Padre a sua insaputa: quando il seme congelato diventa un incubo legale
- Postato il 16 agosto 2025
- Di Panorama
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Tu leggi la storia di un bambino nato oggi da un embrione congelato 31 anni fa, praticamente coetaneo dei suoi genitori, e per scrollarti di dosso lo sconcerto, dici che queste cose succedono nell’Ohio, mica da noi; la corte suprema dell’Alabama dice che gli embrioni congelati non hanno scadenza, valgono a tutti gli effetti. Dai, sono stravaganze americane.
Poi ti capita di sentire dalla viva voce del protagonista, o meglio delle vittima, cosa è accaduto da noi in questi giorni. Forse è peggio. Storia vera e dolorosa ma per non aggiungere sale sulla ferita non farò nomi e cognomi. State a sentire.
La decisione unilaterale della ex
Un padre separato, sulla cinquantina, cattolico praticante, con tre figli di cui due molto piccoli, ebbe qualche tempo fa una storia con una sua quasi coetanea. Veniva da una separazione dolorosa, e viveva un momento difficile, andava dallo psicanalista. A un certo punto alla sua nuova compagna venne un’idea: che dici se visto che l’età avanza, congeliamo il seme e ce lo teniamo, chissà, per il futuro? Lei aveva già congelato i suoi ovuli da una decina d’anni. Vanno in una clinica ad hoc, congelano il seme, firma un sacco di fogli e via.
Poi si lasciano, in fondo non era una storia lunga né importante, almeno per lui. Lui incontra un’altra persona con cui instaura una bella relazione, stanno insieme felicemente, il passato sembra ormai finalmente superato, lei è molto legata ai suoi figli. La sua ex sparisce, anzi è irreperibile per più di un anno, forse due. Finché un giorno di fine aprile gli telefona e gli dice che ha in grembo un figlio dal seme congelato di lui, incrociato ai suoi ovuli in precedenza crioconservati. È già quasi al settimo mese, ormai è fatta.
Padre a sua insaputa
Insomma sei padre, a tua insaputa, contro la tua volontà, nonostante si fossero ormai da tempo lasciati. In luglio lei diventa madre, sulla soglia dei cinquant’anni. Gli ha taciuto la decisione di volere un figlio da lui, gli ha taciuto la gravidanza per mesi, si fa sentire praticamente a cose fatte. Lui si sente usato, e abusato. Il mondo traballa davanti agli occhi del padre involontario, non sa cosa dire alla sua fidanzata, ai suoi tre figli, ai suoi famigliari. Ha compiuto, certo, la leggerezza, in un momento di debolezza, di assecondare questo proposito di congelare il seme.
Ma il sottinteso è che un domani avrebbero potuto decidere insieme di avere un figlio, però insieme, appunto. Ma se si lasciano… Invece, sappiamo che viene tutelata la maternità ma del padre poco o nulla importa; è lei a portare avanti la gravidanza, è lei a partorire, dunque è cosa sua.
Una scelta senza consenso paterno
Ma è possibile che una donna possa decidere da sola tutto questo, senza nemmeno interpellare il partner, ormai ex, e farlo trovare con le spalle al muro con un figlio che non pensava di mettere al mondo? È già aberrante la compravendita di semi e ovuli, gli uteri in affitto, o nella migliore delle ipotesi, i donatori di seme; ma almeno lì c’è una consapevole scelta: chi dona il seme non vuol sapere chi saranno poi i genitori.
Posso capire, pur senza condividere, che una donna decida di voler essere madre senza avere un marito e nemmeno un partner occasionale, e dunque accetti o paghi questa donazione anonima e proceda con l’inseminazione artificiale. Ma se in una clinica si presenta una coppia che congela un seme è possibile che un domani possa presentarsi solo lei, e decida in modo unilaterale di avere un figlio dalla persona con cui non sta più insieme? È possibile che il padre non venga informato dell’intenzione della sua ex-partner e non venga richiesto il suo assenso, fidandosi solo delle firme apposte a suo tempo, in fretta, in un mucchio di pagine?
Un conto è, ripeto, il donatore anonimo che lascia il suo seme a fondo perduto. Un altro è sapere che quel seme appartiene a una persona precisa che l’ha versato nell’ipotesi di decidere un domani di avere un figlio con lei.
Una battaglia che arriva in tribunale
La vicenda finisce in mano agli avvocati, coinvolgerà pesantemente la clinica e lacererà ulteriormente i genitori. E che dire del neonato? Che dire dei bambini suoi fratelli o fratellastri? Che dire insomma della famiglia?
Ecco, questo è il problema: la maternità, il concepimento e la decisione di mettere al mondo una creatura prescindono ormai dalla famiglia, dal suo contesto, dai suoi affetti, dalla condivisione tra un marito e una moglie. È una faccenda che riguarda solo i diritti individuali, e specificamente è un fatto che concerne la donna, salvo poi magari rivalersi sul padre riluttante, reso estraneo alla sua stessa paternità.
Scienza senza coscienza
Questa è ormai la “cultura” che prevale. E sento spesso di donne che progettano di avere un figlio ma senza volere un marito, un padre per i suoi figli, considerato quasi d’ingombro. Il bambino dev’essere la loro prosecuzione, una specie di prolungamento del loro Io.
Quante donne sole e quante coppie lesbiche progettano ovuli congelati o maternità fai da te, senza l’ausilio di nessuno, o con partner occasionali usati come il fuco dall’ape regina? O, in altri casi, la nascita di un figlio senza il consenso paterno è un’arma di ricatto nei confronti dell’ex partner, per costringerlo a fare i conti con la nascita della creatura e magari ad arrendersi a lei, l’ape regina.
Non so come finirà, non sono uomo di legge per dirlo, ma ho l’impressione che ci sia un vuoto legislativo in questo campo. E mi auguro che sia riempito col buon senso, con un naturale senso di giustizia e una valutazione effettiva e sensibile del danno compiuto in questo modo al neonato, a suo padre, alla sua famiglia e ai suoi affetti vecchi e nuovi.
Poi dicono i miracoli della scienza; ma la scienza senza coscienza trasforma i sogni in incubi.