Per le necessità di Gaza servirebbero almeno 600 camion di aiuti al giorno

  • Postato il 4 giugno 2025
  • Di Agi.it
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Per le necessità di Gaza servirebbero almeno 600 camion di aiuti al giorno

AGi - Le autorità israeliane hanno dichiarato che nella sola giornata di martedì 3 giugno sono entrati nella Striscia 157 camion carichi di farina e generi alimentari. Lo ha riferito il Coordinatore delle Attività Governative nei Territori (Cogat) del ministero della Difesa israeliano, precisando che parte dei carichi è stata portata nei nuovi siti di distribuzione degli aiuti gestiti dalla Gaza Humanitarian Foundation (Ghf). Tuttavia, la controversa Ghf ha annunciato la sospensione delle consegne per la giornata di oggi, motivandola con l'esigenza di “rinnovamenti, riorganizzazione e miglioramento dell'efficienza”, esprimendo anche preoccupazioni legate alla sicurezza. La sospensione è stata duramente criticata dai palestinesi e dalla stampa araba, che parlano di “fallimenti ripetuti nel fornire aiuti significativi” e di “assenza di un contesto sicuro per i richiedenti”.

La Ghf, sostenuta da Israele e Stati Uniti, viene accusata, secondo quanto riportato da Al Jazeera, di sottrarsi alle sue responsabilità. Il network ricorda che Gaza non gode di condizioni di sicurezza da oltre 20 mesi, che le strade sono danneggiate e il carburante è scarso. “Tutti questi fattori possono rallentare il flusso di aiuti" si legge "ma la sospensione totale delle operazioni umanitarie evidenzia l'incompetenza dell'organizzazione nella pianificazione d'emergenza. Molte organizzazioni umanitarie più piccole, comprese quelle locali, sono riuscite a operare nonostante le difficoltà”.

Israele ha ripreso le consegne di aiuti il 19 maggio, dopo lo stop cominciato lo scorso 2 marzo. Il contenuto di molti camion, sottoposto a ispezione dalle autorità israeliane, è ancora in attesa di essere ritirato sul lato gazawi del valico di Kerem Shalom. Secondo le Nazioni Unite, per soddisfare i bisogni di circa due milioni di persone nella Striscia sarebbero necessari almeno 600 camion di aiuti al giorno.

Nell'enclave palestinese, le condizioni di sicurezza restano molto precarie e le informazioni spesso contraddittorie. Il clan Yasser Abu Shabab, una banda armata attiva nelle ultime settimane nell'area vicino al valico di Kerem Shalom, ha diffuso un video in cui invita i residenti a tornare a Rafah Est per ricevere cibo, medicinali e riparo. Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno invece chiesto alla popolazione di evacuare l'area in vista della ripresa dei combattimenti e del ritorno delle truppe.

Secondo il Times of Israel, la voce nel video sarebbe quella dello stesso Yasser Abu Shabab, che avrebbe intensificato l'attività del gruppo nelle ultime settimane. I suoi membri indossano uniformi con la bandiera palestinese e i distintivi dell'“unità antiterrorismo”. Come documentato nel video, ora si definiscono “Forze Popolari”. Notizie locali indicano che il gruppo opera nelle vicinanze del valico di Kerem Shalom, snodo centrale per il transito degli aiuti umanitari, dove è presente anche una forza militare israeliana. Abu Shabab ha affermato che le sue forze hanno protetto i convogli umanitari, mentre Hamas lo accusa di averli saccheggiati e di mantenere contatti con Israele. Finora, i funzionari israeliani non hanno commentato né le attività di Abu Shabab né quelle di altre milizie attive nella Striscia.

Every family in #Gaza is struggling to secure their next meal.

From searching for discarded food to skipping meals, this is how people are coping with severe food shortages.

We continue to call for a safe and unimpeded access to the people of Gaza that desperately need food.

— World Food Programme (@WFP) June 4, 2025

 

La denuncia della Croce Rossa

"Gaza è diventata peggio dell'inferno sulla Terra": a parlare è il presidente del Comitato Internazionale della Croce Rossa (Icrc/Cicr), Mirjana Spoljaric, in un'intervista alla Bbc dalla sede centrale a Ginevra. Spoljaric ha dichiarato che "l'umanità sta fallendo" e che "gli Stati non stanno facendo abbastanza per porre fine alla guerra, porre fine alle sofferenze dei palestinesi e liberare gli ostaggi israeliani". Il presidente della Croce Rossa internazionale ha affermato che "cio' che sta accadendo a Gaza supera qualsiasi accettabile standard legale, morale e umano", denunciando il fatto che "i palestinesi sono stati privati della dignità umana" e che "il diritto internazionale umanitario viene svuotato".

Icrc, organizzazione internazionale che opera in zone di guerra, ha circa 130 dipendenti a Gaza, la maggior parte dei quali palestinesi. Il suo ospedale chirurgico a Rafah, nel sud di Gaza, è la struttura medica più vicina alla zona in cui molti palestinesi sono stati uccisi durante la caotica distribuzione di aiuti negli ultimi giorni, vicino ai siti gestiti dalla Gaza Humanitarian Foundation (Ghf).

Icrc ha riferito, inoltre, che ieri mattina le sue equipe chirurgiche di Rafah hanno ricevuto 184 pazienti, tra cui 19 deceduti all'arrivo e altri otto deceduti poco dopo per le ferite riportate. Si tratta del numero più alto di vittime in un singolo incidente presso l'ospedale da campo da quando è stato istituito poco più di un anno fa. "Le regole della guerra si applicano a tutte le parti. Gli attacchi di Hamas contro Israele del 7 ottobre 2023 non giustificano gli eventi attuali", ha concluso Spoljaric, sottolineando la profondo preoccupazione dell'organizzazione per "i discorsi di vittoria a tutti i costi, guerra totale e disumanizzazione".

 

Gli ultimi attacchi

AGI - Il ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas, ha riferito che il bilancio delle vittime degli intensi attacchi israeliani di questa notte, 3 giugno, aumenta "di ora in ora", con almeno 26 morti. Il raid più grave ha colpito una scuola che ospitava famiglie sfollate a Khan Younis, dove il bilancio – ancora provvisorio – è di 18 vittime. Altri attacchi si sono registrati nella parte settentrionale della Striscia, in particolare a Jabalia e a Gaza City.

Nella parte sud-occidentale di Gaza City, in un'area densamente popolata, tre persone – un uomo e i suoi due figli – sono state uccise da un drone mentre uscivano dalla casa in cui si erano rifugiati. Altre due persone sono state colpite a Jabalia, sempre da un drone. Fonti sanitarie locali riferiscono che molte persone ricoverate negli ospedali hanno dovuto attendere a lungo prima di ricevere cure, a causa del sovraffollamento e della carenza di forniture.

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Autore
Agi.it

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