Ponte di Kerch, perché è importante per Putin: è il simbolo dell’annessione russa della Crimea

  • Postato il 3 giugno 2025
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Non è solo il cordone ombelicale strategico con il territorio russo, essendo l’unica via di terra per i rifornimenti militari alla penisola, ma per Vladimir Putin ha un valore simbolico inestimabile: il Ponte di Kerch, colpito e danneggiato per la terza volta dal 2022 dai servizi segreti di Kiev, è il simbolo dell’annessione della Crimea alla Grande Madre Russia.

Con i suoi 18,1 chilometri è il ponte più lungo della Russia e dell’Europa intera. Attraversa lo stretto di Kerch, ai due lati del quale si estendono da un lato la Russia “storica” e dall’altro la Crimea, tornata sotto il controllo di Mosca nel 2014. Un’infrastruttura talmente importante che per costruirla il regime non ha badato a spese: 3,7 miliardi di dollari d’investimento, soluzioni ingegneristiche all’avanguardia per domare le potenti correnti dello stretto e il fondale melmoso. “Tutta tecnologia russa”, aveva annunciato il presidente della Federazione in persona inaugurandolo il 15 maggio 2018.

Quel giorno lo “zar” aveva guidato un camion della russissima Kamaz per mostrare in favore di telecamere il primo transito della storia sul troncone dedicato al traffico veicolare, terminato con sei mesi di anticipo rispetto alla tabella di marcia e attivo fin dal giorno successivo. Per Putin era stata la realizzazione di “un sogno”, anzi “un miracolo”, che la Russia inseguiva “sin dall’epoca zarista” e riaffiorato con cadenza regolare in tutte le fasi di grandeur del Paese, che fossero gli anni ’30 a trazione staliniana o gli anni ’60 dei successi spaziali di Yuri Gagarin. Montando a bordo del Kamaz, aveva usato proprio “poekhali!” – “pronti via!” in russo – pronunciata dal primo cosmonauta del genere umano prima di volare nello spazio a bordo della Vostok 1.

Non c’è solo il fattore simbolico a fare del ponte di Kerch una struttura di primaria importanza per il regime. Sul piano militare e strategico la struttura è la principale via di transito per gli uomini e i mezzi che dalla Russia vanno in Crimea, e da lì si spostano verso il fronte sud-est. La struttura inoltre è imprescindibile per l’economia della Crimea occupata: senza di essa risulterebbe molto più difficile per Mosca rifornire la penisola di derrate alimentari e beni di prima necessità.

Per questo il ponte rappresenta un obiettivo anche per Kiev. Non è un caso che ad annunciare e rivendicare l’operazione sia stato Vasyl Malyuk, capo dell’SBU. “Dio ama la Trinità e l’SBU porta sempre a termine ciò che ha concepito e non si ripete mai – ha scritto su Telegram dopo l’operazione il responsabile dei servizi segreti ucraini -. In precedenza avevamo colpito il Ponte di Crimea due volte nel 2022 e nel 2023 (l’8 ottobre 2022 un camion era esploso sul ponte scatenando un incendio e nel luglio 2023 due campate vennero distrutte: anche allora Malyuk confermò il coinvolgimento dei servizi speciali di Kiev, ndr). Quindi oggi abbiamo continuato questa tradizione sott’acqua. Nessuna struttura illegale russa può avere posto sul territorio del nostro Stato. Pertanto, il Ponte di Crimea è un obiettivo assolutamente legittimo, soprattutto considerando che il nemico lo ha usato come arteria logistica per rifornire le sue truppe. La Crimea è Ucraina e qualsiasi manifestazione di occupazione riceverà la nostra dura risposta”.

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Il Fatto Quotidiano

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