Phisikk du role – La famiglia del bosco, il bidet e le cold news 2025
- Postato il 22 dicembre 2025
- Politica
- Di Formiche
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Un anno difficile è passato, senza troppe risorse per la nostra consolazione, sulla scena nazionale ed internazionale. Rimbombi di armi letali, di grugniti dei leader maximi, di borborigmi ricacciati a fatica nelle piccole storie personali. Niente da ridere o da distrarsi, ma troppo da inchiodarci alla cronaca sporca delle guerre che esondano dai tg nelle ore canoniche di pranzo e cena.
Così, anche per divagare dall’estenuazione del presente, i media si sono gettati a peso morto sui cold case nostrani: Garlasco e Orlandi, con bollettini, talk show, siparietti quotidiani su delitti e sparizioni che risalgono dai venti ai 40 anni e passa fa.
Se la carità cristiana fluisse ancora come quando riusciva a farsi largo anche fuori dal circuito dei fedeli, probabilmente ci eviteremmo questa specie di improprio vilipendio delle vittime e delle loro famiglie con le overdose di esposizioni quotidiane. Ma, come si dice, the show mast go on.
Soprattutto quando il palinsesto è scarsuccio. Forse meno disturbante, perché coinvolge persone tutte viventi, ma non meno dilagante, il caso della casa nel bosco, anche per gli aspetti latamente politici che reca con sé. Ormai è una specie di bollettino quotidiano quello che accompagna le posture della famiglia Trevallion, neo-rurali, ex cuoco ed altro lui, lei invece impegnata in attività esoteriche, abitanti in una casa di fortuna autoprodotta nei boschi abruzzesi con i loro tre bambini, tutt’insieme usciti dal nulla il giorno in cui finirono in ospedale per una intossicazione grave da funghi velenosi, rendendosi visibili all’implacabile burocrazia sanitaria italiana, generosa perché accoglie tutti, ma poi vuole sapere chi sono.
Il resto è noto: decisioni dei tribunali, assistenti sociali, evasione scolastica (che i genitori chiamano unschooling), bambini sottratti alla foresta, mezza Italia che si scopre neo-rurale, l’altra metà che condanna, un qualche eccesso di morbosità ed anche una qualche eco dei nuovi cowboys confratelli dei neo-rurali italiani proveniente dalla sterminata provincia americana prototrumpiana.
La questione, scoppiata nella lunga vigilia del referendum sulla giustizia appena partita (“giudici senza cuore che strappano i bambini ai genitori”), resta ancora in pagina per Natale, con alternanze quotidiane di sindaci e albani (Carrisi) che fanno a gara per coccolare questi hippies fuori tempo massimo, sfrattati dal bosco anche per le condizioni igieniche impossibili in cui si sono ridotti.
Se ci è consentito, proprio facendo riferimento all’igiene e ai sanitari, avendo appreso che mancava pure l’acqua calda alla residenza della famiglia Trevallion, come facevano per quelle quotidiane necessità? Vero è che la storia di quell’oggetto di ceramica di forma ovoidale, chiamato alla francese bidet perché ricorda per la postura a cavalcioni un pony (cavallino, bidet, appunto, per i francesi), non è proprio gloriosissima in Francia, nel Regno Unito e in mezza Europa, ma noi siamo in Italia dove, vivaddio, il 98% delle case è dotato del prezioso arnese.
Siamo nel Paese statisticamente più pulito del mondo, grazie alla DC, al governo Moro V che, con il decreto ministeriale del 5 luglio 1975, impose la presenza del bidet nelle nostre abitazioni per poter ottenere la certificazione di abitabilità. E allora, dall’orgoglioso luccichio delle nostre ceramiche sorgerà spontanea la domanda in queste fredde giornate del solstizio d’inverno: ma il casolare in cui Albano vuol ospitare la famiglia del signor Trevallion sarà a posto con le prescrizioni del d.m. del 1975?