Pasolini sradicato da una certa destra culturale. Non lo conoscono. Non lo hanno mai letto
- Postato il 25 novembre 2025
- Antropologia Filosofica
- Di Paese Italia Press
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PIERFRANCO BRUNI
La polemica è aperta. Se serve a far discutere, perché non si hanno altri argomenti più consoni alla politica culturale della destra, lo si faccia. Ma occorre farlo con criterio, con consapevolezza critica, con una conoscenza profonda di ciò che è stata la cultura di destra dagli anni Sessanta agli anni Novanta.
Se così è, si dovrebbero leggere le storie del Sindacato Libero Scrittori Italiani e i saggi di Francesco Grisi, Giano Accame, Fausto Gianfranceschi, Giuseppe Prezzolini, Claudio Quarantotto, Alfredo Cattabiani, e tutto il repertorio Rusconi (citiamo solo alcuni pensatori che non sono più tra noi). Questa è storia vera, non parole in libertà.
Il contendere qual è?
Pasolini conservatore? Assolutamente no!
Una certa destra vorrebbe appropriarsi di Pier Paolo Pasolini. Vorrebbe inserirlo nel Pantheon dei conservatori. Vorrebbe proporlo come autore della destra che ha legato il Novecento italiano alla tradizione “identitaria”.
Perché tutto questo?
Chi sostiene queste tesi non ha letto davvero Pasolini, o non lo conosce, o non ha mai affrontato l’insieme — dico l’insieme — della sua opera. Non lo ha ascoltato e forse non ha neppure visto le sue interviste reperibili in rete. Compresa la sua trasposizione cinematografica del marchese De Sade (vista al “Rialto” di Roma ai tempi della mia università, in una città che ribolliva). Compreso anche il suo tentativo incompiuto di un libro su San Paolo.
Ciò che penso di Pasolini l’ho scritto in pagine e pagine. Comunque.
Si potrebbe fare uno scambio: Pasolini ai conservatori, a quelli che oggi si definiscono conservatori, e Vincenzo Cardarelli, Giovanni Papini, Giuseppe Berto, Ignazio Silone, Cesare Pavese, Marcello Galliani, Carlo Mazzantini, Francesco Grisi, Nantas Salvataggio, Alberto Bevilacqua ai progressisti. Va bene così?
Insomma, si sta creando una grande confusione, o una banale strumentalizzazione, e questo non credo porterà alcun contributo neppure all’interno della stessa ampia area della destra che guarda alla politica attraverso uno sguardo e degli strumenti culturali.
Con l’aggravante che l’incontro, con la presenza del Presidente del Senato, assume una valenza fortemente istituzionale. No. Non va bene così.
Pasolini non appartiene alla cultura e ai valori dei conservatori, come si vorrebbe far intendere nell’incontro romano del 25 novembre. Almeno per come considero io i conservatori. Pasolini non ha una formazione conservatrice. Questo emerge chiaramente dai suoi romanzi. Lo si percepisce in Petrolio, postumo. Lo si vede nel suo cinema: decisamente rivoluzionario, che piaccia o no, e orientato a una poesia sperimentale. Egli stesso, sul piano linguistico, si definisce uno “sperimentalista”, in contrapposizione alla finta avanguardia del ’63.
E gli Scritti corsari? Vi emerge piuttosto una “cultura popolare”, con stilemi antropologici ed etnici, come nelle poesie friulane di Casarsa. Ma questo è un altro discorso. Dalle sue pagine sul Corriere si può davvero ricavare che fosse un conservatore?
Applicare questa lettura è del tutto privo di metodo.
Si sacrifica una tradizione letteraria forte, piena di autori di peso, per recuperare Pasolini? Ma a chi giova? Bisogna conoscere gli scritti di Pasolini e non ragionare, anche in una certa destra, per slogan. O si vuole prendere come riferimento la sua intervista a Ezra Pound?
Ragazzi, non scherzate con la vera cultura identitaria.
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Pierfranco Bruni è nato in Calabria. Archeologo, direttore del Ministero dei Beni Culturali e, dal 31 ottobre 2025, membro del CdA dei Musei e Parchi Archeologici di Melfi e Venosa, nominato dal Ministro della Cultura; presidente del Centro Studi “Francesco Grisi” e già componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’estero.
Nel 2024 è stato Ospite d’onore per l’Italia per la poesia alla Fiera Internazionale di Francoforte e Rappresentante della cultura italiana alla Fiera del libro di Tunisi.
Incarichi in capo al Ministero della Cultura:
Presidente Commissione Capitale italiana città del Libro 2024;
Presidente Comitato Nazionale Celebrazioni centenario Manlio Sgalambro;
Segretario unico comunicazione del Comitato Nazionale Celebrazioni Eleonora Duse.
È inoltre presidente nazionale del progetto “Undulna Eleonora Duse” e presidente e coordinatore scientifico del progetto “Giacomo Casanova 300”.
Ha pubblicato libri di poesia, racconti e romanzi. Si è occupato di letteratura del Novecento con studi su Pavese, Pirandello, Alvaro, Grisi, D’Annunzio, Carlo Levi, Quasimodo, Ungaretti, Cardarelli, Gatto, Penna, Vittorini e sulle linee narrative e poetiche del Novecento che richiamano le eredità omeriche e le dimensioni del sacro.
Ha scritto saggi sulle problematiche relative alla cultura poetica della Magna Grecia e, tra l’altro, un libro su Fabrizio De André e il Mediterraneo (“Il cantico del sognatore mediterraneo”, giunto alla terza edizione), nel quale esplora le matrici letterarie dei cantautori italiani e il rapporto tra linguaggio poetico e musica, tema che costituisce un modello di ricerca sul quale Bruni lavora da molti anni.
Studioso di civiltà mediterranee, Bruni unisce nella sua opera il rigore scientifico alla sensibilità umanistica, ponendo al centro della sua ricerca il dialogo tra le culture, la memoria storica e la bellezza come forma di identità.
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