Pescara, morto dopo essere stato colpito con il taser. Il padre: “Era necessario usarlo? Conoscevano le sue patologie”

  • Postato il 4 giugno 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Che motivo c’era di arrestarlo se le forze dell’ordine lo conoscevano bene e sapevano chi fosse e che tipo di patologia avesse? Era davvero necessario utilizzare quella pistola elettrica?”. È l’interrogativo che si pone Andrea Zappone, padre di Riccardo, il 30enne morto martedì mattina a Pescara per un arresto cardiocircolatorio sopraggiunto dopo l’utilizzo del taser da parte della polizia. Tutto questo mentre il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, annuncia accertamenti sull’accaduto. Il giovane, con un lungo passato di tossicodipendenza, è deceduto in ospedale a Pescara dopo essere stato arrestato dagli agenti sulla Strada comunale Piana.

Le parole del padre – In un’intervista al quotidiano il Centro il padre del 30enne assicura che farà di tutto per “conoscere la verità” su quanto accaduto sottolineando che “Riccardo non aveva problemi cardiologici“. Andrea Zappone, noto docente di musica, si chiede anche se “non era opportuno che fosse chiamato il 118 e ordinato il ricovero in trattamento sanitario obbligatorio come era stato fatto le altre volte”. Riccardo, spiega, era “psicotico“: “Vuol dire che aveva delle reazioni e dei comportamenti difficili da capire – aggiunge – noi familiari ce l’abbiamo messa tutta, l’abbiamo sempre aiutato, ma si sa che quando le cose si trascinano per lungo tempo rischiano sempre di passare in secondo piano. E quelle sostanze che prendeva lo devastavano”.

Era seguito dal Centro di salute mentale – Il giovane, che viveva da solo a San Giovanni Teatino (in provincia di Chieti), era seguito dal Centro di salute mentale, anche se rifiutava ogni tipo di cura. Il padre racconta anche di una telefonata con il figlio, pochi minuti prima dei fatti, in cui il ragazzo gli era sembrato particolarmente agitato: “A ripensarci adesso forse avrei dovuto dare maggiore importanza a quella telefonata e non lasciarmi prendere dall’abitudine davanti alle cose senza senso che Riccardo diceva. Perché Riccardo era un soggetto psicotico ed era difficile da gestire nonostante tutta la nostra volontà e disponibilità”.

Le indagini – Sarà adesso l’autopsia a chiarire l’accaduto e le cause del decesso. Martedì la Procura ha ricostruito, con una nota, la vicenda, spiegando che la Polizia, attorno alle 11, aveva proceduto all’arresto del giovane, “apparentemente coinvolto poco prima in un alterco da strada, per aver opposto resistenza a pubblico ufficiale, che è stato necessario vincere con l’uso del taser. Una volta condotto nelle camere d’attesa per compiere gli atti di polizia giudiziaria conseguenti – si legge sempre nel comunicato – l’uomo ha accusato un malore per il quale è stato dapprima soccorso sul posto dal 118 e, quindi, trasportato in ospedale per le manovre di rianimazione, che purtroppo non hanno potuto impedirne il decesso“. Le indagini sono affidate alla squadra Mobile della Questura di Pescara, coordinata dalla Procura.

Il racconto dei testimoni – Secondo il racconto di alcuni testimoni, il 30enne avrebbe cercato di derubare una persona per strada e un uomo, un meccanico 51enne, lo avrebbe colpito forte alla testa prima dell’intervento degli agenti per fermarlo, in preda a una crisi. “Se gli davi una spintarella cadeva“, hanno raccontato le persone che lo conoscevano, spiegando che “viveva di espedienti”, cercava con insistenza spiccioli e “bazzicava anche la zona della stazione”.

Gli accertamenti del ministero – “È una tragedia che ci addolora. Esprimo il cordoglio nei confronti dei familiari e della persona. Andranno sviluppati tutti gli accertamenti perché è interesse anche nostro capire se ci sia una correlazione con l’uso del taser qualche minuto prima”, ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ospite di Sky tg24 Live in Milano. “Segnalo – ha aggiunto il ministro – che il taser è l’alternativa all’uso di strumenti molto più offensivi come l’arma da fuoco e spesso si rende necessario per i comportamenti che hanno le persone. In questo caso la persona si stava sottraendo alle forze di polizia e stava dando in escandescenza con atteggiamenti pericolosi per sé stesso, per gli operatori e per la gente che era presente sul posto”, ha concluso Piantedosi.

I precedenti – Introdotto ufficialmente nel 2022, dopo una travagliata fase di sperimentazione, il taser viene attualmente adottato in diverse città italiane dalla Polizia di Stato, dai Carabinieri, dalla Guardia di Finanza e in alcuni casi dalla polizia locale. Negli anni scorsi altri episodi di questo tipo, seppure rari, si sono già verificati. Quasi un anno fa, nel luglio 2024, a Bolzano la Procura dispose un’inchiesta per accertare le cause della morte di un 42enne in Alto Adige, a seguito di un malore, dopo che i carabinieri avevano usato il taser per fermarlo: l’uomo aveva chiamato lui stesso il 112 ma, in stato confusionale dovuto presumibilmente all’uso di alcol e stupefacenti, si rifiutò poi di far entrare i militari in casa sua, dando in escandescenze per poi lanciarsi dalla finestra. Nonostante la violenta caduta si rialzò e tentò di aggredire i carabinieri. A quel punto i militari usarono il taser per fermarlo: una volta immobilizzato, intervennero i sanitari per poter procedere alle cure ma dopo alcuni minuti il 42enne accusò un malore e morì dopo circa un’ora. Durante i primi esami autoptici non emersero evidenze macroscopiche che potessero far ricondurre il decesso all’utilizzo della pistola elettrica. Un anno prima, nell’agosto 2023, un 35enne con problemi psichiatrici morì proprio a San Giovanni Teatino dopo essere stato raggiunto da una scarica di taser utilizzata dai carabinieri nel tentativo di bloccarlo: il giovane – dopo essere andato in escandescenze – si era diretto verso i binari della ferrovia e per questo i militari avevano tentato di fermarlo.

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