“Per elaborare il lutto di mio padre ho girato il mondo consegnando lettere a sconosciuti, c’è chi ha chiamato la polizia e chi ha ritrovato l’amore”: l’incredibile storia di Jonny al Guardian

C’è chi per superare un lutto si chiude in sé stesso, e c’è chi, come Jonny Beardmore, il protagonista di questa storia, decide di aprirsi al mondo nel modo più originale possibile: diventando un postino globale per un anno intero. Il suo racconto, affidato alla rubrica “Experience” del quotidiano britannico The Guardian, è una testimonianza di come il dolore possa trasformarsi in un motore di avventura e connessione umana. “Ho sempre amato viaggiare”, esordisce Beardmore, 52 anni, originario di New Plymouth in Nuova Zelanda. Ma nel 2014, quando a suo padre Eric viene diagnosticata la malattia del motoneurone (SLA), lui si trasferisce immediatamente da Londra a casa per stargli vicino. Quando il padre viene a mancare, nell’ottobre del 2022, il bisogno di elaborare il lutto si unisce a un “disperato desiderio di tornare là fuori nel mondo”.

La scintilla scocca all’inizio del 2023, durante un viaggio alle Isole Galápagos. Sull’isola di Floreana, visita la Post Office Bay, dove un vecchio barile di whisky funge da ufficio postale fin dal 1793. La tradizione, iniziata dai marinai, è ancora viva: i turisti lasciano una lettera e ne prendono una che possono consegnare a mano durante il loro prossimo viaggio. “Il barile era stracolmo”, ricorda. “Ne presi un paio e le consegnai con gioia: una da un alunno al suo insegnante, un’altra da una ragazza al suo fidanzato. I destinatari erano incredibilmente grati, e fu meraviglioso aver portato tanta gioia”. Settimane dopo, quell’idea non lo abbandonava: “Pensai: e se passassi un anno a consegnare altre lettere da quella cassetta postale?”. Realizzò di poter mantenere il suo lavoro da remoto e, usando le miglia aeree, viaggiare per il mondo consegnando la posta. Una missione per ricordare il padre, che aveva perso “la capacità di viaggiare e comunicare fisicamente”, e un modo per “creare un contatto umano significativo”.

Nel marzo 2024, parte la sfida: torna alle Galápagos, sceglie 55 lettere e cartoline che coprono un’ampia area geografica e si prefigge l’obiettivo di consegnarne una a settimana, toccando tutti e sette i continenti. Per trovare i destinatari, evita inizialmente i social media, affidandosi solo all’indirizzo. “Se non c’erano, chiedevo in giro”, aiutandosi con Google Translate.”Ero estremamente nervoso per le prime consegne”, ammette. “Non sapevo come la gente avrebbe reagito a uno sconosciuto che bussa alla loro porta”. Solitamente, la confusione iniziale si trasformava in “gioia completa”, ma non sono mancate le eccezioni.

Il quasi-arresto a Bergen, Norvegia (Lettera n° 50): “La signora che ha aperto la porta non ha creduto alla mia storia e ha scambiato il mio bastone da selfie per un’arma, così ha chiamato la polizia. Ho dovuto mostrare agli agenti il mio percorso su Instagram per provare quello che stavo facendo, e alla fine abbiamo riso tutti insieme”. L’amore ritrovato in Belize: “Ho consegnato una lettera d’amore a un uomo, solo per scoprire che si era lasciato con la sua partner. Settimane dopo, mi è arrivato un messaggio per dirmi che erano tornati insieme”. La consegna preferita a Città del Messico (Lettera n° 8): “Da una figlia a sua madre, per ringraziarla di averle permesso di seguire i suoi sogni. La madre era stata molto malata e voleva che la figlia tornasse, ma aveva insistito perché continuasse il suo viaggio. Sono ancora in contatto con entrambe”.
La sfida si è conclusa nel marzo di quest’anno. Per festeggiare, ha organizzato una festa a Londra invitando tutte le persone che aveva incontrato lungo il cammino: “È venuta gente da tutto il mondo, ero così toccato e onorato. Ho stretto amicizie per la vita“. Ora, il suo viaggio diventerà un libro e forse un film. Ma l’irrequietezza del viaggiatore si fa già sentire: “L’unico problema”, conclude, “è trovare un modo per superare la mia ultima avventura”.

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Il Fatto Quotidiano

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