Piazze per Gaza, Renzi e Calenda insieme a Milano. A Roma attese 50mila persone al corteo di Pd, M5s e Avs
- Postato il 6 giugno 2025
- Politica
- Di Il Fatto Quotidiano
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Tra appelli alla pace e accuse di ambiguità sull’antisemitismo, Gaza divide le opposizioni. Da una parte Azione e Italia Viva, Calenda e Renzi, che si sono ritrovati con +Europa per la maratona oratoria ‘Due popoli, due Stati, un destino’ al Teatro Parenti di Milano, davanti al quale nella notte erano comparse scritte contro “Israele terrorista”. Dall’altra Pd, M5s e Alleanza Verdi-Si, con i rispettivi leader (Schlein, Conte e Fratoianni-Bonelli), che si uniranno a Roma in un corteo da piazza Vittorio a piazza San Giovanni. Sensibilità diverse che si confrontano a distanza e dividono, oltre che la politica, anche la comunità ebraica.
“Sarebbe stato meglio avere una piazza unica”, ammette Renzi, che dal capoluogo lombardo accusa gli “amici che saranno in piazza a Roma di avere una piattaforma immodificabile, quella delle mozioni programmatiche del dibattito parlamentare”. Per l’ex premier, quindi, “è giusto che ci sia anche un altro luogo”, il Teatro Parenti appunto, dove le bandiere di Israele e Palestina possono stare assieme, perché “il futuro di queste terre è due popoli e due Stati e noi ci crediamo“.
“Avevamo proposto una cosa molto semplice: dire che la manifestazione di Roma non fosse aperta a chi chiedeva la distruzione dello stato di Israele, a chi urla dal Giordano al mare e a chi compie atti contro i cittadini israeliani, in quanto cittadini israeliani. Schlein lo avrebbe fatto”, ha dichiarato Calenda di fronte ad una platea in cui sedevano alcuni riformisti Pd come Picierno, Delrio, Quartapelle, Gori, Madia, Fiano e Fassino, “ma il M5S e Avs vogliono avere tutta per loro questa discussione e lo trovo un po’ avvilente”.
Fuori dal Parenti a criticare l’ex ministro una trentina di manifestanti riuniti in un presidio organizzato dall’associazioneba cui hanno aderito anche alcune persone dell’associazione milanese Pro Israele. ‘Calenda non è mio amico’, ‘Free Gaza from Hamas’, gli striscioni esposti. “Non si può paragonare Netanyahu ad Hamas – sostiene Davide Romano, direttore del Museo della Brigata Ebraica di Milano presente alla protesta -. Calenda purtroppo continua a sbagliare. Netanyahu è un leader democraticamente eletto. Dare sanzioni a Israele vuol dire dare un’arma a Netanyahu per andare in campagna elettorale e vincere una seconda volta. È questo che vuole Calenda?” “Recita in troppe commedie – è l’accusa di Alessandro Litta Modignani, presidente dell’associazione milanese Pro Israele – Dice che è con Israele ma vuole mettere le sanzioni”. Più morbida la posizione di Walker Meghnagi, presidente della Comunità ebraica di Milano, che pur non condividendo del tutto i principi della manifestazione, aveva invitato Renzi e Calenda, che davanti al Parenti si sono stretti la mano, a prendere insieme un caffè. “Le immagini di Gaza fanno male anche a noi, e chi dice il contrario mente sapendo di mentire. Ma finché sarà Hamas a comandare, usando i palestinesi, la situazione resta difficile”, afferma accusando “l’Europa di essere, in questa fase, la grande assente”.
“Abbiamo avuto proteste dei ProPal, abbiamo avuto proteste di chi ritiene che non sia legittimo dire che Netanyahu si deve fermare: protestino – è la replica di Calenda -. Io sono un liberale e intolleranze non le accettiamo. Adesso basta, basta questa guerra, se non lo diciamo noi lo diranno domani a Roma””.
Dal palco della manifestazione romana per Gaza, dove sono attese 50mila persone, si alterneranno un giornalista palestinese e un giovane israeliano obiettore di coscienza, contrario alla guerra di Netanyahu. E poi i giornalisti Rula Jebreal e Gad Lerner, oltre a rappresentanti di associazioni come Acli e Arci. “A Roma manca come tema la minaccia dell’antisemitismo – ha detto la scrittrice Andree Ruth Shammah, direttrice artistica e anima del Parenti – Non bisogna fare confusione tra il governo israeliano e gli israeliani al ristorante”, perché il rischio è quello “di tornare al ‘voi ebrei'”. Ed è, conclude “un momento pericoloso”.
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