Pazzali e i servizi segreti: “Il vice capo dell’Aisi De Donno sapeva di Equalize”

  • Postato il 10 ottobre 2025
  • Giustizia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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A domanda finalmente l’ex presidente della Fondazione Fiera Enrico Pazzali, indagato nell’inchiesta milanese sugli spioni della società Equalize, fa un po’ di chiarezza sul suo rapporto con i Servizi segreti e con il vice capo dell’Aisi Carlo De Donno. Davanti al pm Francesco De Tommasi durante l’interrogatorio del 7 ottobre chiesto dalla difesa e durato quasi dieci ore, Pazzali conferma: “Sì, conosco Carlo De Donno da un po’ di tempo, lo aiutai a trovare la nuova sede dell’Aisi a Milano”. Quindi svela una confidenza che già era emersa dai verbali dell’ex poliziotto Carmine Gallo e dell’hacker Samuele Calamucci. Quest’ultimo recentemente è stato scarcerato per il filone Equalize anche perché la Procura ha ritenuto le sue dichiarazioni del tutto credibili. “Con De Donno abbiamo parlato spesso di nostre idee sulla criminalità economica – mette a verbale Pazzali – e sul fatto che le aziende francesi stavano acquisendo molte aziende italiane. Io gli davo la mia opinione come manager”. E non solo di quello pare che parlassero i due.

“De Donno sapeva di Equalize”

Discutevano ad esempio anche della società con sede in via Pattari finita al centro dell’inchiesta e di cui Pazzali è stato proprietario per il 95%. “Gallo sapeva dei miei rapporti con De Donno. Posso dire che De Donno sapeva di Equalize. Non ricordo se qualche volta ho chiesto a De Donno il suo parere sui clienti di Equalize”. Fermiamoci un attimo. Pazzali dice che De Donno sapeva di Equalize. Ma di quale Equalize? Quella che la Procura ritiene una vera e propria centrale di spionaggio o quella che secondo Pazzali era solo una società nata per cancellare link negativi? Per Pazzali non c’è dubbio: la risposta giusta è la seconda. Del resto per tutto il verbale altro non ha fatto che spiegare di non aver mai saputo che Gallo e Calamucci utilizzassero gli Sdi per compilare i vari report e che lo hanno preso in giro. A verbale: “Voglio dichiarare che non sapevo nulla del metodo di lavoro illegale dei miei dipendenti, in particolare di Carmine Gallo e di Samuele Calamucci e del loro uso illegale di dati provenienti dallo Sdi”. Con varie declinazioni ribadirà sempre lo stesso concetto e alle contestazioni dei pm spiega: “Mi fa notare che anche questa dichiarazione appare poco credibile ma le confermo che è così”.

Le parole su Attilio Fontana

Ne fa cenno Pazzali quando alla domanda: “Fontana si rivolge a lei per tali informazioni? Sapeva di Equalize?”. Risposta: “Lui ha scoperto che avevo questa società quasi per caso”. Il presidente della Regione Lombardia infatti chiederà a Pazzali di fare un controllo su un determinato soggetto. “Pericolo?”, chiede Fontana in chat a Pazzali, che spiega al pm: “In effetti ho richiesto tali informazioni a Gallo in quanto Fontana era preoccupato di aver incontrato o di dover incontrare questa persona di cui non conosceva precisamente la reputazione”. Quindi Fontana chiede un accertamento a Pazzali che si rivolge a Gallo. Ma torniamo a De Donno. L’ex presidente della Fondazione Fiera, indagato per associazione a delinquere, prosegue: “Gallo non aveva in simpatia De Donno perché riteneva che fosse stato artefice di una indagine su di lui e dunque aveva un certo astio nei suoi confronti. Dei Servizi Segreti conosco anche (…), il quale qualche volta è venuto in Fondazione Fiera Milano per rapporti istituzionali. Conosco anche il generale della Guardia di finanza (…), che dovrebbe lavorare all’Aisi. La conoscenza con loro è risalente nel tempo”.

