Pinuccio Tatarella stratega dell’armonia: visione che porto la Destra al Governo
- Postato il 19 settembre 2025
- Editoriale
- Di Paese Italia Press
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Sx. Pinuccio Tatarella – intervento di Pierfranco Bruni (Taranto 1996)
PIERFRANCO BRUNI
Roma, 19 sett. 2025 – Giuseppe Tatarella, di cui ricorrono i 90 anni dalla nascita, fu il primo vicepresidente del Consiglio di destra nell’era Berlusconi. Ma fu soprattutto il pensatore, lo stratega, l’ideatore di una destra di governo. Oggi si può ben discutere e imbastire qualsiasi discorso si voglia intorno al Governo Meloni, non dimenticando però che l’uomo che spianò la strada ai “reduci” del MSI fu proprio Pinuccio Tatarella.
Capì, dopo una bella e discussa riunione all’interno del Sindacato Libero Scrittori Italiani, nella sede di Roma, diretto da Francesco Grisi, con uomini di cultura soprattutto, che la destra poteva e doveva ottenere di più dall’elettorato moderato e non di sinistra. Quella riunione, a cavallo tra il 1992 e i primi mesi del 1993, prima che Gianfranco Fini corresse per il Campidoglio, lanciò una sfida importante e positiva a tutto il mondo cattolico, tradizionalista, conservatore e non comunista nella fase post-caduta dei Muri e sgretolamento della Prima Repubblica.
Ecco perché Domenico Fisichella coniò, insieme al coinvolgimento del Sindacato, sul “Tempo”, il termine Alleanza Nazionale. Fu lo stesso Fisichella, di formazione monarchica, a essere nominato addirittura Ministro della Cultura del primo Governo Berlusconi, intorno al quale, e con Tatarella soprattutto, si creò il Progetto Cultura della Destra, che partiva dalla Puglia a cominciare dal 1994 e poi messo in pratica nel 1995.

(Taranto 1996)
Tatarella aveva immediatamente, con la sua acuta percezione e intelligenza politico-antropologica e la capacità di comprendere la crisi dei partiti tradizionali, capito che occorreva porsi la questione di allargare lo spazio della destra in un recupero non solo del centrismo ma, in modo particolare, dell’area moderata, che, con la caduta democristiana e socialista, aveva perso ogni riferimento culturale e politico.
Venne definito “Doroteo”. E lo fu con armonia, individuando progettualità e obiettivi. I Dorotei furono una corrente democristiana nella traduzione e conservazione dei valori dentro la società. Costituivano una rappresentanza di valori non dentro il partito, ma dentro la società di quel contesto che, in fondo, si contrapponevano anche alla sinistra democristiana fanfaniana di quella temperie e dossettiana. Ma erano gli anni Cinquanta/Sessanta del secolo scorso.
Attenzione: Doroteo e non Moroteo. Ma Tatarella andò anche oltre. Recuperò, da buon pugliese e meridionale, la visione morotea e sturziana del Mediterraneo proprio da Bari: città degli incontri tra Occidente e Oriente, creando appunto la Piazza Mediterranea per eccellenza.
Non poté non recuperare la cultura dell’umanesimo del napoletano Vico e del liberale Croce. Legò, infatti, il post-umanesimo al liberalismo. Un’operazione rischiosa che non si contrapponeva assolutamente alla sua prima fase ma la integrava, anzi creava un’interazione, con una visione di superamento degli steccati, andando oltre. Infatti, superò persino ciò che era accaduto a Fiuggi, inventandosi “Oltre il Polo”. Mettere insieme doroteismo e moroteismo era il suo vero obiettivo.
Non sono tecnicismi questi. Ma per avere una cognizione di quegli anni e comprendere l’oggi, è necessario valutare una stagione politica strettamente legata alla cultura del dibattito non ideologico soltanto, ma complessivamente sistematico, di una progettualità nel dialogo tra l’intellettuale tradizionale e la politica calata in una società in transizione. Infatti, volle che si discutesse su Gaetano Salvemini e Giuseppe Di Vittorio. Un fatto eccezionale e dirompente, con in mezzo addirittura Antonio Gramsci letto da destra.
Tatarella fu un innovatore, un costruttore di idee e un pacificatore. Il suo punto nevralgico era realizzare un’intesa dialogante tra cultura e politica. Portò la Destra al governo non solo nazionale, ma nelle Regioni, nelle Province — quando erano Province —, nei Comuni.
È un tempo passato? Direi di sì. Ma la sua eredità è vitale, tanto che Giorgia Meloni ha ben compreso la sua lezione. Il suo posizionamento tra destra e centro, accettabile o meno, è una strategia tatarelliana. Ma se la destra di governo vuole restare tale, non può, non deve, non è opportuno dimenticare la lezione del Ministro dell’armonia, ovvero Pinuccio Tatarella. I suoi novant’anni dalla nascita vanno ricordati sul piano storico, politico, culturale.
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Pierfranco Bruni è nato in Calabria.
Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali, presidente del Centro Studi “ Francesco Grisi” e già componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’estero.
Nel 2024 Ospite d’onore per l’Italia per la poesia alla Fiera Internazionale di Francoforte e Rappresentante della cultura italiana alla Fiera del libro di Tunisi.
Incarichi in capo al Ministero della Cultura
• presidente Commissione Capitale italiana città del Libro 2024;
• presidente Comitato Nazionale Celebrazioni centenario Manlio Sgalambro;
• segretario unico comunicazione del Comitato Nazionale Celebrazioni Eleonora Duse.
È inoltre presidente nazionale del progetto “Undulna Eleonora Duse”, presidente e coordinatore scientifico del progetto “Giacomo Casanova 300”.
Ha pubblicato libri di poesia, racconti e romanzi. Si è occupato di letteratura del Novecento con libri su Pavese, Pirandello, Alvaro, Grisi, D’Annunzio, Carlo Levi, Quasimodo, Ungaretti, Cardarelli, Gatto, Penna, Vittorini e la linea narrativa e poetica novecentesca che tratteggia le eredità omeriche e le dimensioni del sacro.
Ha scritto saggi sulle problematiche relative alla cultura poetica della Magna Grecia e, tra l’altro, un libro su Fabrizio De André e il Mediterraneo (“Il cantico del sognatore mediterraneo”, giunto alla terza edizione), nel quale campeggia un percorso sulle matrici letterarie dei cantautori italiani, ovvero sul rapporto tra linguaggio poetico e musica. Un tema che costituisce un modello di ricerca sul quale Bruni lavora da molti anni.
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