Palasport, scatta l’acquisto dell’arena: la “firma” di Salis sull’operazione del centrodestra
- Postato il 2 giugno 2025
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- Di Genova24
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Genova. Era stata fissata al 26 maggio – giorno delle elezioni – e rinviata a questo 3 giugno la firma del rogito per l’acquisizione, anzi riacquisizione, dell’arena sportiva del Palasport di Genova da parte del Comune. Questa volta l’appuntamento dal notaio è confermato, presso lo studio Biglia di Saronno, in piazza della Vittoria.
Dopo l’esito del voto delle Comunali, però, non ci sarà chi aveva fortemente voluto quell’operazione – il centrodestra della giunta Bucci-Piciocchi – ma la nuova amministrazione retta dalla sindaca Silvia Salis. La firma, formalmente, sarà posta non direttamente da Salis – va da sé – ma un dirigente del Comune. Uno stop eventuale avrebbe invece dovuto essere frutto di un indirizzo politico.
Il rinvio da maggio a giugno sarebbe stato legato ai tempi burocratici per il passaggio alla fase esecutiva della modifica della convenzione urbanistica da parte della giunta comunale (la convenzione urbanistica vigente era quella approvata nel 2022 che prevedeva l’arena sportiva privata). La convenzione urbanistica aggiornata era stata pubblicata in albo pretorio il 22 maggio ma necessita di 10 giorni per diventare esecutiva.
Ma il risultato è che la nuova prima cittadina si trova, tra le prime pratiche sulla scrivania, a dover perfezionare un progetto fortemente criticato dal centrosinistra e sul quale sarebbe aperto anche un fascicolo della Corte dei conti.
La magistratura contabile si è mossa sulla base di un esposto di cittadini che si domandano se l’operazione di vendita del Palasport per 14 milioni al gruppo Cds – quello che sta portando avanti il progetto Waterfront – e la riacquisizione dallo stesso gruppo da parte del Comune della sola arena sportiva per 23 milioni non sia configurabile come danno per l’erario.
Ma la sindaca Silvia Salis ha alternative? No. Il rogito per l’acquisto segue la firma di un pre accordo che obbliga, salvo il pagamento di penali molto salate, all’acquisto. Inoltre, in più di un’occasione Salis ha chiarito che oggi c’è la necessità che il Palasport diventi operativo in modo che le società sportive lo possano utilizzare quotidianamenti per attività ed allenamenti.
Il gruppo Cds dell’imprenditore lombardo Massimo Moretti, peraltro, è lo stesso su cui si regge l’80% del progetto per il restyling dello stadio Luigi Ferraris (l’altro 20% è rappresentato da Genoa e Sampdoria). Nella visione dell’amministrazione di centrodestra il rifacimento dell’impianto di Marassi avrebbe dovuto essere un’operazione privata mentre Silvia Salis ha più volte spiegato che il modello da seguire dovrebbe essere quello che ha portato alla ristrutturazione dello stadio Franchi di Firenze con denari pubblici.
Se la sindaca appena arrivata non ha intenzione di gettare il banco all’aria sul tema Palasport, anche per evitare di incorrere in penali, ci sono altri progetti su cui invece è disposta a fare passi indietro anche onerosi, se ce ne sarà bisogno. Uno di questi è la funivia del Lagaccio, da Principe a Forte Begato, infrastruttura sulla quale ultimamente era calato un discreto silenzio anche da parte della giunta comunale e del candidato Pietro Piciocchi.
Peraltro non è ancora arrivato – era atteso per maggio – il parere dell’Ansfisa, l’autorità nazionale sulla sicurezza dei trasporti, sull’impianto a fune. Parere che avrebbe dovuto portare a una progettazione definitiva. L’appalto per la progettazione e la realizzazione dell’opera – del valore di oltre 40 milioni – è stato affidato alle aziende Doppelmayr e Collini. A Principe insistono le transenne di un fantomatico cantiere zero mai veramente avviato.
La sindaca e il centrosinistra non hanno alcuna intenzione di “piantare dei piloni da 60 metri in mezzo al Lagaccio (Salis dixit)” e vogliono capire se sarà possibile dirottare i 40 milioni di finanziamento del ministero della Cultura attraverso fondi complementari a Pnrr sul recupero dei forti.
Un altro progetto su cui Salis si è espressa, chiedendo uno stop e rinvio dei termini di almeno sei mesi, è quello dello Skymetro. La richiesta di proroga ha l’obiettivo di presentare un progetto alternativo allo Skymetro senza perdere i finanziamenti.