Pakistan, il ministro della Difesa ammette il sostegno al terrorismo: “Abbiamo fatto il lavoro sporco per gli Usa per 30 anni”

  • Postato il 28 aprile 2025
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Il Pakistan ha supportato e finanziato organizzazioni terroristiche facendo il “lavoro sporco” per gli Stati Uniti e l’Occidente nell’arco di tre decenni. L’ammissione porta la firma di Khawaja Asif, ministro della Difesa di Islamabad, ed è arrivata in un’intervista rilasciata il 25 aprile a Sky News. Il tema del colloquio è l’attacco terroristico di Pahalgam, nel Kashmir, in cui sono rimaste uccise 26 persone. L’India ha accusato Islamabad di essere coinvolta e, interrogato dalla giornalista Yalda Hakim, Asif ha respinto le accuse: “Negli ultimi due giorni abbiamo condannato in maniera categorica e senza alcuna riserva” l’accaduto, ha detto Asif. “Il Pakistan è stato vittima del terrorismo per decenni e forse nessun altro paese nel mondo ha sofferto il terrorismo quanto il Pakistan a causa della guerra in Afghanistan negli anni 80 e nel primo decennio dopo di essa”.

“La ragione per la quale l’India punta il dito contro il Pakistan è perché il Pakistan è anche noto per aver supportato, ospitato e finanziato organizzazioni terroristiche come ha fatto con i talebani per anni e gruppi come Lashkar-e-Taiba (tra le più grandi e più attive organizzazioni terroristiche in Asia meridionale, prevalentemente composta da integralisti pakistani, ndr)? – ha domandato la giornalista – E’ questa la ragione per la quale l’amministrazione Trump nel 2018 ha vietato qualsiasi rifornimento militare al Pakistan sostenendo che continuava a fare il doppio gioco? E’ questa una delle ragioni per le quali l’India continua ad accusarvi anche se voi potreste non essere consapevoli di essere coinvolti? Il fatto che le vostre agenzie di intelligence abbiano supportato queste organizzazioni terroristiche è il motivo per cui il dito è puntato contro il Pakistan?”.

“E’ molto conveniente per le grandi potenze incolpare il Pakistan per qualsiasi cosa accada in questa regione – ha risposto Asif -. Noi abbiamo combattuto la guerra dalla loro parte negli anni ’80 contro l’Unione sovietica. E poi sono arrivati gli attacchi dell’11 settembre e anche allora si venne a creare la stessa situazione. Io penso che in quell’occasione il nostro governo abbia commesso un errore”. “Quando lei dice che il governo commise un errore intende l’aver supportato questo tipo di organizzazioni e l’averle usate come proxy?”, lo ha incalzato Hakim. “No, erano state usate come proxy anche dagli Stati Uniti. Era accaduta la stessa cosa con i talebani prima che devastassero Washington (il riferimento è agli attentati dell’11 settembre 2011, ndr), erano considerati dei v.i.p. (very important person, ndr) in quei paesi. Erano tutti mescolati, non c’erano diverse organizzazioni, esisteva solo una organizzazione”.

Poco dopo è arrivata l’ammissione: “Lei ammette che il Pakistan ha una lunga storia di sostegno, supporto, addestramento e finanziamento di queste organizzazioni terroristiche?”, la domanda della giornalista. “Beh – ha risposto Asif -, abbiamo fatto questo lavoro sporco per gli Stati Uniti per circa tre decenni. E per l’Occidente, compreso il Regno Unito“. “Quindi questa è la sua argomentazione?”, ha chiesto Hakim. “No – ha replicato il ministro -, è stato un errore e ne abbiamo sofferto le conseguenze. Se non fossimo entrai in guerra contro l’Unione sovietica e poi dopo l’11 settembre, la storia del Pakistan sarebbe stata ineccepibile”.

Una risposta con la quale Asif sembra confermare le accuse avanzate dall’India in vari forum globali, tra cui l’Assemblea generale delle Nazioni Unite a fine settembre 2024, secondo cui Islamabad avrebbe le sue “impronte digitali” su diversi episodi terroristici avvenuti in ogni parte del globo. Un fatto su tutti: il Pakistan ha dato rifugio a Osama bin Laden, fondatore di Al Qaeda e mente degli attentati dell’11 settembre, ucciso dagli Stati Uniti il 2 maggio 2011 con un’operazione speciale ad Abbottabad, nel nord est del paese, dopo una caccia all’uomo durata quasi 10 anni.

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Il Fatto Quotidiano

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