnella all’altezza della situazione non ce ne sono. Ragione per cui si dibatte e si discute alzando spesso la voce perchè quella poltrona fa gola a molti.

Si rincorrono i primi nomi che vanno da Prodi (addirittura) a Gentiloni, da Zanda ad una nuova stella del firmamento pieddino: Gaetano Manfredi, il sindaco di Napoli, che vorrebbe dire sbarazzarsi delle vecchie scorie per cominciare un periodo in cui il centro, quello vero, potrebbe tornare a guidare il Paese.

Sono tempi duri per tutti, anche per i premier. Non solo in Italia, ma pure nella Germania spesso chiamata ad esempio. Nel tritacarne delle polemiche finisce il numero uno del Paese, Friedrich Merz, accusato non di aver sbagliato politicamente una mossa, ma per aver speso 12 mila euro per la sua abbronzatura elogiata persino da Trump. Un “abbellimento” troppo caro che ha indignato i suoi avversari che hanno subito presentato una interrogazione parlamentare.

Attenzione al look, quindi, perché essere attraenti si può, ma non a spese dello Stato e dunque dei contribuenti.

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Autore
Blitz

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