Ponte Morandi, per il pm Aspi e Spea usavano le consulenze esterne come “pezze giustificative”
- Postato il 14 luglio 2025
- Copertina
- Di Genova24
- 1 Visualizzazioni


Genova. Il sostituto procuratore Marco Airoldi nella requisitoria del ponte Morandi ha accusato Aspi e Spea di essersi affidati a società esterne per il monitoraggio del viadotto solo per avere dei controlli di facciata. Secondo l’accusa il concessionario e la controllata hanno chiesto ai consulenti di fare modifiche alle relazioni: “hanno tolto qualcosa e mai a favore della sicurezza”. Il riferimento del pm è in particolare alle consulenze di Cesi, della società Edin e di quella affidata al professor Gentile.
Il pm: “Suggerimenti dei consulenti mai raccolti”
Airoldi ha parlato di un “lavorio continuo” di una “spinta gentile” nei confronti dei consulenti e di due relazioni che evidenziavano problemi rimaste in bozza. Relazioni le cui bozze venivano inviate ad Aspi che suggerivano piccole modifiche nei termini utilizzati. Mentre i suggerimenti dati dai consulenti esterni sono rimasti tali, nessuno li ha raccolti per effettuare ulteriori approfondimenti sullo stato di salute del ponte crollato il 14 agosto 2018, che si è portato via la vita di 43 persone. Secondo l’accusa dunque queste consulenze erano solo una sorta di “pezza giustificativa per creare un’apparenza” di controlli.
La requisitoria sul ponte Morandi “Tanti campanelli d’allarme ripetuti nel tempo”
Eppure ha ribadito questa mattina il pm nella requisitoria per il crollo del ponte Morandi, i campanelli d’allarme erano tanti e ripetuti nel tempo. Oggi il pm si è concentrato sulle prove diagnostiche effettuate negli anni da Aspi e Spea sul viadotto. Dai report, ha detto Airoldi, si evinceva che dalle ispezioni a partire dagli anni Novanta sulle pile si conoscevano i segni di corrosione e degrado della struttura: cavità, iniezioni scarse o inesistenti dei cavi, presenza di ristagni d’acqua. Nel 2009 una relazione certifica che la pila 9, quella che poi crollerà, sta peggio della pila 10. Eppure, questa la tesi dei pm, non si intervenne a dovere per curare un’opera malata. Mentre i controlli veri e propri, sostiene l’accusa, sono stati occasionali e non esaustivi, e le conseguenti relazioni contraddittorie.
La requisitoria, iniziata da meno di un mese, andrà avanti ancora a lungo. Dopo la pausa estiva riprenderà a metà settembre e solo allora si conosceranno le richieste di condanna per i singoli 57 imputati. Poi sarà il turno delle arringhe di parti civili e difensori.