Pogacar si sente in forma mondiale. Barcellona avverte il Tour: “Niente partenza nel 2026 se c’è l’Israel”
- Postato il 17 settembre 2025
- Di Virgilio.it
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Il mirino l’ha messo sul mondiale, come logica vuole: più di tutto, Tadej Pogacar insegue un altro sogno iridato. Con quella maglia che gli ha calzato a pennello per un anno, e che nelle intenzioni dovrà farlo per altri 12 mesi. Dopotutto Kigali chiama Tadej: il percorso è il più selettivo e duro degli ultimi anni, 267 km per oltre 5.700 metri di dislivello. E in simili condizioni scommettere contro Pogacar è un azzardo per chiunque.
Il ritorno alle corse
Il ritorno alle corsa dopo il quarto Tour messo in bacheca ha lasciato sensazioni contrastanti: male (per i suoi standard) la gara di rientro al GP del Quebec, chiusa al 29esimo posto (peggior piazzamento dal 2021 a oggi), decisamente meglio quanto fatto nella seconda prova, a Montreal, dove ha mostrato un lato meno “cannibale” del solito, decidendo di attendere Brandon McNulty e di concedergli una bella passerella e la vittoria finale.
“A un certo punto ho notato un corridore che mi stava raggiungendo e ho chiesto via radio se fosse Brandon McNulty. Una volta avuta conferma, ho deciso di aspettarlo. Una volta insieme, non c’è stato bisogno di molte parole: si meritava quella vittoria. Ho preferito di gran lunga questo finale, condiviso, rispetto all’arrivo in solitaria dello scorso anno. È stata una giornata fantastica, la squadra è stata fortissima e chiudere in questo modo la trasferta canadese è semplicemente perfetto”.
Anche perché la gamba, a sentire Pogacar, comincia a tornare quella che deve essere. “Ero preoccupato perché la settimana prima non mi ero sentito bene e non avevo potuto prepararmi in altura. La prima gara mi ha ridato morale e fiducia e a Montreal stavo veramente bene. Per questo punto con grande ottimismo al Mondiale: voglio raggiungere l’apice della forma proprio in concomitanza con la gara in Ruanda. So bene che quest’anno sarà più difficile, dato che tutte le nazionali ci attaccheranno, ma proverò a farmi trovare pronto”.
Barcellona avvisa il Tour Israel
Intanto nel mondo del ciclismo si continua a parlare dei fatti accaduti in Spagna durante la Vuelta, funestata dalle proteste dei manifestanti pro Palestina. Barcellona tra un anno ospiterà la Grand Depart del Tour e al riguardo la giunta locale catalana è stata chiara: se sarà consentirà la presenza alla Israel Premier Tech, la città è pronta a rinunciare a ospitare le prime tappe.
“Dobbiamo essere tutti uniti e chiedere a tutte le organizzazioni internazionali, a cominciare dal Comitato Olimpico Internazionale, l’esclusione delle squadre che competono sotto la bandiera israeliana”, ha affermato David Escudé, consigliere comunale della città di Barcellona in quota socialista.
“Così come è stato fatto con la Russia, lo stesso va fatto con Israele dal momento che niente nella vita, neanche lo sport, è neutrale, non possiamo usarlo per mascherare un genocidio”. La Spagna è tra le poche nazioni europee ad aver riconosciuto lo stato palestinese, e dopo l’eco degli scontri tra manifestanti e polizia nel corso dell’ultima Vuelta, che hanno portato all’annullamento di due tappe e all’accorciamento di altre due, vuole evitare il ripetersi di certi episodi.