Pandoro gate, la richiesta shock: chiesti 1 anno e 8 mesi di reclusione per Chiara Ferragni
- Postato il 25 novembre 2025
- Di Panorama
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Pandoro gate è ormai molto più di uno scandalo giudiziario: rappresenta un punto critico del rapporto tra influencer, consumatori e responsabilità sociale. La Procura di Milano ha scelto di continuare sull’onda delle punizione esemplari chiedendo la condanna a un anno e otto mesi per Chiara Ferragni, accusata di truffa aggravata in relazione alla
promozione del pandoro Balocco e delle uova pasquali Dolci Preziosi, pubblicizzate come legate a operazioni benefiche mai realmente concretizzate.
La richiesta della Procura e i protagonisti del processo
La Procura di Milano ha formalmente avanzato la richiesta di condanna a un anno e otto mesi di reclusione per Chiara Ferragni, accusata di truffa aggravata nel contesto della vicenda nota come Pandoro gate . Questa accusa nasce dall’ipotesi secondo cui Ferragni, insieme al suo entourage professionale, avrebbe promosso campagne pubblicitarie ingannevoli legate alla vendita del pandoro Balocco e delle uova pasquali firmate Dolci Preziosi, spacciandole come collectività impegnate in iniziative benefiche che in realtà non si sono concretizzate.
Al fianco di Ferragni, viene coinvolto il suo ex braccio destro, Fabio Maria Damato. Per lui, come per la influencer, la Procura ha chiesto la stessa pena di un anno e otto mesi. Un terzo imputato di rilievo è Francesco Cannillo, presidente di Cerealitalia, società coinvolta nella produzione o distribuzione di questi prodotti dolciari; per Cannillo è stata richiesta una pena inferiore, pari ad un anno di reclusione. Questa differenziazione nelle richieste tiene conto dei diversi livelli di
responsabilità e partecipazione accertati nel corso delle indagini.
Il caso, sotto la lente della magistratura, si configura come un complesso intreccio tra promozione commerciale e responsabilità penale, nel quale le modalità comunicative e contrattuali sono state riconosciute come elementi determinanti per la configurazione del reato di truffa aggravata. L’accusa sostiene che sia stata posta in essere una strategia elaborata per ingannare il pubblico, facendo leva su messaggi legati alla solidarietà e alla beneficenza, ma senza che vi fosse un’effettiva destinazione dei fondi promessi.
Un aspetto particolare di questa fase processuale riguarda la costituzione di parte civile. Hanno aderito in tal senso le associazioni di tutela dei consumatori, con «Casa dei consumatori» come rappresentante principale rimasta in campo dopo che diverse altre associazioni hanno preferito accordi transattivi che hanno portato alla rinuncia a partecipare formalmente al procedimento. Questo fatto sottolinea la valenza sociale e collettiva della controversia, che trascende i soli ambiti giudiziari e si pone a difesa dell’interesse pubblico.
Dal punto di vista giuridico, Ferragni e i suoi collaboratori hanno scelto di optare per il rito abbreviato: una procedura che consente un giudizio più rapido e una sostanziale riduzione della pena, prevista per legge in presenza di determinati requisiti, tra cui la collaborazione con la giustizia e l’assenza di precedenti penali. Nel complesso, oltre alla riduzione dovuta al rito abbreviato, si considerano gli ammontari già versati da Ferragni a titolo risarcitorio, che ammontano a circa 3,4 milioni di euro, e le sanzioni amministrative già inflitte dal garante del mercato e della concorrenza.
Le udienze successive saranno dedicate alle arringhe difensive, con gli avvocati Marcello Iannaccone e Marcello Bana chiamati a sostenere la posizione di Ferragni e degli altri imputati, puntando all’assoluzione. La prossima udienza è fissata per il 19 dicembre 2025, quando si attende un confronto serrato dei vari punti di vista esplicitati in aula e, infine, la sentenza che farà da spartiacque definitivo nella vicenda.
Novità e tensioni in un novembre difficile
Oltre al processo, il novembre 2025 è stato segnato da importanti svolte nella vita personale e professionale di Ferragni. Secondo fonti giornalistiche, si sarebbe conclusa una relazione con Giovanni Tronchetti Provera, rampollo di Pirelli, per contrasti anche familiari. Nel frattempo, il lancio di una candela natalizia del suo brand, “It’s Gonna Be Incredible”, ha suscitato critiche per il prezzo e per la scelta di promuovere un prodotto olfattivo su Instagram, piattaforma inadatta alla
percezione dei profumi.
Si aggiunge poi la notizia dell’abbandono da parte del suo storico bodyguard, forse esasperato dalle tensioni lavorative e personali, un’ulteriore prova delle difficoltà di questo periodo.
Un caso che interpella l’etica dell’influencer marketing
Il Pandoro gate oltre a sollevare questioni legali, rappresenta una sfida epocale per l’intero settore degli influencer: come garantire trasparenza, correttezza e affidabilità in un mondo dove la fiducia dei consumatori è fondamentale. Il caso evidenzia i limiti di una comunicazione promozionale poco chiara e le nuove esigenze di regolamentazione, affinché pratiche ingannevoli non compromettano la credibilità del digitale.
Ferragni, figura simbolo del marketing digitale italiano, si trova così al centro di un dibattito che va oltre la sua persona, coinvolgendo il futuro della comunicazione commerciale e la responsabilità verso il pubblico.