Pensioni, come faccio a sapere quando devo smettere di lavorare? Non ti serve il Caf: c’è un metodo semplicissimo
- Postato il 26 maggio 2025
- Economia
- Di Blitz
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Pensione 2025, come calcolare quando si smetterà finalmente di lavorare: esiste un metodo molto semplice, per fortuna.
Il tema delle pensioni, in Italia, è costantemente sotto la luce dei riflettori e sono molti lavoratori che ogni anno si chiedono quando potranno finalmente dire addio al mondo del lavoro. Certo, una risposta univoca non esiste perché tutto dipende da un intreccio compelsso di regole, riforme e diverse variabili individuali.
A ogni modo, con le novità introdotte dall’INPS è senz’altro possibile orientarsi meglio e capire in modo veloce quale sia la situazione personale. La prima cosa da valutare è la data di inizio dell’attività lavorativa. Ma entriamo nel dettaglio.
Il punto di svolta: prima o dopo il 1996
La prima distinzione che incide profondamente sul percorso pensionistico riguarda l’anno in cui si sono versati i primi contributi. Prima o dopo il 31 dicembre 1995? Questo spartiacque segna due sistemi diversi: chi ha iniziato a lavorare prima del 1996 segue il modello misto, chi è entrato nel mondo del lavoro successivamente segue esclusivamente il modello contributivo.
Nel 2025 l’età pensionabile standard per tutti resta fissa a 67 anni, con almeno 20 di contributi versati. Ma esistono anche alternative come la pensione anticipata che consente l’uscita dal mondo del lavoro indipendentemente dall’età anagrafica purché si siano accumulato 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 10 mesi per le donne).
Questi requisiti saranno rivisti nel 2017 in base all’aumento dell’aspettativa di vita, stimato in due o tre mesi ogni biennio.
Le opzioni alternative: Quota 103 e Opzione Donna
Accanto ai canali trazionali, il 2025 conferma due strumenti alternativi per chi vuole allontanrsi prima dal lavoro. La Quota 103 permette di lasciare il lavoro con 62 anni di età e 41 di contributi, ma c’è un limite: l’assegno non può superare i 1860 euro mensili fino al compimento del 67 anni. Un’opzione poco appetibile per chi guadagna di più proprio a causa del tetto imposto.

L’altra via è Opzione Donna, riservata alle donne che hanno accumulato 35 anni di contributi e 61 anni di età ma che rientrano in specifiche categorie: caregiver, invalide civili (almeno al 74%), licenziate o dipendenti di aziende in crisi.
Cosa cambia per chi ha iniziato aversare contributi dopo il 1996
Chi ha cominciato a versare contributi nel 1996 o dopo si muove in uno scenario ben diverso. La pensione anticipata contributiva può arrivare già a 64 anni ma solo se l’assegno stimato è almeno 3 volte quello dell’assegno sociale, cioè circa 1330 euro netti.
Per le donne con figli la soglia si abbassa (1250 euro con un figlio, 1020 con due o più). In caso contrario si deve attendere i 67 anni con 20 anni di contributi e un assegno non inferiore a 538 euro. Opuure addirittura i 71 , con almeno cinque anni versati.
Una delle più grandi novità introdotte quest’anno è il ponte tra previdenza pubblica e complementare. Ora il calcolo per l’uscita anticipata terrà conto anche di quanto accumulato con fondi pensione integrativi.
Per non perdersi in questo labirinto normativo, l’INPS mette a disposizione uno strumento utile e anche gratuito: La mia pensione futura. Si tratta di un simulatore online disponibile sul sito dell’ente che offre una proiezione dettagliata della propria pensione in base all’età, alla carriera lavorativa e alla retribuzione. Senz’altro un punto di partenza importante per chi vuole pianificare con accuratezza il prorprio futuro previdenziale.
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