La confidenza del colonnello: “Stai tranquillo”

I rapporti istituzionali proseguono, ma non sono certo loro a svelare a Pazzali un’indagine a suo carico rispetto a una consulenza pagata 200mila da Banca Intesa. No, sono gli sguardi, ma è certamente d’interesse la scena in cui questi sguardi si incrociano. Il pm chiede: “Chi la informò della indagine nei suoi confronti per la consulenza di Banca Intesa?”. Pazzali: “Ricordo di un’occasione, segnatamente una partita di calcio (allo stadio Giuseppe Meazza, ndr) dove c’erano alcuni generali della Guardia di finanza, il colonnello (…) e forse il dottor (…). Mi trovavo nel lounge dello stadio e ho provato a salutare il colonnello, lui si mostrò freddo e si mise a parlare con alcuni dei generali. A quel punto ho sospettato che la Finanza stesse facendo un’indagine o accertamenti su di me, anche se il generale (…) su mia richiesta, durante la partita, mi ha detto che dovevo ‘stare tranquillo’. In seguito sono stato ad una festa da Ernesto Pellegrini, l’ex presidente dell’Inter. In quella occasione ho incontrato (…) di Banca Intesa, che mi ha fatto riferimento a delle dichiarazioni che lui ha reso su di me, forse pensando che io sapessi già dell’indagine. A quel punto sospettai ancora di più”.

Tutte le interrogazioni richieste

Insomma, secondo Pazzali, sono pubbliche relazioni non certo fughe di notizie. E poi lo ribadisce a ogni risposta: “Non avrei mai potuto pensare che utilizzassero dati illeciti”. Per questo, evidentemente, Pazzali travolge di richieste di report Gallo e Calamucci. Il pm: “Ha chiesto un report su Carlo M?”. Pazzali: “Sì l’ho chiesto io”. Il pm: “Ha chiesto un report su Claudio M?”. Pazzali: “Sì perché un giornalista dell’Espresso voleva farmi domande sull’Eur”. Il pm: “Chi è F.A?”. Pazzali: “Era un imprenditore kuwaitiano e prima di incontrarlo ho chiesto a Gallo un report su di lui”. E ancora report dopo report. La Moratti? “Si, confermo di avere testato Beyond(aggregatore di dati, ndr) con una serie di nominativi, tra cui quello di Moratti”. E poi viene Ignazio La Russa, il presidente del Senato: “Preciso che non ho fatto mai nulla contro Ignazio La Russa o suo figlio (…). Per testare Beyond chiesi di inserire alcuni nominativi, fra cui quelli di Geronimo La Russa, Leonardo La Russa e Ignazio La Russa”.

Le ricerche su La Russa

Quando lo chiede è il 19 maggio 2023 e cioè il giorno in cui si è appena consumata la presunta violenza di cui è accusato La Russa jr e sulla quale dovrà decidere il gup rispetto all’opposizione del legale della ragazza alla richiesta di archiviazione della Procura. E in questa sfilza di ammissioni, Pazzali confessa di aver fatto dossierare anche l’ex manager di Autogrill Simona Gelpi. Inizialmente sembrerebbe commissionato dalla senatrice di Forza Italia Licia Ronzulli che smentirà. Pazzali: “Si ho fatto fare un report a Gallo su Gelpi per accertare che lei non fosse una cosiddetta ‘Olgettina’ come si diceva in giro, tuttavia preciso che non era su indicazione della Senatrice Ronzulli”. E quindi come sempre all’ennesima contestazione: “Mi fa notare che ho l’abitudine di tirare in ballo personaggi pubblici e questo sembra davvero poco credibile per una persona della mia levatura e responsabilità ma confermo la mia risposta”.

I pm: “Difesa non credibile”

Insomma quella di Pazzali che conferma la sua conoscenza con i Servizi segreti e le alte sfere della Guardia di finanza, tra cui il generale Cosimo Di Gesù, come già emerso dagli atti, è per il pm una “difesa non credibile”. Ma l’ex Presidente della Fondazione Fiera ripete: “Voglio precisare che non sono né partecipe né tantomeno promotore dell’associazione a delinquere (…). Non sapevo che Gallo e Calamucci avessero modo di acquisire i dati Sdi”. Non lo ha sospettato nemmeno quando a Gallo chiede di fare un report su una badante. Il pm: “Dalla lettura dei messaggi in questione emerge senza dubbio che i dati che le ha fornito Gallo erano riservati e segnatamente informazioni di polizia, poteva veramente pensare che si trattasse di dati acquisiti da fonti aperte?”. Pazzali: “Condivido la sua perplessità e il suo ragionamento, tuttavia ribadisco che a me interessava sapere se la badante fosse una brava persona o avesse controindicazioni (…). All’epoca la mia superficialità non mi ha permesso di capire che Gallo stava facendo qualcosa di illecito”. Superficialità dunque. Solo questo. L’accusa però ribadisce: “Difesa debole, non è credibile”.

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Il Fatto Quotidiano

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