Phisikk du role – Centro, segnali di fumo? La lezione di Battiato

  • Postato il 13 giugno 2025
  • Politica
  • Di Formiche
  • 2 Visualizzazioni

Non bisogna per forza essere stati, in un era glaciale fa, democristiani per comprendere che alla politica italiana manca un baricentro. Battiato parlava di centro di gravità, che in geometria gli equivale, ma il Maestro aveva in testa altre cose tratte dall’insegnamento del mistico e filosofo armeno Gurdjieff che decisamente non pensava al posizionamento di altre democrazie cristiane nella politica italiana. Per buttarla in politica piuttosto che in geometria o in esoterismo, diciamo che l’aria di conflitto senza requie che ha invaso e posseduto la politica italiana dall’inizio della legislatura, probabilmente verrebbe aiutata a rinfrescarsi e a produrre qualche danno di meno se ci fosse un soggetto politico non estremo, sufficientemente autorevole per consenso e classe dirigente, capace di smorzare bollori reciprocamente delegittimanti provenienti dalle aree estreme. Perché non è un belvedere quello della circolazione di pregiudiziali ideologiche antagoniste da sinistra versus destra e viceversa, quando poi le ideologie non ci sono più da un bel pezzo e restano solo gusci vuoti ed estranei, battutacce, borborigmi profondi, litanie imparate pure male e dette a favore di telecamera, voglia di rimozione fisica del nemico ( non dell’avversario) scanditi dai soliti peones nei pastoni dei tiggì.

Argomento antico quello del “centro che non c’è”, ogni tanto di ritorno. In questi ultimi tempi, per esempio, ha fatto discutere la convergenza di Renzi e Calenda sul necessario distinguo dalle venature antisemite che han finito per colorare di antagonismo la manifestazione filopalestinese organizzata a Roma dalla sinistra/sinistra, tramutandosi in occasione per farne un’altra a Milano promossa dai centristi-riformisti che, pur orientandola a sostegno del martoriato popolo di Gaza, denunciano l’aggressività letale del premier Netanyahu senza prestarsi a confusioni col popolo israeliano. Subito dopo si è replicato col voto referendario. I due protagonisti, Calenda e Renzi, hanno detto o fatto dire che la convergenza intorno a temi condivisi non significa che ci sia un mutamento di rotta: il futuro, secondo le dichiarazioni, sarebbe destinato forse a muoversi parallelo ma non ad incrociarsi. Lo dicono gli interessati, dunque sarà così.

Tuttavia abbiamo qualche difficoltà a comprendere dove si situino le divergenze politiche non componibili tra due soggetti che battono le stesse strade ideologico-programmatiche, confluiscono nel medesimo partito europeo (con l’aggiunta di +Europa), fanno opposizione insieme in Italia e faticano a cercare distinguo al cospetto del corpo elettorale che appaiano estranei a pregiudiziali non certificabili sul piano politico-programmatico. Con l’unico effetto di spaventare e spingere dall’area dei votanti altri pezzi di elettorato. Certo, in un tempo in cui declina la forma-partito democratica, quella con gli iscritti e i congressi che scelgono dal basso i capi, primi inter pares e non cesari che cooptano le oligarchie parlamentari con le liste bloccate, può essere che un po’ delle nuove usanze abbia lasciata qualche segno anche dove non avrebbe dovuto.

Ma i “centristi” non potrebbero permettersi un’ omologazione all’andazzo prevalente: scomparirebbero del tutto. E poi c’è la forza della politica a spingere nella direzione di una sintesi per la vasta “terra di mezzo “che sta tra i due poli antagonisti. C’è, certamente, la necessaria convergenza sulla maggioranza dei temi concreti, dalla politica estera, all’economia, alla visione istituzionale, una convergenza che renderebbe più difficile la ricerca delle ragioni di divisione piuttosto che quelle di unità. Ma c’è anche un implacabile meccanismo elettorale che spinge verso una necessaria rappresentazione insieme nei momenti di confronto con le urne: ricordiamo lo spreco del voto europeo, dove i “centristi” che insieme avrebbero raccolto più del 7% di voti, con una rappresentanza di almeno sette seggi, si sono presentati divisi perdendo tutto. Per incidens, ci sarebbe pure l’ineluttabike sconfitta della sinistra/sinistra, senza l’apporto di quel pezzo fondamentale della politica (referendum docket).

In ultimo c’è il filosofo armeno di Battiato a ricordare il senso del “centro di gravità permanente”: diceva Gurdjieff che si tratta di uno dei sette stadi della coscienza umana proiettata verso l’equilibrio perfetto, in cui si è in sintonia con le proprie idee e non si capitola di fronte a quelle degli altri. Appunto.

Autore
Formiche

Potrebbero anche piacerti