Perché i caccia russi “sconfinano”: la verità dietro gli allarmi nel Baltico

  • Postato il 26 settembre 2025
  • Di Panorama
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Non passa giorno senza che ci siano allarmanti notizie su presunti sconfinamenti di velivoli militari russi nello spazio aereo di una nazione della Nato del nordest europeo. Il problema però non è tanto nei fatti, noti e conosciuti, quanto nella trasformazione in dramma di una prassi che avviene da decenni per varie ragioni. Lo scopo, guarda caso, è mobilitare l’opinione pubblica per renderla favorevole al riarmo. Il tutto ben cucinato e lievitato grazie a una propaganda che nasce dai servizi segreti ucraini.

Facciamo una scommessa: una volta che il Parlamento Ue avrà approvato il “Muro di droni” che sta tanto a cuore ai Paesi scandinavi, ma che paghiamo tutti noi, il fenomeno si attenuerà. Al voto manca una settimana, fino ad allora non facciamoci prendere in giro: i jet russi si avvicinano ai confini della Nato perché il territorio russo da quelle parti arriva al loro stesso confine. Ogni volta che si grida all’invasione sarebbe bene riaprire la carta geografica e osservarla, riscoprendo, per esempio, che esiste l’enclave di Kaliningrad, una regione russa situata sulla costa del Mar Baltico, separata dal territorio russo e confinante con Polonia e Lituania, entrambi membri della Nato e della Ue.

Se si decolla da lì con un jet o dalla Russia si vola in quella direzione, a 2.000 kmh si sconfina in meno di un minuto di volo. Quindi i voli militari russi avvengono inevitabilmente sui limiti dello spazio aereo delle nazioni costiere del Mar Baltico, tutte appartenenti all’Alleanza Atlantica, senza che ciò sia un’aggressione. Questo anche perché, in luoghi come il Golfo di Finlandia, non esiste uno spazio aereo internazionale perché quelli russo, estone e finlandese praticamente si sovrappongono.

I velivoli procedono su appositi corridoi di cielo definiti nelle carte di navigazione come spazio aereo internazionale e consente agli aerei russi di volare nell’area senza violare lo spazio aereo di Finlandia ed Estonia. Ma tale corridoio è giocoforza disegnato in modo che più si vola vero Est, dove c’è la Russia, più il corridoio è piccolo. E siccome quella zona è tra quelle più colpite da disturbi radio alle frequenze usate dai sistemi di navigazione, essere precisi volando più veloci del suono è complicato, così molti piloti utilizzano i vecchi sistemi inerziali al posto della costellazione Glonass (il Gps russo).

Capita, quindi, che alcuni voli escano dal “corridoio” per poi ritornarci appena se ne accorgono, oppure quando comprendono di essere intercettati. Dunque bando all’isteria collettiva, perché a soffiare su questo evento sono i media e certa politica, quella che deve far digerire spese militari sempre più alte che vengono approvate per ragioni industriali più che tattiche.

Per esempio, qualche giorno fa tre MiG-31 hanno sorvolato quasi tutto il Golfo di Finlandia sul lato estone prima di dirigersi a Kaliningrad. A intercettarli sono stati anche gli F-35 italiani, i cui piloti hanno confermato lo sconfinamento per meno di 8 chilometri. La tesi che la Russia starebbe “saggiando la capacità di risposta della Nato” è quindi una bufala molto comoda: i russi sanno perfettamente dove e quanti sono i caccia dell’Alleanza Atlantica, ma da quelle parti sono vicini a casa loro.

E conoscono bene lo F-35 perché i suoi motori erano fabbricati anche in Turchia quando Erdogan comprò i missili S-400 da Mosca. Quanto accade oggi nel Baltico succedeva anche quando i confini della Nato avevano quella cintura di protezione che li separava dal cielo sovietico e poi russo, dunque non c’è nulla di nuovo: i caccia alleati avvertono l’intruso che si è avvicinato allo spazio aereo nazionale, lo affiancano e lo scortano, non attivano radar di puntamento, fino a quando non si allontana.

Di questo episodio la maggioranza dei media ha omesso di raccontare la versione russa ritenuta non credibile, ma il Cremlino aveva respinto le accuse mediante una dichiarazione del Ministero della Difesa nel quale aveva precisato che “I tre MiG-31 stavano conducendo un volo di routine dalla regione della Carelia, a est della Finlandia, a un aeroporto nella regione di Kaliningrad; hanno sorvolato le acque neutrali del Mar Baltico, a più di tre chilometri dall’isola estone di Vaindloo, senza violare lo spazio aereo estone.” Ed anche che il volo era avvenuto “in conformità con le normative internazionali senza attraversare i confini di altri Paesi.”

Possiamo quindi fare due considerazioni: se non si può prendere per oro colato quanto dice la Russia, è altrettanto vero che Nato, Ue e diversi governi nella regione baltica hanno mentito esagerando eventi come questi per troppe volte dall’inizio della guerra russo-ucraina, come se avessero urgenza di accrescere gli allarmismi se non addirittura di creare un incidente che scateni una reazione armata anti-russa della Nato, ovvero quello che Kiev sogna da tre anni.

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Panorama

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