Pensione: quando ci andremo e quanto prenderemo? Le novità 2025
- Postato il 20 maggio 2025
- Di Panorama
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Quando riusciremo ad andare in pensione e quanto prenderemo? La risposta dipende da tre fattori: l’anno in cui abbiamo iniziato a versare i contributi (prima o dopo il 1996), la nostra età e, da quest’anno, anche l’eventuale adesione a una previdenza integrativa.
Nel frattempo, l’Italia resta un Paese di pensionati: 17.986.149 gli assegni attivi a inizio 2025, di cui oltre 13,7 milioni previdenziali e 4,3 milioni assistenziali. Ma cosa cambia davvero nel 2025? Lo spartiacque resta quello di sempre: il 1 gennaio 1996, data d’inizio del sistema contributivo. Da lì, destini molto diversi.
Cosa succede nel 2025 alle pensioni di chi ha iniziato a pagare i contributi prima del 1996
Regole per il pensionamento confermate nel 2025 per chi ha almeno un contributo accreditato prima del 1 gennaio 1996. Si potrà accedere alla pensione di vecchiaia (basata sull’età) con 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi, oppure anticipare l’uscita se si sono accumulati 41 anni e 10 mesi di contribuzione per le donne, 42 anni e 10 mesi per gli uomini (pensione anticipata basata sull’anzianità contributiva).
Restano fermi, per ora, anche gli aggiornamenti legati alla speranza di vita. La norma pensionistica prevede infatti un incremento biennale dei requisiti (massimo 3 mesi per volta). Il prossimo aggiornamento è previsto nel 2027. Ogni biennio si potrebbe allungare la permanenza forzata nel mondo del lavoro di due/tre mesi. Confermati anche Quota 103 e Opzione Donna. La prima permette l’uscita dal mondo del lavoro a 62 anni (compiuti entro fine 2025) con 41 anni di contributi, ma penalizza l’assegno mensile (ricalcolato e che fino ai 67 anni non potrà superare i 1.860 euro mensili). Opzione Donna consente invece un’uscita a 61 anni con 35 anni di contributi, ma solo per lavoratrici caregiver, invalide (almeno 74%), licenziate o dipendenti di aziende in crisi. Anche in questo caso l’assegno sarà calcolato interamente con il sistema contributivo, quindi meno favorevole.
Cosa succede nel 2025 alle pensioni di chi ha iniziato a lavorare dal 1996 in poi
Chi ha cominciato a versare i contributi dal 1 gennaio 1996 rientra interamente nel sistema contributivo: ogni euro versato incide direttamente sul valore futuro della pensione. Nel 2025 si confermano due percorsi di uscita. C’è la pensione anticipata ordinaria, come quella dei “pre-96”, quindi 41 anni e 10 mesi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini. E c’è la pensione anticipata contributiva, per chi ha 64 anni e almeno 20 anni di contributi, ma solo se l’assegno è almeno 1.330 euro netti al mese (pari a tre volte l’assegno sociale). Per le lavoratrici con uno o più figli, la soglia è più bassa (1.250 euro per un figlio, 1.020 euro per due o più). Chi non raggiunge questo importo minimo, dovrà aspettare la pensione di vecchiaia a 67 anni, sempre con almeno 20 anni di contributi, purché l’assegno sia almeno pari all’assegno sociale (circa 538 euro). Altrimenti, non resta che l’ultima spiaggia: la vecchiaia contributiva a 71 anni, accessibile con appena 5 anni di versamenti ma senza alcuna soglia minima per l’importo dell’assegno.
La novità del 2025 sulle pensioni: il “ponte” tra previdenza pubblica e fondi integrativi
La novità 2025 è introdotta proprio per “aiutare” i “lavoratori post 96” a raggiungere le soglie minime richieste dalla pensione anticipata contributiva. Si potrà infatti sommare anche quanto accumulato nella previdenza complementare. È il cosiddetto “ponte” tra previdenza pubblica e integrativa, esclusivamente per chi ha cominciato a lavorare dopo il 1996. Il capitale accumulato nei fondi pensione potrà essere convertito in “rendita equivalente”, utile a raggiungere la soglia minima (1.330 euro). Quando andremo in pensione ora dipende anche dalla previdenza integrativa dunque. Chi vuole lasciare il lavoro prima dovrà pensare sin da subito a un fondo pensione, magari partendo con il TFR.
Con quanto andremo in pensione? Non cambia il calcolo dell’assegno mensile nel 2025
Nel 2025 non cambiano i criteri di calcolo dell’assegno pensionistico. Chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996 avrà una pensione interamente contributiva, cioè proporzionale ai contributi versati, rivalutati in base al Pil nominale, e trasformati in rendita attraverso coefficienti legati all’età e all’aspettativa di vita. Quindi chi ha lavorato di più, più a lungo e con retribuzioni stabili o crescenti, riceverà un assegno più generoso; chi ha avuto carriere brevi, discontinue o con retribuzioni basse, riceverà meno. Chi invece ha versato contributi prima del 1996 avrà una pensione mista: una parte retributiva (basata sugli stipendi degli ultimi anni di lavoro) e una parte contributiva. Il risultato è una pensione che può risultare più vantaggiosa rispetto al contributivo integrale, soprattutto per chi ha goduto di stipendi elevati nella parte finale della carriera lavorativa.
C’è un modo per fare due calcoli su quando andremo in pensione e con quanto? Per stimare il proprio assegno futuro, è possibile utilizzare “La mia pensione futura” sul sito Inps.