Per la Farnesina il Venezuela è sempre più pericoloso. “La vicenda di Trentini? Potrebbe risolversi con l’espulsione”
- Postato il 2 giugno 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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In Venezuela la situazione resta tesa: il Paese è tuttora lacerato da persistenti tensioni politiche e l’ultima retata di arresti prima delle amministrative di maggio hanno portato al fermo per circa cinquanta persone – compreso l’oppositore Juan Pablo Guanipa – accusate di far parte di un piano sovversivo che prevedeva “l’installazione di esplosivi e l’esecuzione di attacchi violenti contro il Paese”. Sul banco degli imputati le ong Foro Penal, Provea e Medici Uniti che secondo il ministro degli Interni e della Giustizia Diosdado Cabello avrebbero “spesso più di mille milioni di dollari per assaltare il potere in Venezuela“. Non è un caso se l’ultimo aggiornamento della Farnesina sul portale www.viaggiaresicuri.it fa esplicito riferimento al “perdurante rischio di arresti arbitrari” e sconsiglia “i viaggi nel Paese, eccetto che per ragioni di assoluta necessità”. Le raccomandazioni, aggiornate mercoledì 28 maggio, suggeriscono ai cittadini italiani che comunque decidessero di recarsi nel Paese di “evitare spostamenti nelle zone vicine alle frontiere” e “allontanarsi immediatamente da qualunque tipo di assembramento o manifestazione spontanea o programmata di qualunque segno politico”.
L’impegno della Farnesina – L’Italia resta tra i Paesi con più concittadini ancora trattenuti da Caracas, a partire dal cooperante veneto Alberto Trentini, rappresentato dall’avvocatessa Alessandra Ballerini e recluso a El Rodeo I, senza reti d’appoggio nel Paese sudamericano, mentre operava nel sud e ovest del Venezuela su mandato dell’ong francese Humanity and Inclusion. Quasi sette mesi dopo il suo arresto, c’è chi attende un atto di clemenza da parte delle autorità venezuelane. La stessa madre di Alberto, la signora Armanda Trentini, ha detto a Repubblica di essersi rivolta a Maduro, attraverso una lettera recapitata al presidente venezuelano, facendo leva sulla comune fede cattolica.
Fonti riservate affermano che, a differenza di altri prigionieri, nel caso di Trentini, “senza accuse né vincoli o interessi di alcun tipo in Venezuela, basterebbe anche un provvedimento di espulsione dal Paese ospitante, nel quale si trovava solo da tre settimane”.
E in questa fase la Farnesina deve tener conto anche degli italo-venezuelani privati di libertà perché attivi sul fronte delle opposizioni democratiche, tra i quali Daniel Echenagucia (nello stesso carcere di Trentini, ma in un’altra ala); Americo De Grazia, Biagio Pilieri e Margherita Assenza, reclusi nel penitenziario “Helicoide” sorvegliato dai Servizi venezuelani (Sebin). Tutti loro arrestati nell’ambito delle retate post-elettorali dell’estate scorsa. “Per favore, non lasciatelo morire”, ha detto la figlia di De Grazia, Maria, in un videomessaggio, “non conosciamo la situazione che mio padre sta vivendo dentro l’Helicoide”. Un’altra detenzione di lunga data è quella di Giancarlo Spinelli, l’imprenditore cesenate sposato e residente in Venezuela, che si trova nel carcere di Yare dal febbraio 2024.
La maggior parte di loro – soprattutto De Grazia, Pilieri e Spinelli – riscontrano particolari problemi di salute, secondo i loro legali e familiari. La strategia di Roma rimane quella della distensione, che tiene conto sia dell’orizzonte di normalizzazione i rapporti tra Paesi da sempre vicini, sia delle richieste specifiche del Palazzo di Miraflores in attesa di “gesti di vicinanza concreta” da parte italiana.
Altri detenuti – Negli ultimi giorni sono stati inoltre rivelati i nomi di altri cinque cittadini stranieri detenuti in Venezuela, fermati alla vigilia delle amministrative. Si tratta di Oleh Rudenko (Ucraina), Michael Alfred Gustav (Germania-Lussemburgo), Enid Kasmi (Colombia), Antun Mrdeza (Bulgaria-Serbia) e German Darío Giuliano (Argentina). A comunicare i nomi è stata l’avvocatessa Tamara Suju, fondatrice dell’Istituto Calas che monitora le detenzioni a sfondo politico nel Paese sudamericano. Nelle ultime ore filtrano però voci sul rilascio di un cittadino europeo trattenuto a Caracas del quale non sono state specificate le generalità. Secondo l’ong Foro Penal in Venezuela si contano 922 prigionieri politici con 83 cittadini stranieri dietro le sbarre: questi ultimi sono aumentati di 54 rispetto all’aggiornamento dello scorso 15 marzo. “Ma le cifre potrebbero essere più alte”, fanno sapere dall’Instituto Calas a Ilfattoquotidiano.it, spiegando l’impossibilità di “venire a conoscenza di alcuni casi, soprattutto di stranieri i cui familiari rimangono in silenzio per paura di rappresaglie o dei quali semplicemente si sono perse le tracce”.
Viaggi sconsigliati – Le tensioni nel Paese persistono anche a fronte di due annunciati appuntamenti politici ed elettorali. Il primo, le elezioni municipali, convocate per il 26 ottobre, e una riforma costituzionale che andrà a modificare 80 articoli della Carta magna. Le raccomandazioni di “Viaggiare sicuri” si pongono in continuità con le comunicazioni rilasciate da altri Paesi tra cui Argentina, Ecuador e Spagna. Toni più aspri sono stati impiegati da Washington, che il 27 maggio ha comunicato l'”Allerta 4″ sul portale del Dipartimento di Stato. L’indicazione è quella di “non viaggiare in Venezuela per nessuna ragione”. Gli Usa parlano di “gravi rischi” tra cui “detenzione indebita, tortura durante l’arresto, terrorismo, sequestro di persona, abusi di potere da parte delle Forze dell’ordine” e invitato i propri concittadini ad “abbandonare il Paese immediatamente”. Qualche giorno prima, a metà mese, era stato richiesto ai cittadini Usa di “preparare un testamento e designare i beneficiari assicurativi appropriati” in caso di permanenza a Caracas.
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