Più di cento multe e 28.000 euro di sanzioni, il curioso caso di Asti
- Postato il 17 giugno 2025
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- Di Virgilio.it
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Un tragitto di pochi chilometri, percorso ogni giorno per andare al lavoro, si è trasformato in un incubo da 28.000 euro. Questa è la somma monstre che una guardia giurata residente a Nizza Monferrato, in provincia di Asti, si è vista recapitare in forma di multe, collezionate nel corso di sei mesi. Il motivo? Una lunga serie di infrazioni per eccesso di velocità, immortalate tutte dallo stesso autovelox, nascosto dietro una curva, ben mimetizzato e posizionato — secondo la denuncia dell’automobilista — in modo alquanto furbo.
Una storia che sa di beffa, ma anche di una certa idea di giustizia amministrativa, che negli anni ha trasformato alcuni tratti di strada in trappole perfette per fare cassa. E che, non a caso, ha fatto rapidamente il giro della carta stampata, dove il tema degli autovelox “strategici” è altrettanto discusso.
Sei mesi di lavoro, un autovelox e una valanga di multe
La vicenda risale al 2021, quando l’uomo — che percepisce uno stipendio mensile da 1.100 euro — è stato assegnato, tramite la propria società di vigilanza, a un supermercato di Tortona, in provincia di Alessandria. Un incarico che lo ha portato per circa sei mesi a percorrere ogni giorno la tratta fra casa e posto di lavoro, passando per la frazione di Bazzana di Mombaruzzo. Proprio lì, dietro una curva e nascosto da una siepe — come racconta lui stesso — era piazzato l’autovelox.
Il limite di velocità in quel tratto è di 70 km/h. L’uomo ha raccontato di aver superato il limite di pochi chilometri orari, ma ciò non è bastato a evitargli la stangata. Le prime contravvenzioni sono iniziate ad arrivare fra il 2022 e il 2023, a singhiozzo. Ma il vero colpo è arrivato a dicembre, quando nella cassetta della posta è comparsa una lettera contenente centinaia di multe e una cifra da capogiro: 28.000 euro da pagare.
Una questione di principio, e non solo
Il caso, oltre a generare empatia per la situazione personale dell’uomo, riapre il dibattito sull’uso degli autovelox. Perché, se è vero che la legge va rispettata, è altrettanto vero che una contravvenzione “automatizzata” non dovrebbe mai diventare un boomerang sproporzionato. In questo senso, il Codice della Strada— e il modo in cui è stato spesso applicato dai Comuni — ha generato nel tempo una giungla normativa, dove gli apparecchi per il controllo della velocità diventano spesso strumenti per rimpinguare le casse locali, più che per garantire la sicurezza stradale.
Un paradosso che le nuove norme introdotte questa settimana cercano finalmente di affrontare. Il Governo ha infatti stabilito che gli autovelox non potranno più essere installati senza criteri chiari e senza l’autorizzazione prefettizia, soprattutto su tratti stradali dove l’incidentalità è bassa. Basta radar-trappole, almeno in teoria.
Il ricorso e la speranza
Nel frattempo, la guardia giurata piemontese sta valutando con un avvocato la possibilità di fare ricorso. C’è la speranza di ridurre l’importo, se non di annullarlo in parte. Alcune sentenze passate, infatti, hanno dato ragione agli automobilisti in casi simili, riconoscendo l’assenza di segnaletica adeguata o la posizione ambigua dell’autovelox come elementi invalidanti. Resta una domanda, amara: è giusto che per pochi chilometri orari e un errore ripetuto inconsapevolmente, si arrivi a cifre simili? E quanto serve davvero tutto questo alla sicurezza stradale? Domande, per adesso, senza risposta.