Piscine da kolossal: come nasce la magia del cinema a Malta
- Postato il 29 giugno 2025
- Di Panorama
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Alcuni anni dopo l’inizio della convivenza instauratasi sulla Terra tra uomini e dinosauri, come raccontato in Jurassic World: il dominio, la saga di Jurassic Park, iniziata nel 1993, è pronta a tornare con un nuovo inizio. In Jurassic World: la rinascita, dal 2 luglio al cinema, una nuova spedizione torna a Isla Nublar, l’isola dove la clonazione degli animali preistorici è iniziata, nel tentativo di ricavare il Dna dai tre esemplari più giganteschi e pericolosi ancora in vita per sviluppare un farmaco utile all’umanità. Se pensate di avere visto già tutto preparatevi a rimanere sbalorditi perché il nuovo capitolo, diretto da Gareth Edwards e interpretato da Scarlett Johansson, Rupert Friend e Mahershala Ali, proporrà qualcosa di inedito.
Spettacolari sequenze d’azione in mare, in cui l’imbarcazione della spedizione viene attaccata da un mosasauro, un rettile marino lungo 18 metri e pesante fino a 30 tonnellate. Se a realizzare il dinosauro saranno soprattutto gli effetti digitali, la produzione ha dovuto, però, trovare un luogo sicuro dove girare le sequenze a pelo d’acqua e subacquee con attori e stuntman. Per questo è volata fino ai Malta Studios, gli studi di produzione dell’isola, famosi soprattutto perché Ridley Scott vi ha girato due capitoli de Il Gladiatore, ma dove si trovano due delle più grandi piscine all’aperto per il cinema d’Europa.
«Per girare scene marittime non si può andare in mare aperto dove non c’è abbastanza controllo sulla marea», racconta il responsabile degli Studios, «e le nostre immense vasche offrono enormi vantaggi, non solo perché essendo costruite sulla costa permettono di fare riprese in cui la linea d’orizzonte coincide con il mare reale, ma anche perché qui abbiamo una grande esperienza al riguardo».
La prima vasca, che è in grado di contenere 23 milioni di litri d’acqua, infatti è stata costruita addirittura nel lontano 1964 «quando il mare digitale in computer grafica non esisteva, e bisognava girare tutto dal vivo», e dopo essere stata usata per il film Stato d’allarme, ha vissuto un momento di boom quando a seguito de Lo squalo negli anni Settanta sono state girate diverse pellicole simili, come L’orca assassina. «Dopo il fiasco di Blitz nell’oceano nel 1980, il business è calato, ma è tornato a crescere quando Ridley Scott ha ripreso qui L’albatross – Oltre la tempesta nel 1996».
Girare in una vasca di queste dimensioni logisticamente non è facile: «Anzitutto per riempirla ci vogliono 7 ore e 6 per svuotarla, quindi bisogna essere sicuri in anticipo di quale sarà il meteo, per non trovarsi poi con la piscina piena e il brutto tempo che blocchi le riprese, anche se qui non piove quasi mai. Senza contare che usiamo l’acqua del mare, quindi dobbiamo evitare di prenderla nei giorni in cui è particolarmente ricca di roccia calcarea che arriva dalla costa. Inoltre, a seconda di dove il film è ambientato, la produzione può desiderare un colore dell’acqua diverso, più o meno cristallino, e questo richiede una pianificazione attenta: di solito si inizia con l’acqua più pulita possibile e poi la si intorbidisce pian piano, perché fare il contrario è molto complicato».
Il lavoro diventa ancora più arduo quando ci si sposta nell’altra piscina adiacente, costruita più di recente, in grado di contenere 44 milioni di litri d’acqua e per riempire la quale ci vogliono 15 ore (e 12 per svuotarla). «In queste piscine possiamo simulare qualsiasi cosa: tempeste, onde anomale, e altro ancora, grazie a una serie di marchingegni tra cui torri d’acqua, cannoni, macchine per la pioggia. E possiamo posizionare modelli di navi di ogni tipo ed epoca, facendo sembrare che siano a grandezza naturale. La parte più difficile arriva quando bisogna girare riprese subacquee: in questo caso bisogna fare dei test per vedere quanto diminuisce la visibilità man mano che si intorbidisce l’acqua, perché ogni produzione può avere esigenze diverse a riguardo. Per esempio abbiamo girato qui la serie tv Fondazione di Apple Tv, e sott’acqua è stata ricreata una base aliena che doveva essere visibile già a 5 metri, ma anche Last Breath, un thriller con Woody Harrelson, per il quale abbiamo creato varie sequenze subacquee e costruito una sezione di una piattaforma petrolifera». Chi viene ai Malta Studios sa che c’è tutto il necessario per sequenze marittime spettacolari. «L’unico intoppo è dovuto ogni tanto alle navi che passano all’orizzonte e costringono a fermare le riprese per un po’, o alle barche di paparazzi che si appostano per fotografare le star di Hollywood e che dobbiamo mandare via».