Papa Leone e i primi sei mesi da pontefice: il nuovo cerchio magico, i bergogliani bocciati e le prime riforme (in discontinuità con Francesco)
- Postato il 19 novembre 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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Come sta cambiando la Curia romana dopo appena sei mesi di pontificato di Leone XIV? La domanda, più che legittima, non alberga soltanto nelle menti degli osservatori vaticani, molti dei quali ancora non hanno rimosso il modus operandi bergogliano che inevitabilmente li induce in ragionamenti radicalmente errati. È all’interno dei sacri palazzi che c’è molta curiosità, ma soprattutto tanta ansia, nel tentativo di prevedere le mosse del matematico ed enigmatico Prevost. Mentre, infatti, nei precedenti dodici anni di pontificato, da Casa Santa Marta, la residenza papale, le informazioni filtravano sia in entrata che in uscita, anche anticipando i provvedimenti più dirompenti di Francesco e così testando le reazioni della Curia romana, costituzionalmente chiusa a catenaccio con qualsiasi Pontefice, adesso nessuno riesce più a prevedere le mosse di Leone XIV. Le sue prime decisioni e le sue primissime nomine, però, rivelano molto del suo stile di governo. Un uomo che ascolta tutti, che non anticipa le sue soluzioni ai problemi che gli vengono posti e che non spoilera le sue nomine, come, invece, faceva Bergoglio, ma che poi decide da solo, dopo una lunghissima meditazione, ma con una fermezza unica.
Leone XIV predilige i collaboratori che hanno un low profile, come lo aveva lui fino all’elezione al pontificato. È, infatti, molto significativa, anche da questo punto di vista, la scelta di monsignor Filippo Iannone come prefetto del Dicastero per i vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, incarico ricoperto, dal 2023 al 2025, proprio da Prevost. Entrambi religiosi, l’uno agostiniano e l’altro carmelitano, entrambi canonisti ed entrambi molto riservati. Nella Curia romana bergogliana Iannone è stato l’unico prefetto di un dicastero a non essere cardinale. Scontatissima ora, ovviamente, la berretta rossa nel primo concistoro per la nomina dei nuovi porporati di Leone XIV. Evento che, però, non è imminente. Attualmente, infatti, i cardinali elettori sono 126, sei in più del limite fissato da san Paolo VI e confermato da san Giovanni Paolo II. È prevedibile che Prevost attenda che il numero dei porporati con meno di ottant’anni scenda almeno sotto il limite fissato da Montini.
Oltre a Iannone, tra i promossi curiali c’è il cardinale Ángel Fernández Artime, pro prefetto del Dicastero per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, nominato da Leone XIV legato pontificio per le Basiliche di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli ad Assisi e giudice applicato della Corte di Cassazione dello Stato della Città del Vaticano. Una scelta altamente eloquente è stata quella del vicereggente della Prefettura della Casa Pontificia, incarico creato ad hoc da Prevost per il suo confratello padre Edward Daniang Daleng, già consigliere generale e procuratore generale dell’Ordine di Sant’Agostino. I due sono legatissimi da molto tempo e hanno una totale sintonia. Leone XIV, quindi, ha scelto un uomo di sua massima fiducia perché lo affianchi nelle udienze quotidiane, coordinandosi con la sua segreteria particolare e con la Segreteria di Stato per organizzare l’agenda papale. Al vicereggente Prevost ha chiesto anche di informatizzare la Prefettura della Casa Pontificia.
Ma, ovviamente, ci sono anche i bocciati dei primi mesi di pontificato. Non sono passate inosservate le defenestrazioni illustri di monsignor Roberto Campisi, che da assessore per gli affari generali della Segreteria di Stato è stato nominato osservatore permanente della Santa Sede presso l’Unesco, con l’incarico di seguire anche l’attività delle organizzazioni internazionali cattoliche. Una nomina non accompagnata dall’episcopato, come è tradizionalmente avvenuto per chi ha ricoperto il ruolo di assessore della prima sezione della Segreteria di Stato. Sembra, tra l’altro, che Campisi sia destinato, in breve tempo, a lasciare il servizio diplomatico della Santa Sede e a rientrare nella sua arcidiocesi di Siracusa. L’altro defenestrato curiale è l’arcivescovo Andrés Gabriel Ferrada Moreira, da segretario del Dicastero per il clero spedito a fare il vescovo di San Bartolomé de Chillán, in Cile. Il presule aveva ricevuto l’ordinazione episcopale da Francesco, nel 2021, ed era considerato un suo fedelissimo.
Oltre alle primissime nomine, ci sono poi le prime riforme. Leone XIV ha collocato il Pontificio Comitato per la Giornata mondiale dei bambini, presieduto da padre Enzo Fortunato, all’interno del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, il cui prefetto è il cardinale Kevin Joseph Farrell. Successivamente, Prevost ha stabilito che “nel determinare le attività di investimento finanziario della Santa Sede, l’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica generalmente fa effettivo uso della struttura organizzativa interna dell’Istituto per le opere di religione, a meno che gli organi competenti, come stabilito dagli statuti del Comitato per gli investimenti, non ritengano più efficiente o conveniente il ricorso a intermediari finanziari stabiliti in altri Stati”. Inoltre, ha istituito l’Apostolato del mare, quale organo di coordinamento dell’Opera dell’apostolato del mare, in persona giuridica canonica pubblica, approvandone contemporaneamente lo Statuto. Infine, azzerando completamente le norme finanziarie di Bergoglio per la Fabbrica di San Pietro e il capitolo della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore, Leone XIV ha stabilito che entrambi gli organismi saranno d’ora in poi soggetti “al controllo e alla vigilanza stabilita per gli enti indicati nell’elenco allegato allo Statuto del Consiglio per l’economia, nonché alle norme e alle leggi in materia di atti di straordinaria amministrazione”.
Non bisogna nemmeno dimenticare lo stile di governo di Prevost. Il Papa ha criticato la mancanza di sinergia tra i dicasteri della Curia romana. Non è un caso, quindi, che Leone XIV sta intensificando le riunioni dei capidicastero per un lavoro maggiormente collegiale del suo governo. Inoltre, Prevost ha già avvisato i cardinali di tutto il mondo che il 7 e l’8 gennaio 2026, all’indomani della chiusura del Giubileo della speranza, terrà un concistoro straordinario per ascoltare il parere dei porporati. Un’esigenza, quella del governo collegiale, emersa chiaramente durante le congregazioni generali dei cardinali che hanno preceduto il conclave che ha eletto Leone XIV. Prevost sta sottolineando molto anche il suo ruolo di primate d’Italia. Il Papa sarà ad Assisi, il 20 novembre 2025, per concludere l’assemblea generale della Cei. Una visita lampo nella città del poverello, dove è esposto anche il corpo di san Carlo Acutis, canonizzato proprio da Leone XIV. Il primo viaggio apostolico di Prevost, invece, sarà in Turchia e Libano, dal 27 novembre al 2 dicembre 2025, essenzialmente per realizzare il desiderio di Bergoglio di commemorare i 1700 anni dal Concilio di Nicea. Un viaggio chiaramente ecumenico destinato a proseguire la strada del dialogo all’interno del cristianesimo. Chiusa la Porta Santa della Basilica di San Pietro, si attendono ulteriori e importanti decisioni di Leone XIV. Ma, giorno dopo giorno, Prevost sta già disegnando quello che sarà il suo pontificato. A tratti simile a quello del suo diretto predecessore e a tratti molto diverso.
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