“Pm attacca la separazione delle carriere in aula”: al Csm i consiglieri di destra chiedono provvedimenti. Ma non è vero

  • Postato il 13 giugno 2025
  • Giustizia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Un presunto attacco alla separazione delle carriere pronunciato da un pm durante una requisitoria scatena i laici di centrodestra al Consiglio superiore della magistratura. Ma quell’attacco, si scopre dopo poche ore, non è mai esistito. La singolare vicenda nasce da un articolo pubblicato venerdì dal quotidiano Il Foglio, dal titolo “Le toghe ora attaccano la riforma costituzionale nelle requisitorie”. Nel testo è riportato che il pm di Torino Paolo Toso, durante le conclusioni di un processo a carico di due poliziotti, avrebbe “attaccato” il ddl all’esame del Parlamento con queste parole: “Questo è un caso che rende preoccupante il progetto di separazione delle carriere dei magistrati. È stata l’autonomia di giudizio a permetterci di operare un vaglio critico degli elementi”.

La denuncia del Foglio attira l’attenzione dei consiglieri del Csm scelti dai partiti di maggioranza, che, seguendo una prassi inaugurata da loro stessi nei confronti delle toghe “sgradite”, chiedono l’apertura di una pratica di trasferimento per incompatibilità ambientale e sollecitano l’esercizio dell’azione disciplinare contro il pm torinese, citando le parole riportate dal quotidiano. “La libertà di espressione è un diritto sacrosanto ma non può travalicare il principio costituzionale della separazione dei poteri. Un magistrato non può utilizzare l’aula di tribunale per esprimere giudizi su un progetto di riforma costituzionale in discussione, pena la compromissione della credibilità e dell’indipendenza della funzione giudiziaria”, tuonano Felice Giuffrè, Isabella Bertolini e Daniela Bianchini (FdI), Claudia Eccher (Lega) ed Enrico Aimi (Forza Italia).

Nel pomeriggio, però, un lancio dell’Ansa sgonfia i presupposti dell’iniziativa dei consiglieri. Citando il verbale d’udienza, infatti, l’agenzia di stampa riporta le parole esatte pronunciate da Toso: “È una di quelle indagini che preoccupano il pm, che si trova atti di polizia giudiziaria contraddittori, carenti, sui quali deve esercitare un vaglio critico oggi possibile grazie all’autonomia e indipendenza. Peraltro sono i temi oggetto di attuali discussioni per la cosiddetta separazione delle carriere”. Nessun “attacco”, quindi, ma un inciso dal contenuto neutro sul rapporto tra il caso concreto e il progetto di riforma. Il processo infatti era nato da una denuncia a carico di due giovani per resistenza a pubblico ufficiale e inosservanza dei provvedimenti dell’autorità; le indagini indipendenti, però, hanno convinto la Procura della falsità della versione della Polizia, tanto che i due agenti sono stati accusati di arresto illegale calunnia e falso (per loro sono state chieste condanne rispettivamente a tre anni e tre mesi e a due anni e otto mesi).

Ancor prima del “fact-checking” dell’Ansa, a stigmatizzare la mossa dei laici di centrodestra era stato il consigliere togato Marcello Basilico del gruppo progressista di Area: “Il gruppo di consiglieri laici che ormai rappresenta solo il governo nel Csm non perde occasione per dare in pasto all’opinione pubblica i nomi di magistrati per fare aprire procedure che, sino a oggi, si sono dimostrate infondate per loro stessa ammissione a posteriori, salvo il profilo disciplinare, per il quale l’azione compete però al ministro e al Procuratore generale (della Cassazione, ndr) non certo a loro. Si tratta di iniziative esplorative, che vengono tuttavia pubblicamente annunciate così da danneggiare l’immagine del singolo magistrato e della categoria tutta“, dice. “Da consiglieri che per Costituzione devono difendere innanzi tutto l’autonomia e l’indipendenza della magistratura mi aspetterei di sentire pronunciare più spesso queste parole, anziché quelle di “responsabilità”, “incompatibilità” o “disciplinare”, termini impiegati senza cautela“, aggiunge.

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Il Fatto Quotidiano

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