Ponte Morandi, il pm: “Per Camomilla la sorveglianza era un controllo superficiale”

  • Postato il 21 luglio 2025
  • Cronaca
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ponte morandi in piedi

Genova. L’ingegnere Gabriele Camomilla “era un teorico della sorveglianza globale che di fatto individuava la sorveglianza nel controllo superficiale, limitando gli approfondimenti tecnici, che sarebbero stati lunghi e costosi, ai soli casi in cui era veramente necessario e non nelle situazioni previste dalla legge”.

Lo ha detto il pubblico ministero Marco Airoldi nel corso della requisitoria per il crollo del ponte Morandi. Oggi, i pm hanno iniziato ad analizzare le singole posizioni dei 57 imputati dopo una serie di udienze dedicate all’introduzione generale.

Camomilla è stato direttore centrale delle Manutenzioni per Aspi dagli anni Ottanta al 2005, a parte una piccola parentesi in un’altra struttura.

“Non solo Camomilla si occupa della manutenzione ma degli studi, delle tecniche e degli strumenti – ha detto Airoldi – Tra gli obiettivi del suo ufficio assicurare la sorveglianza e auscultazione delle opere della rete. Camomilla non doveva andare a fare i ‘buchi’ ma da un livello diverso doveva gestire e coordinare l’attività di sorveglianza”.

Con lui si fecero i lavori alla pila 11 negli anni ’90. Un ragionamento come quello dell’ingegnere, secondo l’accusa, “se poteva avere un senso per le opere nuove, non ne aveva alcuno per quelle malate come il ponte Morandi” che aveva problemi di corrosione e difetti di iniezione.

“Rispetto a questi problemi, l’esame superficiale era profondamente insufficiente per non dire quasi inutile. Bisognava capire cosa ci fosse dentro come aveva già detto anche Morandi sin dal 1981″.

E, ancora, l’allora direttore centrale si è occupato “direttamente del viadotto ed è uno di quelli che decisero di non intervenire sulla pila 9, ritenendo che quell’intervento non fosse necessario”.

Autore
Genova24

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