Papa Francesco: il Riformatore della Tradizione, non il Rivoluzionario della Fede

  • Postato il 23 aprile 2025
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di Francesco Mazzarella

Nel corso degli anni, nel dibattito pubblico e persino in ambienti ecclesiali, si è spesso affermato che Papa Francesco sia stato un “rivoluzionario”. Alcuni lo intendono positivamente, come simbolo di cambiamento; altri negativamente, come presunto traditore della Tradizione.

Tuttavia, un’analisi teologica seria, fondata sulla Sacra Scrittura, sulla dottrina cattolica e sulla prassi ecclesiale, dimostra che Papa Francesco è stato, e rimane, un riformatore autentico: fedele al Vangelo, interprete vivo della Tradizione, mai artefice di rotture o strappi dogmatici.

1. Il compito del Papa nella Chiesa: custode, non innovatore arbitrario

Secondo la dottrina cattolica, il Papa non è il “padrone” della Chiesa, ma il servitore della verità ricevuta.

Il Codice di Diritto Canonico (can. 749 §1) stabilisce che il Romano Pontefice gode dell’infallibilità solo quando, ex cathedra, definisce dottrine di fede o di morale “da credersi come rivelate”.

La Costituzione dogmatica Pastor Aeternus (Concilio Vaticano I, 1870) precisa:

“Lo Spirito Santo non è promesso ai successori di Pietro perché manifestino una nuova dottrina, ma perché, con la sua assistenza, custodiscano santamente e spieghino fedelmente la Rivelazione trasmessa dagli Apostoli.”

Anche Papa Benedetto XVI, nel celebre discorso alla Curia del 22 dicembre 2005, ha ribadito che il vero sviluppo della Chiesa è “riforma nella continuità dell’unico soggetto-Chiesa” e mai discontinuità o rottura.

In questo quadro, rivoluzione significherebbe sovvertire il deposito della fede. Riforma, invece, significa purificare, approfondire, attualizzare fedelmente.

2. La missione di Pietro secondo il Vangelo

Cristo affida a Pietro una missione chiara:

“Conferma i tuoi fratelli” (Lc 22,32) e “Pasci le mie pecore” (Gv 21,17).

Il mandato non è quello di trasformare la fede, ma di confermarla, nutrirla e custodirla.

San Paolo ammonisce:

“Anche se noi stessi o un angelo dal cielo vi annunciasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia anatema” (Gal 1,8).

Dunque, la fedeltà al deposito della fede è il criterio supremo dell’autenticità papale.

3. Papa Francesco: un riformatore nella linea della Tradizione

Papa Francesco si inserisce perfettamente in questo paradigma.

Tre esempi fondamentali:

• Evangelii Gaudium (2013): Chiede una conversione pastorale, una Chiesa “in uscita”, ma la base resta l’annuncio della salvezza in Gesù Cristo. Nessuna dottrina è stata modificata.

• Laudato Si’ (2015): Richiama l’antica dottrina della Creazione, applicandola alle sfide ecologiche odierne. Non crea una “nuova fede verde”, ma attualizza un’antica consapevolezza cristiana.

• Amoris Laetitia (2016): Introduce flessibilità pastorale nell’accompagnamento delle situazioni familiari complesse, ma riafferma l’indissolubilità del matrimonio (cf. Mt 19,6).

Nessuna dottrina è stata cambiata.

Nessun dogma è stato negato.

Nessun sacramento è stato abolito o snaturato.

La riforma proposta da Francesco è eminentemente pastorale, non dogmatica.

È un adattamento del linguaggio, degli stili, dei percorsi di accompagnamento: non della sostanza della fede.

4. Le radici bibliche e teologiche della riforma

La riforma nella Chiesa è un’esigenza intrinseca alla sua natura:

• San Paolo invitava al discernimento e all’adattamento senza tradire il Vangelo:

“Esaminate ogni cosa e trattenete ciò che è buono” (1Ts 5,21).

• Il concetto di sviluppo organico della dottrina è ben esposto da San John Henry Newman: la fede cresce nella comprensione, pur restando immutabile nella sostanza (An Essay on the Development of Christian Doctrine).

La riforma vera è quindi un’espansione vitale della stessa pianta, non l’innesto di un’altra specie.

Papa Francesco si muove esattamente in questa logica.

5. La falsa percezione della “rivoluzione”

Perché allora si parla tanto di “rivoluzione”?

Motivi principali:

• Cambio di stile comunicativo: Francesco usa un linguaggio più diretto, semplice, accessibile.

• Priorità pastorali nuove: pone l’accento su temi sociali (ecologia, migranti, povertà) che alcuni percepiscono come “politici”.

• Apertura di processi sinodali: il coinvolgimento più ampio del popolo di Dio dà un’impressione di “cambiamento orizzontale”.

Tuttavia, il contenuto dottrinale rimane in perfetta continuità.

Le innovazioni riguardano il come, non il cosa della fede.

6. Riforma e non Rivoluzione: un obbligo ecclesiale

La Chiesa è semper reformanda (“sempre da riformare”), come ricordava Sant’Agostino e, in tempi moderni, il Concilio Vaticano II (Lumen Gentium, 8):

“La Chiesa, abbracciando nel suo seno i peccatori, è insieme santa e sempre bisognosa di purificazione, e continuamente si applica alla penitenza e al rinnovamento.”

Il Papa, primo garante dell’unità, è chiamato a promuovere queste riforme nel solco della Tradizione.

Mai a stravolgere il deposito della fede.

Papa Francesco interpreta esattamente questa chiamata: riforma e rinnova per purificare e rendere più efficace la missione della Chiesa nel mondo contemporaneo. a

7. Conclusione: Francesco e la fedeltà dinamica al Vangelo

Alla luce di quanto esposto, si può affermare teologicamente che:

• Papa Francesco è un riformatore profondo, non un rivoluzionario.

• La sua azione si radica nella fedeltà al mandato petrino di confermare la fede dei fratelli (Lc 22,32).

• Le sue innovazioni pastorali si situano nel quadro dello sviluppo autentico della dottrina cristiana, secondo i criteri fissati dal Magistero.

In definitiva:

Francesco non ha sovvertito la fede, ma l’ha fatta risplendere con nuova forza per i bisogni del nostro tempo.

Accogliere la sua riforma significa entrare più profondamente nella tradizione viva della Chiesa, non abbandonarla.

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