Patagarri scuotono il Concertone con 'Palestina libera!

  • Postato il 1 maggio 2025
  • Di Agi.it
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Patagarri scuotono il Concertone con 'Palestina libera!

AGI - Primo momento autenticamente 'politico' al Concertone del Primo Maggio con i Patagarri che al termine di 'Hava Nagila' cantano al ritmo coinvolgente di musica gitana "Free Paletsinje, Palestina libera!". È il primo momento autenticamente politico di un Concertone finora dimesso e incanalato su binari molto canonici e regolari, attento esclusivamente al tema della sicurezza sul lavoro. Se si esclude l'inizio con le note di 'Bella ciao' all'inizio cantata da Leo Gassmann, sono i Patagarri a dare uno scossone alla sonnolenza del Concertone 2025.

Storia di 'Hava Nagila'

La canzone dei Patagarri, 'Hava Nagila' è un brano della tradizione ebraica che significa 'Rallegriamoci' ispirata a una melodia popolare ucraina della Bucovina. La canzone è stata composta dal musicologo Abraham Zevi Idelsohn nel 1918 per celebrare la vittoria britannica in Palestina al termine della prima guerra mondiale, in occasione della Dichiarazione Balfour con la quale il governo del Regno Unito affermava di guardare con favore alla creazione di una "dimora nazionale per il popolo ebraico" in Palestina, allora ancora parte dell'Impero ottomano, senza però pregiudicare i diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche della Palestina.

Esibizione dei Patagarri

I Patagarri, sul palco del Concertone del Primo Maggio a Roma, hanno sorpreso la piazza con un'esecuzione di Hava Nagila, culminata nel grido "Palestina libera!". "Quando abbiamo scoperto la storia di questo brano, che risale al 1917 e che è legata alla legittimazione delle prime comunità ebraiche in Palestina, abbiamo capito che l'unico modo per suonarlo oggi era accompagnarlo con un messaggio chiaro: Palestina libera", hanno raccontato all'AGI subito dopo la performance i Patagarri, il quintetto jazz-swing formato da Francesco Parazzoli (tromba e voce), Jacopo Protti (chitarra), Daniele Corradi (chitarra), Giovanni Monaco (clarinetto e sassofono) e Arturo Monico (trombone e percussioni), tutti ragazzi milanesi tra i 20 e i 31 anni lanciati a X Factor dove erano nella squadra di Achille Lauro e sono arrivati in finale. Il loro nome è un omaggio ad Aldo, Giovanni e Giacomo e si ispirano ai grandi della musica italiana. "È stato bellissimo, una figata: un palco così pieno di energia non ti fa stare fermo", spiegano i membri della band. "Avremmo suonato un minuto e altre due ore", scherzano. Il loro intervento è stato l'unico momento dichiaratamente politico del concerto, dopo l'apertura con 'Bella ciao' di Leo Gassmann. "In un momento come questo, in cui la situazione umanitaria è gravissima e molte voci vengono silenziate, pensiamo che la musica debba tornare a fare ciò per cui è nata: lanciare messaggi forti, prendere posizione, anche a costo di dividere", affermano. Sul palco più tardi anche Ghali, che già a Sanremo aveva portato un messaggio simile. "Molti artisti hanno paura di esporsi, ma se credi davvero in quello che dici, non puoi avere paura. La musica non può dimenticare gli ultimi, anche quelli dimenticati perfino dai social", concludono.

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Autore
Agi.it

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