Pechino e Mosca fianco a fianco, oggi come ottant’anni fa. L’articolo di Xi pubblicato in Russia
- Postato il 7 maggio 2025
- Esteri
- Di Formiche
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“Imparare dalla storia per costruire insieme un futuro più luminoso”. Un titolo altisonante e pregno di retorica (e non è certo difficile immaginare il perché) quello scelto dal Presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping per l’articolo che ha pubblicato mercoledì 7 maggio sul quotidiano ufficiale del governo russo Rossiyskaya Gazeta. Una tempistica tutt’altro che causale, considerando che la pubblicazione dell’articolo è avvenuta a meno di quarantotto ore dal 9 maggio, giorno in cui ricorre l’ottantesimo anniversario della vittoria sovietica contro la Germania nella Seconda Guerra Mondiale (che nella memoria russa viene definita “Grande Guerra Patriottica”). Lo stesso Xi prenderà parte alle imponenti celebrazioni (incentrate attorno alla celeberrima parata).
Ma è anche l’anniversario, come ricorda Xi in apertura del suo articolo, della vittoria contro il Giappone (“La guerra di resistenza del popolo cinese contro l’aggressione giapponese”), che assieme alla Grande Guerra Patriottica il Presidente cinese colloca nella più ampia “Guerra mondiale anti-fascista”. Con un sapiente uso delle parole che non solo stringe l’occhio alla retorica di Mosca, ma che soprattutto sfrutta la storia per fornire una narrativa di solidarietà e di cameratismo tra il popolo cinese e quello russo. Nella prima parte del suo articolo, il Segretario del Partito Comunista Cinese dedica interi paragrafi ad apportare i più svariati esempi di collaborazione tra il popolo sovietico e quello cinese. Tanto nella Seconda guerra mondiale quanto nel mondo di oggi, dove i due Paesi combattono fianco a fianco contro il comune nemico occidentale.
Poco importa se questa vicinanza è solo contingenziale al momento storico in cui viviamo. Per Xi è importante stressare questo senso di alleanza tra i due Paesi, o almeno tra le due leadership. Soprattutto dopo che il “flirt” del Cremlino con la Casa Bianca portato avanti nelle ultime settimane, anche se de facto risoltosi in un nonnulla, ha evocato nella mente dei vari attori internazionali (non ultima, la leadership cinese) un possibile riavvicinamento a Washington, nemico giurato degli eredi del Celeste Impero.
Ma c’è un’altra ricorrenza, che Xi non manca certo di evidenziare: quest’anno cade anche l’ottantesimo anniversario della restituzione di Taiwan, prima territorio giapponese, alla Cina. Che è ancora l’ente politico legittimato a controllare l’isola, secondo una serie di documenti menzionati dallo stesso autore. Che torna a sfruttare la retorica storica per rimarcare uno die punti fermi della sua visione e del suo programma politico: “Indipendentemente dall’evoluzione della situazione sull’isola di Taiwan e dai problemi che le forze esterne possono creare, la tendenza storica verso la riunificazione definitiva e inevitabile della Cina è inarrestabile”. Per poi richiamare la “responsabilità” di Mosca a sostenere il suo “partner” nel suo sforzo di riappropriarsi del proprio territorio, ma anche nel promuovere una governance globale all’insegna “della giustizia, non dell’egemonia”. Con quest’ultimo termine, il riferimento agli Usa è tutt’altro che implicito.
“La Cina e la Russia sono entrambe grandi nazioni con splendide civiltà. I popoli cinese e russo sono entrambi grandi popoli definiti da eredità eroiche. Ottanta anni fa, i nostri popoli hanno vinto la guerra antifascista attraverso lotte eroiche. Oggi, otto decenni dopo, dobbiamo prendere tutte le misure necessarie per salvaguardare con determinazione la nostra sovranità, la nostra sicurezza e i nostri interessi di sviluppo. Dovremmo essere custodi della memoria storica, partner nello sviluppo e nel ringiovanimento nazionale e campioni dell’equità e della giustizia globale, e lavorare insieme per forgiare un futuro più luminoso per l’umanità”, sono le parole scelte da Xi per chiudere il suo intervento. Che sia una dichiarazione programmatica o un wishful thinking, ce lo dirà solo il futuro.