Playoff Mondiali, l’Italia ha pescato bene: cosa sapere sull’Irlanda del Nord e perché poi sarebbe meglio evitare il Galles

  • Postato il 20 novembre 2025
  • Calcio
  • Di Il Fatto Quotidiano
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È andata bene per l’avversario in semifinale (Irlanda del Nord) e nell’eventuale finale (la vincente di GallesBosnia), meno bene per la “location”: in caso di successo nella gara del 26 marzo (quasi sicuramente a Bergamo), l’Italia cinque giorni dopo si giocherà infatti il Mondiale in trasferta, quindi Cardiff o Zenica. Stadi caldi, soprattutto il primo, capaci di caricare a mille la banda di casa, ma per superare le colonne d’Ercole ed evitare la terza bocciatura di fila bisognerà tirar fuori quello che è mancato contro la Norvegia: orgoglio e carattere.

L’urna di Zurigo s’è desta. I sorteggi europei sono passati (anche) per le mani di Marco Materazzi, sorridente quando ha mostrato al mondo il foglietto con la scritta Italy. Sarebbe stato preferibile assistere a questo copione al sorteggio di Washington del 5 dicembre, quando si comporranno i gironi finali del mondiale 2026 (Usa-Canada-Messico), il primo a 48 squadre, ma per la terza volta di fila, la nazionale quattro volte campione iridata dovrà soffrire nella Cayenna dei playoff. Svezia (2017) e Macedonia del Nord (2022) ci condannarono a due eliminazioni inattese: toccare quota 3 farebbe sprofondare definitivamente il nostro calcio.

L’Irlanda del Nord è riemersa dal buio della storia nel 2016, approdando all’Europeo di Francia. L’avventura finì agli ottavi, a Parigi, con il ko di fronte al Galles: decisiva l’autorete di McAuley al 75’. I nordirlandesi lasciarono il segno nel colore, con il coro “Grigg’s on fire”, ispirato dall’ex attaccante del Wigan (e di molte altre squadre), diventato un cult delle tifoserie non solo britanniche, ma dopo l’exploit di nove anni fa, è rientrata nei ranghi. La seconda partecipazione al mondiale risale al 1986. È la più debole delle quattro nazionali del Regno Unito, ma il calcio azzurro non ha bei ricordi legati all’Irlanda del Nord. Il 15 gennaio 1958 ci escluse per la prima volta dal mondiale, superandoci 2-1 nella sfida decisiva di Belfast. Lo 0-0 del 15 novembre 2021 ci spinse invece verso i playoff di Qatar 2022, nei quali affondammo sotto i colpi della Macedonia del Nord.

L’Irlanda del Nord, 69esimo posto nel ranking Fifa, è guidata da Michael O’Neill, lo stesso ct dell’euro 2016. Cinque giocatori sono di stanza in Premier. L’esterno destro Conor Bradley, Liverpool, ha annullato in Champions il brasiliano Vinicius del Real. McNair è un ex promessa del Manchester United che si è perso negli anni. Il portiere, PeacockFarrell, è uno dei punti deboli. Gli altri elementi che militano in Premier sono i difensori Ballard e Hume (Sunderland), il centrocampista Devenny (Crystal Palace, classe 2003) e l’attaccante Marshall (West Ham, un 2004). Nel girone eliminatorio, i nordirlandesi hanno chiuso al terzo posto, dietro Germania e Slovacchia, con 3 vittorie (2 contro Lussemburgo) e 3 ko. Se non li superiamo, dobbiamo davvero andare a nasconderci.

Nell’eventuale finale, meglio la Bosnia di Dzeko rispetto al Galles. Il ranking mondiale è indicativo: Galles 32esimo, Bosnia 71esimo. I Dragoni in casa sono caricati a pallettoni: il 7-1 rifilato alla Macedonia del Nord ha messo in evidenza il centrocampista offensivo del Fulham Wilson (tripletta) e ha ribadito le qualità tecniche di Brennan Johnson (Tottenham). Undici elementi della rosa attuale giocano in Premier, mentre solo uno, Jordan James (Rennes), è impegnato all’estero. Il ct è Craig Bellamy, 46 anni, ex attaccante di buon livello che pur non essendo mai stato condannato, ha un passato di risse (cinque) e di bullismo ai tempi del ruolo di responsabile delle giovanili del Cardiff.

La Bosnia ha partecipato solo al Mondiale 2014 in Brasile. Nella rosa attuale, troviamo gente che ci conosce bene: Dzeko (Fiorentina), Kolasinac (Atalanta, ko per la rottura del crociato), Hadzikadunic (Sampdoria), Muharemovic (Sassuolo). Il ct è Sergej Barbarez, 54 anni, veterano della Bundesliga quando giocava (330 presenze). È nato a Mostar, una delle città martiri della guerra della ex Jugoslavia: a lui, che ha origini croate, serbe e bosniache, gli è già stata dedicata una via. Se porterà la Bosnia al mondiale, lo faranno sindaco.

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