Palestina, due Stati, due democrazie: Maurizio Gasparri adotta la formula di David Parenzo
- Postato il 14 settembre 2025
- Politica
- Di Blitz
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Il futuro della Palestina è al centro di recenti interventi di Maurizio Gasparri, presidente dei senatori di Forza Italia.
Parlando del nuovo libro di David Parenzo, “Lo scandalo Israele”, dal palco della Festa Nazionale di Forza Italia Giovani a San Benedetto del Tronto, Gasparri ha evidenziato che Parenzo “si definisce un fondamentalista democratico, nel senso che difende con forza la democrazia, i principi liberali, il pluralismo e la libertà, anche a costo di prendere posizioni impopolari o politicamente scomode. Lo fa per convinzione, non per convenienza. In Italia, spesso si fa il contrario: prima si cerca di capire chi vincerà, poi ci si schiera con il vincitore. David invece fa l’opposto: prende posizione a prescindere.
Gasparri ha notato come “il libro affronta il tema dello ‘scandalo Israele’. Israele è da sempre al centro di polemiche, conflitti e guerre. Ma chi conosce un minimo la storia, sa bene che quella regione è segnata da scontri da decenni, anzi, da millenni. Negli anni ’50, poi nel ’67 con la Guerra dei Sei Giorni, nel ’73 con la Guerra del Kippur. Perfino Mosè, migliaiaq di anni fa, fu costretto a lasciare l’Egitto. Questo per dire che in quella zona il conflitto tra etnie, popoli e religioni è qualcosa di antico e radicato. Io spero che finisca, ma non ci sono motivi storici per credere che la fine sia vicina.”
Gasparri e il futuro della Palestina

“Detto questo – ha concluso Gasparri – condivido pienamente la formula proposta da David nel suo libro. Si parla spesso di ‘due popoli, due Stati’, ma noi riteniamo che Hamas non possa essere considerato uno Stato. Il libro invita a pensare a ‘due popoli, due democrazie’.
“La Palestina deve impegnarsi a costruire una vera democrazia. Oggi abbiamo due popoli, ma un solo Stato: Israele, che esiste da 77 anni e ha votato decine di volte – ultimamente anche una volta all’anno, per via dell’instabilità politica. In Palestina, invece, questo non accade. Ecco perché trovo giusta la formula: due Stati, due democrazie. Se David me la presterà, la porterò anche in Parlamento”.
In altra occasione, intervenendo a Agorà su Rai3, Gasparri ha detto:
“Noi non vogliamo l’isolamento di Israele, che sarebbe un errore, perché si aggiungerebbe solo un errore ad altri errori. Ma vediamo che serpeggiano, anche in Italia, atteggiamenti sbagliati che possono facilmente dare spazio a sortite antisemite, che sono l’ultima cosa di cui c’è bisogno.
“Noi non siamo assolutamente favorevoli a interrompere i nostri rapporti economici. Israele è un paese molto avanzato e nessuno rinuncerebbe alle sue capacità tecnologiche”.
“Per quanto riguarda il riconoscimento della Palestina, noi siamo favorevoli a quello che l’ONU ha proclamato da decenni, due popoli e due stati. Ma noi vediamo due popoli, quello palestinese e quello israeliano, ma un solo Stato: Israele, dove c’è un Parlamento, un’opinione pubblica, manifestazioni… In Palestina, invece, c’è questa cappa di Hamas che si fa scudo del popolo palestinese, senza un governo rappresentativo e , soprattutto, democratico. Quindi noi non potremmo essere mai favorevoli al riconoscimento di Hamas. Un conto è il popolo palestinese, un conto è Hamas”.
Elogio del Tempo
Ancora a Agorà su Rai3, Gasparri ha parlato di “alcune inchieste giornalistiche, come quella de ‘Il Tempo’ in particolare, che stanno pubblicando nomi e riportando circostanze, che fanno preoccupare.
Risalendo a alcune persone ed associazioni, si arriva anche ad ambienti, che hanno esaltato Hamas, a personaggi che hanno fatto conferenze ed incontri con toni ambigui. Dopodiché, ci sono diversi modi per aiutare chi è in difficoltà. Se io volessi andare ad aiutare gli ucraini bombardati e partissi con dieci amici, potrei creare solo un pericolo ed i dieci amici non risolverebbero nulla.
“Gli aiuti vanno dati, ma bisogna controllare anche quello che fa Hamas, che spesso ha ostacolato in questi mesi la distribuzione degli ingenti aiuti arrivati nell’area di Gaza.
“Fare un intervento di aiuto è un intento nobilissimo, ma con certe modalità si rischia di non risolvere niente. Quanti aiuti potranno mai arrivare con quattro barche a vela?
“Anche l’Unione Europea ha detto che è un modo pericoloso di approcciare a un contesto in cui anche l’aiuto va gestito con determinate modalità. L’Italia, ad esempio, per far venire qui i bambini palestinesi feriti, deve affrontare mille peripezie, passando sia dall’autorità palestinese che dal governo israeliano”.
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