“Perché l’Italia ha fatto quella brutta figura? Me lo stavo chiedendo, è stata quasi peggio della nostra”: l’affondo di Marotta

  • Postato il 10 giugno 2025
  • Calcio
  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Perché l’Italia ha fatto quella brutta figura? Me lo stavo chiedendo, forse è stata quasi peggio rispetto a quella che abbiamo fatto noi”. È l’affondo di Beppe Marotta dopo l’ultima tragica settimana vissuta dal calcio italiano. Peggio perdere 5 a 0 una finale di Champions League, come ha fatto l’Inter contro il Psg, oppure prendere tre gol dalla Norvegia nella partita probabilmente decisiva per le qualificazioni ai Mondiali? È una dura lotta, tanto che le affermazioni di Marotta stanno già facendo discutere i tifosi. Il presidente dell’Inter ha affrontato temi cruciali per il calcio italiano durante la presentazione del libro di Vito Cozzoli. Ha analizzato le criticità del sistema calcistico nazionale, richiamando l’attenzione su questioni che necessitano di un serio confronto per il rilancio del movimento italiano. Ma è inevitabile che la frase sopra citata abbia destato molto scalpore.

Sicuramente sia quella dell’Inter sia quella della Nazionale sono due figuracce che rimarranno nella storia. E al di là dei singoli fattori che hanno portato alle due disfatte, resta un allarme che riguarda tutto il calcio italiano. “Credo che oggi come Italia siamo un po’ deficitari, lo dico senza colpevolizzare nessuno. Il sistema scolastico poco ha fatto per avviare allo sport i bambini. Tutto è riversato sulle società private che prima si sostenevano con il mecenatismo, oggi però questo modello purtroppo è scomparso“, ha dichiarato Marotta. Che poi ha aggiunto: “L’involuzione di oggi è legata a tanti fattori: probabilmente, la base di reclutamento è diminuita, i maestri sono cambiati. Oggi gli allenatori delle giovanili sono spinti più alla ricerca del risultato che alla crescita dei ragazzi”. Il presidente dell’Inter ha parlato anche della nota “mancanza di strutture” e di “centri federali“.

Marotta poi ha ampliato il discorso, partendo da una tesi: “Abbiamo i giocatori e gli allenatori migliori, ma probabilmente c’è più una carenza motivazionale che di qualità tecniche”. A suo parere, infatti, la mancanza di soldi da investire non deve essere una scusante: “Io resto convinto che l’equazione chi più spende, più vince non sia vera. All’interno di qualsiasi disciplina servono il senso di appartenenza per la maglia che indossi, la passione, la grande cultura del lavoro, la grande competenza, che unite alle motivazioni portano i risultati. I soldi sono importanti, ma oggi c’è una parola ormai strausata che è sostenibilità, che si può raggiungere con un percorso virtuoso”. Infatti, ha concluso Marotta, “non sempre si può trovare il mecenate come una volta, che a fine anno copriva di par suo i costi perché bisognava vincere”.

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