Papa Leone XIV: “Impiegherò ogni sforzo per la pace. Negoziamo, la Santa Sede è a disposizione per far incontrare i nemici”
- Postato il 14 maggio 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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“La pace di Cristo non è il silenzio tombale dopo il conflitto, non è il risultato della sopraffazione, ma è un dono che guarda alle persone e ne riattiva la vita. Preghiamo per questa pace, che è riconciliazione, perdono, coraggio di voltare pagina e ricominciare. Perché questa pace si diffonda, io impiegherò ogni sforzo. La Santa Sede è a disposizione perché i nemici si incontrino e si guardino negli occhi, perché ai popoli sia restituita una speranza e sia ridata la dignità che meritano, la dignità della pace. I popoli vogliono la pace e io, col cuore in mano, dico ai responsabili dei popoli: incontriamoci, dialoghiamo, negoziamo!”. È il forte appello che Leone XIV ha rivolto, nell’Aula Paolo VI, ai partecipanti al Giubileo delle Chiese orientali. Robert Francis Prevost ha ribadito che “la guerra non è mai inevitabile, le armi possono e devono tacere, perché non risolvono i problemi ma li aumentano; perché passerà alla storia chi seminerà pace, non chi mieterà vittime; perché gli altri non sono anzitutto nemici, ma esseri umani: non cattivi da odiare, ma persone con cui parlare. Rifuggiamo le visioni manichee tipiche delle narrazioni violente, che dividono il mondo in buoni e cattivi”.
Una proposta molto concreta di mediazione, sua personale e del Vaticano, non solo in un dialogo aperto con le Chiese orientali, ma soprattutto con i leader politici dei Paesi in guerra, in particolare coloro che usano il nome di Dio per giustificare la violenza. Da qui, le forti e inequivocabili parole di Leone XIV che non ha pronunciato un discorso di circostanza, ma ha dettato delle vere e proprie linee programmatiche del suo pontificato. “La Chiesa – ha affermato Prevost – non si stancherà di ripetere: tacciano le armi. E vorrei ringraziare Dio per quanti nel silenzio, nella preghiera, nell’offerta cuciono trame di pace; e i cristiani – orientali e latini – che, specialmente in Medio Oriente, perseverano e resistono nelle loro terre, più forti della tentazione di abbandonarle. Ai cristiani va data la possibilità, non solo a parole, di rimanere nelle loro terre con tutti i diritti necessari per un’esistenza sicura. Vi prego, ci si impegni per questo!”.
Un appello accorato che arriva alla vigilia della messa di inizio pontificato di Leone XIV, in programma domenica 18 maggio, in piazza San Pietro, e alla quale prenderanno parte anche molti capi di Stato e di governo e monarchi provenienti da tutto il mondo. L’invito alla pace è una costante dei primi discorsi di Prevost, fin da quello pronunciato, sulla loggia centrale della Basilica Vaticana, subito dopo l’Habemus Papam. Sullo sfondo il conflitto russo ucraino con il tentativo di mediazione, prima direttamente di Papa Francesco, e in seguito del cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana e arcivescovo di Bologna, come delegato di Bergoglio in una missione delicatissima. Dialoghi che hanno visto il porporato in Ucraina, Russia, Stati Uniti d’America e Cina, ma che, purtroppo, hanno da tempo segnato una battuta d’arresto.
L’offerta di mediazione fatta da Prevost è arrivata pochi giorni dopo la telefonata che ha avuto con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky: “Ho parlato con Leone XIV. È stata la nostra prima conversazione, ma molto cordiale e davvero concreta”. Un segnale importante che il primo Papa statunitense potrà davvero essere fondamentale nel dialogo tra Washington, Mosca e Kiev. Ma la sua azione pacificatrice potrà essere determinante anche nel contesto mediorientale con la sponda che potrà avere dal cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini. Non a caso, nel suo primo Regina Caeli, Leone XIV ha ripreso le parole di Francesco nella sua ultima apparizione pubblica, l’Urbi et Orbi di Pasqua, chiedendo “una pace autentica, giusta e duratura” per l’Ucraina. Invocando, inoltre, l’immediato cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e la liberazione di tutti gli ostaggi.
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