Parco Appennino, caos ministeriale: annullata revoca a Priore
- Postato il 30 maggio 2025
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Il Quotidiano del Sud
Parco Appennino, caos ministeriale: annullata revoca a Priore
Annullata la revoca dell’ex presidente dell’ente Parco Appennino, Priore, decisa Pichetto Fratin nel 2023. Il Consiglio di Stato contesta assenza di contraddittorio e ragioni del provvedimento.
POTENZA – Il provvedimento con cui il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha revocato il presidente del Parco nazionale dell’Appennino lucano, Giuseppe Priore, è illegittimo per almeno due ordini di motivi. In primis perché assunto senza dare la possibilità a Priore di difendersi dalle contestazioni che gli sono state mosse. E poi per la natura stessa di alcune delle contestazioni, che sono risultate del tutto infondate. Sono queste le ragioni per le quali il Consiglio di Stato, mercoledì, ha accolto il ricorso dello zoologo lucano, annullando il decreto che a settembre 2023 lo ha disarcionato dalla guida del Parco. Decreto che ha aperto la strada alla nomina, prima come commissario e poi come presidente, dell’ex consigliere regionale meloniano Antonio Tisci.
IL CONSIGLIO DI STATO: MANCATA INTERLOCUZIONE E CONTESTAZIONI INFONDATE
«Non può escludersi che l’apporto partecipativo dell’appellante avrebbe potuto contribuire ad una diversa determinazione dell’amministrazione». Queste le motivazioni dei giudici di Palazzo Spada rispetto alle doglianze per la mancata interlocuzione tra il ministero e Priore su una serie di rilievi posti alla base della revoca. In particolare in relazione alla validità degli atti adottati tra la scadenza dell’ultima proroga dell’incarico di commissario conferito a Priore nel 2019, e la decorrenza dell’incarico di presidente che gli era stato conferito nel 2020, ma sarebbe diventato efficace soltanto a febbraio del 2022. Col rinnovo del consiglio direttivo del Parco.
CONTESTAZIONI CONTRADDITTORIE E PROROGHE COVID
A Priore è stata contestata, infatti, l’adozione dell’assestamento del bilancio del 2021. Ma il collegio presieduto da Silvia Martino non ha potuto non rilevare che era stato già approvato dal Ministero, «sicché è contraddittorio che tale circostanza sia stata poi richiamata per giustificare la revoca in esame». Stesso discorso per la pubblicazione del bando per la selezione del direttore generale, «che era stata già annullata dal Ministero ed era quindi, ormai, priva di effetti». «Sotto questo profilo, non vi era dunque la necessità, affermata nel provvedimento impugnato, di ricondurre a legittimità l’azione amministrativa».
Sottolinea il Consiglio di Stato, aggiungendo che sentire Priore «avrebbe potuto contribuire altresì ad una riflessione da parte dell’amministrazione circa le modalità delle proroghe previste dalla legislazione emergenziale a seguito della pandemia Covid». A ben vedere, quindi, «l’avvalersi della proroga non costituiva una facoltà quanto piuttosto un obbligo in linea con le restrizioni di movimento all’epoca vigenti». E a dimostrarlo vi sarebbe un decreto ministeriale relativo a un caso simile, in cui invece si dà atto della «proroga di diritto» dell’incarico di un altro commissario.
SULLA REVOCA DI PRIORE A PRESIDENTE DEL PARCO DELL’APPENNINO, LA DECISIONE DEL CONSIGLIO DI STATO E IL RAPPORTO FIDUCIARIO
I magistrati di Palazzo Spada hanno rovesciato una precedente sentenza del Tar Basilicata, accogliendo una serie di eccezioni di Priore. Anche rispetto ai rilievi della Corte dei conti trasferiti nel provvedimento di revoca. «Detta determinazione dell’organo di controllo interveniva qualche giorno dopo l’assunzione delle funzioni del consiglio direttivo (22 febbraio 2022). Data alla quale era ancorata la decorrenza dell’incarico di presidente».
Si legge nella sentenza. «Pertanto, sin da quel momento, l’amministrazione (il ministero, ndr) avrebbe potuto valutare se le questioni evidenziate fossero idonee a incrinare il rapporto fiduciario nei confronti del dottor Priore e provvedere nell’immediatezza». Per i giudici, insomma: «solo in tale ipotesi – non verificatasi – avrebbero potuto concretizzarsi quelle “particolari esigenze di celerità” che (…) escludono la necessità di comunicare l’avvio del procedimento». Invece il ministero ha ritenuto di andare avanti non avendo avvertito Priore delle contestazioni e dell’intenzione di revocargli l’incarico. Di qui la decisione di annullare il provvedimento del ministro.
Il Quotidiano del Sud.
Parco Appennino, caos ministeriale: annullata revoca a Priore